Il gruppo immobiliare cinese Evergrande, gravato da un debito di 305 miliardi di dollari, ha annunciato di aver trovato un accordo per effettuare un pagamento, entro domani, di 232 milioni di yuan (36 milioni di dollari) di interessi sulle obbligazioni domestiche.
La dichiarazione ha calmato un po’ gli animi dei mercati, che guardano con timore alle conseguenze di un ipotetico collasso della società, sebbene Evergrande non abbia detto nulla in merito al pagamento di 83,5 milioni di dollari di interessi sulle obbligazioni (previsto sempre per domani) e a quello di 47,5 milioni della settimana prossima. Il debito di Evergrande è principalmente interno alla Cina.
IL PARAGONE EVERGRANDE-LEHMAN BROTHERS
Si sta discutendo molto del caso Evergrande perché le sorti della società, che rischia il default, sono legate all’economia cinese più ampia, scrive Reuters: dagli investitori nel settore immobiliare alle aziende che si occupano di infrastrutture, la cui domanda di materie prime muove i mercati (come il rame, utilizzato nell’edilizia).
Si stanno inoltre facendo molti paragoni con Lehman Brothers, la grande banca d’investimento statunitense fallita nel 2008 per l’incapacità di sostenere i debiti contratti, la cui bancarotta contribuì alla crisi economica globale nota come “Grande recessione”. Si teme, cioè, che il fallimento di Evergrande si estenda non soltanto all’intero sistema economico-finanziario cinese, ma a quello globale.
RISCHIO DI CONTAGIO IN CINA?
È forse improbabile anche che un ipotetico default di Evergrande possa minacciare la stabilità generale del sistema finanziario cinese. Secondo gli analisti della banca britannica Barclays, ad esempio, le attuali condizioni del mercato sono molto diverse da quelle in cui si verificò il collasso di Lehman Brothers. È quindi improbabile, sostiene la banca, che “anche un grande default” di Evergrande possa diventare “il momento Lehman della Cina”.
Secondo la banca d’investimento americana Citigroup, i livelli di default di Evergrande sono ridotti se paragonati alla grandezza dell’economia cinese, la seconda più vasta al mondo.
COSA PENSA S&P
L’agenzia di rating S&P ha detto di pensare che il settore bancario cinese sia in grado di assorbire un default di Evergrande senza subire un impatto troppo significativo. “Evergrande è piccola in confronto ai prestiti totali delle banche cinesi. L’esposizione diretta a Evergrande del settore bancario appare inoltre ben distribuita” tra vari istituti.
IL REPORT DI T-COMMODITY
T-Commodity, società di consulenza sulle materie prime, pensa che Evergrande sia “troppo grande per fallire” e prevede un intervento del governo cinese per ristrutturare il gruppo, probabilmente scorporando i suoi asset e ripartendoli tra varie aziende di sviluppo immobiliare.
Più che al caso Lehman Brothers, secondo T-Commodity “il collasso di Long-Term Capital Management nel 1998 è un’analogia migliore”. Long-Term Capital Management, una società di servizi di investimento, venne ricapitalizzata attraverso un’operazione di salvataggio (bailout) guidata dalla Federal Reserve, la banca centrale statunitense.
A livello globale, stando al rapporto di T-Commodity, l’impatto più grande della crisi di Evergrande verrà avvertito dai mercati delle materie prime: il rame, in particolare, potrebbe perdere valore vista la minore domanda proveniente dai costruttori cinesi.
COSA HA FATTO LA BANCA CENTRALE CINESE
La Banca popolare cinese, la banca centrale, ha proceduto con un’iniezione di 120 miliardi di yuan (18,6 miliardi di dollari) nel sistema bancario attraverso degli accordi di riacquisto passivo.
Eugene Leow, analista di DBS Bank a Singapore, ha detto a Bloomberg che l’iniezione mira a calmare gli animi dei mercati in merito alle sorti di Evergrande. Ha poi spiegato che, benché le autorità cinesi vogliano razionalizzare il settore immobiliare e “instillare disciplina” negli operatori, vogliono anche “prevenire il contagio” del default della società “nell’economia reale o in altri settori”.
Fonti di Bloomberg hanno detto che lunedì Evergrande non è stata in grado di ripagare gli interessi ad almeno due dei suoi maggiori creditori bancari.