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Imprese

La buona e giusta riforma fiscale che può unire (forse) politica e sindacato

Le “Mille battute” di Giuseppe Sabella, direttore di Think-in, esperto di Industria 4.0 e blogger di Start Magazine, sul cantiere in corso della riforma fiscale Maria Elisabetta Casellati, in qualità di seconda carica dello Stato, è stata la prima a salire al Colle per le Consultazioni. Poche parole, all’insegna della collaborazione tra le forze politiche – cos’altro…

Maria Elisabetta Casellati, in qualità di seconda carica dello Stato, è stata la prima a salire al Colle per le Consultazioni. Poche parole, all’insegna della collaborazione tra le forze politiche – cos’altro poteva dire? – ed elenco delle priorità: riforma fiscale, lavoro e sicurezza.

La questione fiscale può fare da collante in Parlamento. Non solo, anche tra le forze politiche e il sindacato: è sempre più evidente che se si vuol far lievitare il salario bisogna agire sul cuneo fiscale, la contrattazione collettiva in questo momento non ce la fa a crescere il potere d’acquisto dei lavoratori. E poi, non tutto è lavoro dipendente…

Il successo di Lega e M5S si basa anche sulla decisa volontà di migliorare la condizione sociale di chi li ha votati. Ora, qualcuno obietterà che non ci sono i soldi per Flat Tax e reddito di cittadinanza. Vero, ma fino a un certo punto. Per esempio, si può rafforzare il già esistente reddito di inclusione (e cambiargli nome…). Si può, e si deve, fare una riforma fiscale: se non sarà Flat Tax poco importa, ma le possibilità ci sono. Lo ha fatto anche Rajoy in Spagna nel 2014, il costo della riforma fiscale per le casse dello Stato è stato ripagato in due anni dall’aumento dei consumi e dei livelli occupazionali. L’Europa, come già successo nel caso spagnolo, permette di sforare il tetto del 3%: bisogna però impegnarsi con riforme strutturali e, soprattutto, controllo della spesa.

Lo vorranno fare Salvini e Di Maio?

Twitter: @sabella_thinkin

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