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La crisi economica tedesca è strutturale

In Germania aumentano i fallimenti e accelera il collasso economico. Il punto di Sergio Giraldo

Secondo un’analisi pubblicata la settimana scorsa dall’Istituto Leibniz per la ricerca economica di Halle (IWH), in ottobre il numero delle insolvenze di società di persone e di capitali in Germania è salito a 1.530. Questo è il valore di ottobre più alto degli ultimi 20 anni.

GERMANIA TRA INSOLVENZE E FALLIMENTI

Si tratta di un +17% rispetto al mese di settembre e di un +48% rispetto all’ottobre 2023. Il valore è anche superiore del 66% rispetto al valore medio di ottobre negli anni dal 2016 al 2019, epoca pre-Covid. Dall’ottobre 2004 non si vedeva un numero così alto di fallimenti.

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Arriva l’onda lunga della crisi energetica e dell’inflazione, cui pavlovianamente la BCE ha reagito alzando i tassi di interesse, mandando così alle stelle il costo del debito per le imprese. Per meglio dire: nell’epoca dei tassi a zero, le imprese poco produttive hanno goduto di una sorta di extra-territorialità e sono riuscite a restare a galla nonostante i risultati fiacchi. Questo anche perché i sussidi statali alle imprese hanno fornito ossigeno. Ma finiti i sussidi, appena i tassi di interesse sono saliti, la scarsa redditività è diventata evidente e le insolvenze hanno iniziato a crescere.

I FALLIMENTI NELLE AZIENDE PICCOLE

Questa interpretazione è confermata dal fatto che il numero di dipendenti colpiti dai fallimenti di ottobre delle aziende sono circa 11.000, il che significa che si tratta di aziende piccole, con 7-8 dipendenti in media. Non ci sono cioè, al momento, fallimenti di grandi aziende.

IL RUOLO DEL MERCATO TEDESCO PER L’EXPORT ITALIANO

La Germania rappresenta il primo mercato per l’export italiano, dunque le vicende tedesche toccano da vicino anche l’Italia. Chi esporta molto in Germania e Francia dovrebbe cominciare a considerare seriamente l’idea di diversificare i propri mercati di sbocco.

GLI SCENARI PER GERMANIA E FRANCIA

I due paesi europei avranno davanti a sé diversi anni di difficoltà, caratterizzati anche da instabilità politica. Non solo diversificazione, ma anche una maggiore richiesta di garanzie da clienti di quei paesi e un rafforzamento patrimoniale sono una cautela necessaria, per quanto parziale, per le imprese italiane di fronte alle difficoltà delle due maggiori economie europee.

LA CRISI TEDESCA E’ STRUTTURALE

L’informazione mainstream arriva tardi e non ha ancora metabolizzato il fatto che la crisi tedesca è strutturale e non congiunturale: è il modello export-ed a base di compressione della domanda interna che si sta sgretolando, la congiuntura ha solo messo in evidenza l’intrinseca fragilità di questo modello. Francia e Germania saranno la zavorra dell’eurozona nei prossimi anni: saperlo ed agire adesso può fare la differenza.

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