Chi ha le basi numeriche sul contagio che consentono di poter pensare di far ripartire del tutto le attività economiche superando il lockdown deciso dal governo? A questa domanda risponde un’unalisi della fondazione Gimbe che sta monitorando l’evoluzione del contagio nelle regioni italiane. Ecco le conclusioni della ricerca.
L’ESEMPIO DELL’UMBRIA
In questo momento solo in Umbria l’epidemia di Covid-19 sembra abbastanza sotto controllo da permettere l’avvio di una cosiddetta fase 2. E’ la conclusione cui è arrivata la Fondazione Gimbe, che ha elaborato un modello, basato sulla prevalenza e sull’incremento percentuale dei casi totali, per mappare e monitorare l’evoluzione del contagio e fornire uno strumento univoco per informare le decisioni di governo e Regioni.
IL MODELLO DELLA FONDAZIONE GIMBE
Il modello ha diviso le regioni italiane in quattro categorie, contrassegnate da un colore diverso a seconda della gravità della situazione. Dall’elaborazione dei dati degli ultimi 7 giorni emerge che gli incrementi percentuali contagi ancora alti in quasi tutte le altre regioni.
LE CONCLUSIONI DELL’ANALISI
“Le regioni del Nord si posizionano quasi tutte nei due quadranti di destra (rosso, giallo) per l’elevata prevalenza, ma presentano diversi valori di incremento percentuale: dal 12,2% di Lombardia ed Emilia-Romagna al 26,4% del Piemonte. Il Friuli-Venezia Giulia si colloca invece nell’area verde – scrive il Gimbe -. Le regioni del Centro si collocano quasi tutte nei due quadranti di sinistra (arancione, verde) con incrementi percentuali che vanno dal 2,2% dell’Umbria al 18,8% del Lazio. Le Marche si collocano invece nell’area gialla. Le regioni del Sud, isole incluse si trovano tutte nel quadrante verde, ad eccezione della Puglia che si posiziona nel quadrante arancione con un incremento percentuale del 18,1%”.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE
Dal grafico risulta che la situazione non è rassicurante, fa notare il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta:”Gli incrementi percentuali negli ultimi 7 giorni sono ancora molto elevati – spiega – anche nelle Regioni che si trovano nel quadrante verde, fatta eccezione per l’Umbria”.
#coronavirus: programmazione della "fase 2" richiede un esplicito approccio scientifico.
Pubblicato modello @GIMBE per mappare e monitorare rischio Regioni in relazione a:
– Prevalenza (casi per 100.000 ab.)
– Incremento % casi (riferito a settimana 12-19 aprile)#Covid_19 pic.twitter.com/KMbaZWKB8L— Nino Cartabellotta (@Cartabellotta) April 20, 2020
LE VARIABILI DA CONSIDERARE
Secondo Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, l’analisi pubblicata oggi “smentisce il frazionamento dell’Italia in nord, centro e sud perché le variabili da tenere in considerazioni sono la ‘prevalenza’, cioè il numero di casi per quell’area geografica, e la velocità di crescita, cioè l’incremento percentuale non giornaliero ma settimanale. La mappa che viene restituita ci fa vedere che la maggior parte delle regioni ha ancora una crescita settimanale dei casi del 5-6%, è una percentuale ancora troppo elevata”.
GLI AUSPICI DI CARTABELLOTTA
Cartabellotta auspica che “queste due settimane prima del 4 maggio bisognerebbe utilizzarle al meglio per scrivere il piano del come altrimenti inseguiamo ipotesi di riapertura non confermate dai numeri. Il lockdown, complessivamente, con i due decreti ha dato buon risultato sugli ospedali, ma sul controllo del contagio siamo ancora indietro e non si riesce a scendere da quel plateau su cui siamo inchiodati da circa due settimane”.
IL CASO LOMBARDIA
“La situazione lombarda non è così allegra. Ci sono province che non teniamo in considerazione perché hanno un numero di casi molto basso come Sondrio, Varese, Como e Mantova, ma hanno percentuali di incremento molto elevate e queste ovviamente rischiano, nelle settimane successive, di aumentare il numero dei casi assoluti, ospedalizzati, e terapie intensive”, ha commentato Cartabellotta,, ospite di 24 Mattino su Radio 24: “Oggi nessuno parla della Valle d’Aosta che ha una ‘prevalenza’ (cioè il numero di casi per quell’area geografica su 100mila abitanti, ndr) di 900 casi per 100mila abitanti, la prevalenza più alta d’Italia”.
I 4 QUADRANTI
“L’analisi indipendente della fondazione Gimbe divide l’Italia in quattro quadranti. Nel quadrante più sicuro ci stanno di fatto tutte le regioni del sud, Sicilia, Campania, Molise e Basilicata, con eccezione della Puglia che sta nel quadrante che comprende l’incremento percentuale superiore” ma anche “Sardegna e Umbria – ha sottolineato il presidente della fondazione Gimbe – La necessità di attendere due settimane è legata al fatto che regioni come Sicilia, Campania e Calabria, in cui la cosiddetta prevalenza è relativamente bassa, cioè 100-200 casi per 100mila abitanti, hanno ancora percentuali di crescita che stanno attorno al 10-15%. Se questo 15% si mantiene e non rallenta, nelle prossime due settimane avremo 250-300 casi per 100mila abitanti”. Insomma, per il presidente della fondazione Gimbe, “bisogna guardare all’evoluzione dell’epidemia in termini di quantità di casi e velocità di aumento perché possono esserci dei nuovi focolai che fanno schizzare in alto una regione o provincia. La raccomandazione fondamentale è a non guardare più il numero assoluto dei casi perché questo potrebbe essere basso ma se il territorio è molto piccolo è evidente che la prevalenza è molto elevata”.