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Come andrà l’economia del Giappone

La banca centrale del Giappone abbassa le previsioni di crescita per l'anno fiscale 2021, ma le alza per il successivo. Sull'economia nazionale pesa la crisi dei microchip e l'indebolimento dello yen. Numeri, stime e scenari

 

Nella sua ultima valutazione trimestrale, la banca centrale giapponese (la Banca del Giappone) stima che la crescita economica del paese per l’anno fiscale che si concluderà a marzo 2022 sarà del 3,4 per cento. È una valutazione più bassa rispetto a quella comunicata lo scorso luglio, del +3,8 per cento.

LE CAUSE

Il motivo dell’abbassamento della previsione della banca centrale è legato alla pandemia di coronavirus che, con le sue perturbazioni all’attività industriale e all’approvvigionamento di componenti, ha costretto le case automobilistiche giapponesi a tagliare i loro livelli produttivi nell’impossibilità di accedere ai semiconduttori (o microchip) per i veicoli.

L’aumento dei contagi in paesi come la Malaysia e il Vietnam ha avuto ripercussioni negative sulla catena dei semiconduttori, causando a sua volta un calo del 30-40 per cento dell’output del settore automobilistico giapponese nel periodo settembre-ottobre. Ci si aspetta, tuttavia, un miglioramento della situazione a novembre.

L’INFLAZIONE

L’annuncio che più ha sorpreso i mercati è stato quello relativo all’inflazione: la banca centrale ha detto di prevedere un’inflazione al consumo dello 0,0 per cento; la stima di luglio era dello 0,6. “Questo”, scrive il Nikkei Asia, “potrebbe alimentare le aspettative che la Banca del Giappone manterrà il suo stimolo monetario, a differenza delle banche centrali come la Federal Reserve americana e la Banca centrale europea”.

COME VA L’ECONOMIA DEL GIAPPONE

L’economia del Giappone sta mostrando diversi segnali positivi. Ad esempio, i consumi sono in ripresa dopo il calo dei contagi da coronavirus del mese scorso, che ha portato alla cessazione dello stato di emergenza il 1 ottobre, per la prima volta in sei mesi. Dal 4 ottobre, inoltre, il paese ha un nuovo primo ministro: Fumio Kishida, del Partito liberaldemocratico (centro-destra): ha promesso un “nuovo capitalismo” maggiormente attento alla redistribuzione, oltre che una politica di spesa espansiva.

Per l’anno fiscale che inizierà ad aprile 2022 la Banca del Giappone prevede una crescita del 2,9 per cento, più alta di quella comunicata a luglio (2,7); l’inflazione al consumo rimane invariata allo 0,9 per cento.

LA LINEA DELLA BANCA CENTRALE

La banca centrale ha deciso di non modificare i propri strumenti monetari. I tassi di interesse a breve termine sono a meno 0,1 per cento, mentre i tassi a lungo termine a circa zero. Proseguirà la linea di credito – introdotta nel marzo 2020, in risposta alla pandemia – sull’acquisto di obbligazioni aziendali, e anche l’offerta di prestiti a zero interessi per un anno alle banche che aiutano le imprese colpite dalla crisi del coronavirus.

Sta anche mantenendo intatta la linea di credito COVID introdotta nel marzo 2000 per prendere misure come l’acquisto di obbligazioni aziendali e carta commerciale, nonché l’offerta di prestiti senza interessi per un anno alle banche che sostengono le imprese colpite dal coronavirus.

Nel mondo, invece, molte banche centrali stanno cominciando a restringere le loro politiche monetarie in risposta all’aumento dell’inflazione, causato dalla scarsità dell’offerta di tutta una serie di prodotti. La Federal Reserve americana dovrebbe ad esempio alzare i tassi il prossimo anno, prima di quanto inizialmente previsto (il 2023); vicino al Giappone, la banca centrale della Corea del sud ha già aumentato i tassi dallo 0,5 allo 0,75 per cento.

La decisione arriva mentre le banche centrali di tutto il mondo iniziano a stringere la politica monetaria in risposta all’aumento dell’inflazione al consumo innescato dalla scarsità dell’offerta globale. La banca centrale della Corea del Sud ha aumentato i tassi allo 0,75% dallo 0,5%, mentre la Nuova Zelanda li ha portati allo 0,5% dallo 0,25%.

COME VA LO YEN

Lo yen, la valuta giapponese, si trova in un momento di forte deprezzamento rispetto al dollaro statunitense: all’inizio di ottobre ha toccato il minimo triennale di 114 yen per un dollaro. C’entra la divergenza delle prospettive sui tassi di interesse tra i due paesi.

Come nota il Nikkei Asia, l’indebolimento dello yen potrebbe tradursi in un aumento del costo dei beni di importazione e delle spese di produzione, andando a complicare la ripresa economica nazionale e le politiche monetarie della banca centrale.

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