Vi ricordate il vecchietto che guida contromano? Sì, lui, il giornalista germanico esperto di economia. Non uno stupido, a differenza dei suoi omologhi italiano e francese, se non altro perché sui social ha saputo darsi una linea editoriale interessante. Parte dai dati, che qualche volta interpreta in modo lievemente impreciso, come qui (quando voleva dimostrarci che tutto il mondo cattivo stava complottando contro la povera Germania), ma altre volte, come oggi, non può che consegnarci nella loro nuda verità:
Come ho cercato più volte di chiarirvi, in questa fase “il malato d’Europa” è la Germania, che ha serie difficoltà a recuperare il livello di reddito pre-crisi pandemica: come mostra il nostro amico, è l’unica grande economia a essere rimasta sotto al livello di partenza (quello pre-crisi).
LA SCEMENZA DEI TIFOSI DELLA GERMANIA
Constato sconsolato l’estrema difficoltà di praticamente tutti voi a uscire dalla dimensione calcistica, da Italia-Germania ai mondiali (o agli europei, o in una delle mille coppe di cui nulla so e nulla voglio sapere, anche considerando come deteriorano il neurone di chi le frequenta…). Sono ugualmente scemi i tifosi della Germania (quelli che “eh, ma che dici, lì si sta comunque meglio, i salari sono comunque più alti, ecc.”), quanto i tifosi dell’Italia (quelli che “finalmente, gli sta bene, ecc.”).
La scemenza dei tifosi della Germania sta nel non vedere come la difficoltà della loro squadra, che non è mai stata la locomotiva d’Europa, sia indicativa di un affanno complessivo del progetto europeo, non tanto e non solo per motivi di ordine economico, quanto per motivi di ordine geopolitico. La bramosia di surplus dell’industria tedesca è un fatto destabilizzante per l’economia mondiale, e quest’ultima reagisce rintuzzandola in modi sempre più efficaci. Ma questa reazione non deve rallegrarci perché, purtroppo, ci coinvolge.
LA SCEMENZA DEI TIFOSI DELL’ITALIA
La scemenza dei tifosi dell’Italia sta nel non capire che quando la Germania è in difficoltà, i suoi governanti sono costretti, per sopravvivere elettoralmente, a scaricare la responsabilità sugli altri Paesi, e conseguentemente a irrigidirsi nelle sedi dei vari negoziati europei. Non c’è quindi niente di rassicurante per noi nel fatto che l’irrazionalità del progetto europeo mieta una vittima così illustre: significa ulteriore intransigenza nel difendere regole irrazionali, significa quindi, in definitiva, una ulteriore cronicizzazione di questa fase di sofferenza.
Ovviamente, si va sempre a cadere sul solito punto: la Germania dovrebbe transitare da un sistema di crescita export-led a un sistema di crescita wage-led. La teoria economica, astrattamente, ci dice che così poi staremmo meglio tutti:
Ma naturalmente l’aumento della quota salari significa una riduzione della quota profitti e quindi potete immaginarvi come andrà: se n’è parlato tanto, qui, dove nessuno ascolta.
Di una cosa però vi pregherei: se vi dico che a noi in questa fase non va poi così male, non scatenatevi in cori da stadio, non citatemi vostro cuggino, non spiegatemi l’economia. Cercate di capire (e magari di aiutarmi a capire) quali siano vantaggi e svantaggi di una situazione simile, perché la situazione è questa (da discutere c’è poco), ma quali ne siano le conseguenze, o più esattamente quale sia il saldo di queste diverse e eterogenee conseguenze (positivo, negativo, nullo), è tutto da valutare e da scoprire.
(Articolo tratto da Goofynomics)