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Andrea Orcel

Ecco quanto guadagnerà Orcel in Unicredit

Tutti i dettagli sugli emolumenti di Andrea Orcel, neo amministratore delegato di Unicredit. L'articolo di Emanuela Rossi

Assumerà la guida di Unicredit il 15 aprile ma del 57enne romano Andrea Orcel, ex Merrill Lynch ed ex presidente di Ubs, chiamato a sostituire Jean Pierre Mustier, si parla già molto. A tenere banco non solo le possibili scelte di policy, le strategie e gli obiettivi nel risiko bancario ancora in corso ma anche il suo stipendio, fino a 7,5 milioni l’anno. Cifre che lo porteranno molto probabilmente, pur se ancora non sono note le remunerazioni del 2020 dei top manager del credito, a diventare il Paperone fra i banchieri italiani. E ad avvicinarsi a quei 10 milioni che però ha solo pregustato: il Banco Santander glieli promise nel 2018 quale compenso per assumerne la guida ma poi non se ne fece più nulla.

LO STIPENDIO DI ORCEL IN DETTAGLIO

Tra i vari documenti preparati per l’assemblea del gruppo, in programma il 15 aprile prossimo, e pubblicati sul sito www.unicreditgroup.eu ce ne sono alcuni dedicati alla politica di remunerazione. In particolare, grazie alla Relazione sulla remunerazione 2021, si viene a sapere che il prossimo amministratore delegato arriverà a percepire fino a 7,5 milioni l’anno tra 2,5 milioni di retribuzione fissa e 5 milioni di retribuzione variabile che nel primo anno sono però garantiti.

Si scende poi nel dettaglio e si analizza la composizione della parte variabile e si legge che “al fine di favorire l’allineamento degli interessi tra l’a.d. designato e gli azionisti, già nel primo anno nel ruolo, il consiglio di amministrazione ha approvato un award in azioni, che rappresenta l’intera remunerazione variabile per il 2021, pagabile in due tranche, non soggetto a condizioni di performance, malus o claw-back, pur essendo soggetto a requisiti prudenziali minimi al momento del pagamento, permettendogli quindi di essere conforme con le linee guida di gruppo per il possesso azionario”.

Si specifica poi che “la struttura proposta di remunerazione per il 2021 è strettamente legata al primo anno del mandato” mentre dal 2022 ad Orcel “sarà applicato un mix di remunerazione a lungo e a breve termine basato sulla performance”. Nessuna remunerazione è prevista per compensare il nuovo capo “per l’eventuale riduzione o cancellazione di remunerazioni derivanti da precedenti impieghi”. Altra novità per il trattamento di fine rapporto che all’assemblea si proporrà di portare dagli attuali 7,2 milioni a un massimo di 15 milioni “in considerazione del nuovo posizionamento competitivo”.

Il presidente del Comitato remunerazione e vicepresidente di UniCredit, Lamberto Andreotti, ha evidenziato che sia Orcel sia la lista di candidati per il board avranno “l’obiettivo di favorire il successo di UniCredit nel lungo termine e rafforzare le aree in cui possiamo crescere ulteriormente, facendo leva sui punti di forza del nostro gruppo e sui risultati già ottenuti nel corso degli anni”. Andreotti ha poi voluto sottolineare che le politiche di remunerazione di piazza Gae Aulenti “continuano a essere parte integrante della strategia del gruppo. Le pratiche, i piani e i programmi di remunerazione sono disegnati per incentivare adeguatamente, in linea con le prassi di mercato, il raggiungimento degli obiettivi strategici e operativi, assicurando allo stesso tempo un’adeguata gestione del rischio conformemente ai requisiti regolamentari nazionali e internazionali”.

QUANTO GUADAGNAVA IL PREDECESSORE MUSTIER

Orcel prende il posto di Jean Pierre Mustier che si è dimesso lo scorso febbraio e che ha guidato Unicredit per oltre quattro anni. Secondo quanto ricorda La Repubblica il banchiere francese è entrato nel gruppo con uno stipendio composto da una parte fissa di 1,2 milioni e da una parte variabile che nel 2019 è stata di 2,4 milioni. Nel 2020 Mustier ha diminuito del 25% il fisso della retribuzione e ha donato l’intero variabile alla Fondazione Unicredit. Dal documento sulla remunerazione 2021 si ricava che lo scorso anno il “bonus pool” – riservato ai 1.063 “group manager risk takers” ovvero i dipendenti che appartengono al personale rilevante – è sceso 65 milioni (-47%) soprattutto grazie alla rinuncia alla parte variabile dello stipendio da parte dell’ex ad e dei sette top manager con riporto al capoazienda.

QUANTO GUADAGNA ORCEL RISPETTO AD ALTRI BANCHIERI EUROPEI

A fare i conti in tasca ad Orcel, anche in confronto con gli altri colleghi di pari livello, ci hanno pensato La Repubblica e Il Corriere della Sera. Entrambi ricordano che più del manager romano, che negli anni di Merrill Lynch e Ubs ebbe il soprannome di “Ronaldo dei banchieri”, negli ultimi due anni ha guadagnato solo il suo amico Sergio Ermotti, che chiamò Orcel in Ubs, di cui è stato ceo fino a ottobre 2020: Ermotti lo scorso anno ha ricevuto 12 milioni, tra 2,2 milioni di fisso più la parte variabile.

Al livello di Orcel c’è José Antonio Alvarez, vicepresidente e ceo di Santander da cui ha ricevuto lo scorso anno 6,01 milioni e nel 2019 poco più di 8 milioni. Più o meno allo stesso livello si posiziona il banchiere tedesco Christian Sewing, a capo di Deutsche Bank, che ha preso 6,04 milioni nel 2019, e poco sotto l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che nel 2019 ha guadagnato 5,2 milioni (tra fisso e variabile) e di cui a breve si conoscerà la retribuzione per il 2020. Su di essa, informa La Repubblica, dovrebbe essere applicata “una sensibile limatura del compenso variabile”. La stessa cosa, peraltro, potrebbe accadere a diversi altri banchieri, “se non altro per allinearli agli azionisti, che da un anno stanno a bocca asciutta o quasi per il veto della Bce a distribuire dividendi, e tesaurizzare gli utili in vista delle perdite su crediti. Perdite che dopo la pandemia la vigilanza di Francoforte stima fino a 1.000 miliardi di euro nel continente”.

PERCHE’ SU DI LUI PUNTA DEL VECCHIO

Stipendio a parte, di Orcel si parla in queste settimane anche per ipotizzare quali saranno i primi dossier di cui si occuperà.

Di sicuro tiene banco la questione fusione che, se Banco Bpm andrà a nozze con Bper, dovrebbe portare a un asse Milano-Siena. Ovvero a un merger con Montepaschi che però non entusiasma Leonardo Del Vecchio, il quale – secondo il Sole 24 Ore – è uno sponsor di Orcel. E non è detto che l’arrivo del banchiere romano non faccia tornare Unicredit a piazzetta Cuccia a due anni di distanza dall’uscita da Mediobanca. Infatti ora piazza Gae Aulenti “è pronta a cambiare pagina con l’arrivo alla guida del banchiere Andrea Orcel a cui spetta il compito di scegliere l’opzione migliore in termini di sviluppo e aggregazione” e poi “gli assetti di Mediobanca stanno cambiando rapidamente intorno alla posizione sempre più influente della Delfin di Leonardo Del Vecchio, al 13% ma proiettata al 20%, più l’esordiente Francesco Gaetano Caltagirone e i Benetton. L’anello di congiunzione tra Unicredit e Mediobanca è il ruolo del fondatore di Luxottica su entrambi i fronti”.

Occorre ricordare che Del Vecchio è socio di Unicredit con l’1,9%, è l’azionista di maggioranza di Mediobanca e ha il 5% nelle Generali. “In una delle sue primissime uscite pubbliche dopo il blitz nel capitale di piazzetta Cuccia – ricorda il quotidiano confindustriale – ha chiarito in modo netto di sostenere un nuovo piano industriale che non basi i risultati di Mediobanca solo su Generali e Compass, ma progetti un futuro da banca di investimenti”. Insomma, basta con l’attuale sistema Mediobanca “magari a vantaggio di combinazioni in grado di valorizzarne il core business”.

Stanti così le cose, ecco che il ritorno di Unicredit a piazzetta Cuccia non sembra tanto improbabile. Pare inoltre che del progetto si parli in un recente dossier riservato che circola negli ambienti finanziari.

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