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Leonardo Difesa

Ecco su cosa Leonardo punzecchia la Difesa

Tutte le "potenziali criticità" sollevate da Leonardo in audizione alla Commissione Difesa della Camera nell'ambito dell'esame del Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2023-2025.

La Difesa italiana spende — ancora — troppo all’estero secondo Leonardo.

È una delle criticità, o meglio “aree di miglioramento” individuate da il direttore generale del colosso della difesa e aerospazio italiano, Lorenzo Mariani, in audizione alla Commissione Difesa della Camera, nell’ambito dell’esame del Dppa per il triennio 2023-2025.

“Il Dpp ‘23-’25 fornisce un quadro ampio e robusto degli investimenti programmati ed attesi, con diversi elementi positivi riferibili sia alla numerosità dei programmi sia alla crescita delle competenze (Fondone) e delle disponibilità di cassa” spiega Leonardo.

Bisogna tuttavia sottolineare “alcuni elementi di rischio e criticità” evidenzia l’azienda di Piazza Monte Grappa.

Ecco quali secondo Leonardo.

ANCORA TROPPI FONDI DELLA DIFESA SPESI ALL’ESTERO SECONDO LEONARDO

“È un’eredita della storia della nostra difesa”, esordisce Mariani, a proposito di fondi ancora spesi all’estero.

Come quelli relativi a sistemi d’arma acquisiti da aziende internazionali, cui inoltre non corrispondono adeguati meccanismi di ritorno industriale nonostante la disponibilità di soluzioni prodotte da aziende domestiche (Tanker, Deep Strike Navale, CAEW, JAMMS, ecc.).

“Non c’è nulla di male nell’acquistare del materiale dagli Stati Uniti per esempio, — ha spiegato il dg di Leonardo — l’unica cosa che noi come industria ci permettiamo di dire è che con un’attenta pianificazione associata a una politica industriale che oggi esiste (anche se sempre migliorabile), ci si può pensare prima, si può arrivare con qualche anno di anticipo a capire cosa serve e che l’industria nazionale non ha”.

TRE VIE PERSEGUIBILI

Secondo il dg di Leonardo “Si può fare una scelta ragionata, che può essere: l’industria nazionale la può sviluppare e allora si vedono i costi, oppure non la possiamo sviluppare da soli ma facciamo una collaborazione (che è una vera collaborazione se studiata due anni prima)”.

O ancora, “la terza opzione è che non c’è possibilità, non c’è margine di una collaborazione, allora a quel punto si può procedere con un ritorno di offset, partecipazione minoritaria. Ma anche quest’ultima va studiata: perché se si conclude all’ultimo minuto, alla fine non otteniamo nulla. Si può arrivare a dire anche che in certi casi compriamo direttamente dall’estero, ma almeno è una scelta condivisa, congiunta e non si può pensare che non abbia delle conseguenze”.

In quest’ultimo caso, le forze armate si potrebbero ritrovare “un sistema che hanno difficoltà a mantenere, dove non c’è un partner internazionale che possa essere responsabilizzato, o non ci sono impatti nell’occupazione. Oggi è un buon momento, ma in altri tempi il denaro mandato all’estero può provocare anche una riduzione dell’occupazione in Italia” ha sottolineato Lorenzo Mariani in audizione.

Ecco perché tutto ciò “merita una riflessione. In ogni programma  che vedo dove c’è forte coinvolgimento di industrie estere mi chiederei se è stata fatta un’analisi con l’industria nazionale” ha puntualizzato il dg di Leonardo.

INSUFFICIENTI INVESTIMENTI NELLA CYBER SECURITY

Dopodiché, per Leonardo gli investimenti della Difesa risultano frammentati ed ancora insufficienti nella Cyber Security. “Questo è normale però va rivelato” ha ammesso Lorenzo Mariani. “È partito un trend, il mercato della cyber si muove molto velocemente che nel resto della difesa, di conseguenza anche la reazione dovrebbe essere veloce. Parte della reazione dipende dai fondi che ci mettiamo, non tutto ma parte sì, quindi si tratta di un’area di attenzione”.

D’altronde proprio il dominio cyber sarà uno dei due pilastri (insieme allo spazio) su cui poggerà il nuovo piano industriale di Leonardo in arrivo il prossimo anno, come già anticipato dall’amministratore delegato Roberto Cingolani.

ASSENZA DI PROGRAMMI SPECIFICI NEGLI UNMANNED

Tornando alle criticità rilevate dall’azienda ex Finmeccanica nel Dpp, “Credo si potrebbe fare un po’ di più negli ambiti unmanned. Fino ad oggi le forze armate hanno ragionato soprattutto di sistemi disponibili, l’industria nazionale finora non ha fornito molto” ha constato il direttore generale di Leonardo.

“A seguito del conflitto in Ucraina si è assistito a un’evidenza circa la necessità di disporre di questi velivoli e di saperli gestire” ha sottolineato Mariani.

COPERTURA FINANZIARIA ASSENTI PER DETERMINATI PROGRAMMI

Inoltre, ci sono programmi che mancano ancora della copertura finanziaria, come ad esempio ulteriori Tranche dell’Eurofighter, il Tilt Rotor Nazionale e completamento del finanziamento per il Nees.

L’IMPORTANZA DEL PROGRAMMA EUROFIGHTER

In particolare “L’Eurofighter — ha aggiunto Mariani —per l’industria nazionale della difesa è vita: ci sono aree come Torino Caselle che senza l’Eurofighter avrebbe una crisi importante a livello industriale. Penso che Eurofighter sia la spina dorsale in termini di sistema di tante forze armate, non solo italiana, e ha dato enormi soddisfazioni all’estero come in Kuwait”.

Allo stesso tempo, “Eurofighter è un tema delicatissimo e ha ancora vita in modo complementare e compatibile all’F-35 fino al 2050-2055.Gli inglesi, che hanno un piano storicamente più strutturato per l’Eurofighter, lo stanno manutenendo e facendo crescere ed evolvere perche’ ritengono che sia una macchina efficace e compatibile con l’F35” ha spiegato il direttore generale di Leonardo parlando in audizione alla Commissione Difesa della Camera, in relazione alla produzione del velivolo da combattimento.

FATTORE TEMPISTICHE

Infine, la questione tempo.

Se “le tempistiche di approvazione del Documento” che dovrebbero ricadere al massimo entro giugno, sono tali, si consente la contrattualizzazione di eventuali nuovi programmi nell’anno in corso. “Con il risultato che dall’anno successivo si comincia a fatturare, incassare e magari da quello dopo consegnare”, evidenzia Mariani.

Altrimenti con la approvazione tardiva del Dpp (novembre) rimanda tutto all’anno successivo, “si perde un anno sul lancio di nuovi programmi” ha puntualizzato ancora Mariani.

“Chi aveva scritto originariamente che il Dpp doveva arrivare ad aprile, ha seguito questo ragionamento corretto, tra aprile e giugno non cambia quasi niente. Però non può essere novembre e dicembre. Il  Dpp dovrebbe servire ad alimentare la Legge di Bilancio, invece fatto in parallelo crea potenziali problemi” ha concluso il dg di Leonardo.

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