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L’autunno caldo tra Volkswagen e sindacati minaccia la Germania

La crisi di Volkswagen è un sintomo dello squilibrio generato dal modello export-led tedesco, che sta provocando un ritorno di fiamma che farà esplodere le contraddizioni interne al paese. Il punto di Sergio Giraldo tratto dalla newsletter Out

I sindacati tedeschi hanno annunciato che il management della Volkswagen intende chiudere tre stabilimenti in Germania, ridurre le operazioni in tutti gli altri stabilimenti ed eliminare costi per complessivi 4 miliardi all’anno. Secondo i sindacati sarebbero in pericolo almeno 20.000-30.000 posti di lavoro in tutti gli stabilimenti.

La notizie sui piani dell’azienda si sovrappongono ai negoziati per il rinnovo del contratto collettivo dei dipendenti di Volkswagen, e al rinnovo dei contratti dei metalmeccanici, che in Germania sono circa 3,9 milioni. Sono già minacciati scioperi a partire da novembre.

Il management ha proposto confronti con la concorrenza, mostrando come la Toyota produca due milioni di auto in più di Volkswagen con la metà dei dipendenti. Volkswagen impiega in Germania 120.000 persone e gli stabilimenti sono 10. Gli impianti più colpiti dalle riduzioni di posti di lavoro sarebbero quelli di Wolfsburg, dove lavorano circa 60.000 persone, e di Kassel, 16.500 dipendenti. Chiusura quasi certa degli impianti di Emden e Zwickau. Di fatto, il piano dei tagli è molto più aggressivo di quanto era trapelato sin qui e anche di quanto i sindacati si aspettassero.

Un autunno conflittuale tra lavoratori e industriali in Germania romperebbe quella pace sociale in vigore da decenni nel paese, e la sensazione è che questa volta sarà difficile trovare una soluzione. Anche perché gli impegni finanziari del governo tedesco per il 2025 sono ancora incerti: mancano ancora 9 miliardi di coperture o tagli alla spesa. Molte imprese pubbliche o para-pubbliche, come le ferrovie, sono in conclamato dissesto e da più parti si invoca un cambio delle regole sul freno al debito.

Alla fine, lo squilibrio generato dal modello export-led tedesco, spinto all’eccesso, sta provocando quel ritorno di fiamma che farà esplodere le contraddizioni interne alla Germania. La repressione della domanda interna, la deflazione salariale, i decenni di sotto-investimenti ora presentano il conto. Una classe dirigente, compresa quella sindacale, sarà messa di fronte alle proprie responsabilità.

A fine novembre uscirà il libro autobiografico di Angela Merkel. Chissà, forse in questi giorni gli editor sono affannati per aggiungere un capitolo in extremis, dal titolo “Io non c’entro”.

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