Skip to content

exor

Non solo Iveco: Exor abbandonerà il business dei veicoli per concentrarsi sulla sanità?

Dopo le cessioni di quote di Comau e Ferrari e dopo le crisi di Stellantis e Cnh, l'ipotesi di vendita di Iveco al gruppo indiano Tata è un altro indizio della presunta volontà di Exor di uscire dal business dei veicoli, o quantomeno ridimensionare la sua presenza. Elkann vuole spostare la holding di famiglia sull'healthcare?

Exor, la holding finanziaria controllata dalla famiglia Agnelli, potrebbe vendere Iveco. L’acquirente, stando alle fonti di Reuters, potrebbe essere il gruppo automobilistico indiano Tata Motors.

Tata è la principale casa automobilistica indiana; Iveco, invece, è il più piccolo produttore europeo di veicoli commerciali, preceduto da Volvo, Daimler e Traton. L’offerta di Tata non comprende l’unità Difesa di Iveco, che dovrebbe venire scorporata dal resto della società o venduta – sono state presentate tre offerte di acquisto, pare – entro la fine dell’anno.

I NUMERI (NEGATIVI) DI IVECO

Iveco ha sede a Torino, ha una capitalizzazione di mercato di oltre 4 miliardi di euro e conta 36.000 dipendenti, di cui 14.000 in Italia. Ed è in difficoltà: ha infatti chiuso il primo trimestre del 2025 con ricavi consolidati per 3 miliardi di euro, in calo del 10 per cento rispetto all’anno prima; l’utile netto adjusted è diminuito del 45 per cento, da 153 milioni a 84, mentre i ricavi sono crollati da 137 milioni a 38.

EXOR VUOLE MOLLARE L’AUTOMOTIVE?

Se l’affare con Tata dovesse concretizzarsi, il gruppo indiano acquisirebbe la quota di Exor in Iveco, pari al 27,1 per cento, che garantisce il 43,1 per cento dei diritti di voto. L’impressione è che la famiglia Agnelli intenda abbandonare il business della produzione di veicoli, o quantomeno ridurre la sua presenza, anche considerata la cessione della maggioranza di Comau (automazione industriale per l’automotive), la possibile vendita del marchio di lusso Maserati, i risultati negativi di Cnh Industrial (macchinari per l’agricoltura e le costruzioni) e la crisi generale del gruppo Stellantis.

Exor ha anche venduto il 4 per cento di Ferrari, lo scorso febbraio, riducendo la sua partecipazione al 20,8 per cento ma restandone comunque l’azionista di controllo. Ferrari – recentemente lodata dall’Economist, settimanale britannico sempre di proprietà di Exor – ha una capitalizzazione di mercato di 76 miliardi di euro, che nel comparto automobilistico è superata solo da quelle di Tesla, Toyota e Byd.

LA CRISI DI STELLANTIS

Stellantis è presieduta da John Elkann (l’amministratore delegato di Exor) ed è proprietaria dei marchi Fiat, Chrysler, Citroen, Opel, Peugeot, Lancia e Jeep, tra gli altri. Nel primo semestre di quest’anno il gruppo ha riportato una perdita netta di 2,3 miliardi di euro, un cash flow delle attività industriali negativo per 2,3 miliardi, un flusso di cassa libero industriali in perdita per 3 miliardi e un calo del 6 per cento delle consegne di veicoli.

In Italia Stellantis ha prodotto 221.885 unità tra automobili e veicoli commerciali nella prima metà del 2025, con un calo del 26,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. Le previsioni del sindacato Fim-Cisl dicono che l’anno si chiuderà con circa 440.000 unità prodotte nel nostro paese, molto meno delle 475.090 unità del 2024.

EXOR PUNTA SULLA SANITÀ

L’apparente ritirata di Exor dal settore automobilistico potrebbe venire bilanciata da un ingresso ancora più convinto in quello sanitario. Già nel 2022, peraltro, Elkann scriveva nella lettera agli azionisti di Exor che l’healthcare è “un settore che continuerà a crescere nel corso dei prossimi decenni, per rispondere alle esigenze di una popolazione globale che diventa sempre più anziana […]. In un mondo con una popolazione che cresce e diventa più longeva, si avverte sempre più l’esigenza di ridurre i costi e migliorare la qualità dei sistemi sanitari, creando così interessanti opportunità di impiego del capitale”.

Il veicolo della famiglia Agnelli ha investito nell’Institut Mérieux, holding francese che gestisce diverse società di tecnologie sanitarie come BioMérieux, Mérieux NutriSciences, Transgene e Advanced BioScience: ne possiede il 10 per cento. Detiene poi il 45,2 per cento delle quote di Lifenet Healthcare, gruppo sanitario italiano che possiede strutture ospedaliere, centri ambulatoriali e cliniche oculistiche: è guidato da Nicola Bedin, ex-amministratore delegato del Gruppo Ospedaliero San Donato e dell’Ospedale San Raffaele.

Ma soprattutto Exor ha il 17,5 per cento di Philips, ex-conglomerato olandese dell’elettronica che una decina d’anni fa ha iniziato a concentrarsi sulle tecnologie per la salute, come i macchinari di scansione e i sensori per il monitoraggio dei pazienti.

Torna su