skip to Main Content

Beni Artistici Culturali

Ecco perché va misurato l’impatto sociale dei beni artistici culturali

Cosa emerge dall'indagine esplorativa dell’Istituto per la Ricerca sull'Innovazione Trasformativa (Itir) dell'Università di Pavia in collaborazione con Arte Generali, Banca Generali e Deloitte Private sui beni artistici culturali

Molte organizzazioni detengono beni artistici culturali e promuovono iniziative culturali, ma quante di queste ne determinano e tracciano l’impatto sociale ed economico?

I beni sono accessibili al grande pubblico ma solo il 20% delle organizzazioni pubblica sul web informazioni su attività e iniziative. Alta invece la volontà di misurare l’impatto sociale: ben il 74% delle realtà intervistate vuole farlo.

È quanto emerge dai risultati di un’indagine esplorativa dell’ITIR – Università di Pavia – in collaborazione con ARTE Generali, Banca Generali e Deloitte Private.

Dati alla mano sono ancora pochi gli operatori del mondo dell’arte e della cultura che promuovono la misurazione e la rendicontazione di indicatori connessi a fattori ESG legati alla cultura: solo il 38% delle realtà intervistate conosce il framework Culture|2030 dell’UNESCO e solo il 7% lo utilizza. Il 34,5% poi non comunica alcun dato sulla sostenibilità o sulla performance sociale, comprese le informazioni su arte e cultura.

L’INDAGINE CONDOTTA DALL’ITIR DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA

È stata presentata il 30 gennaio l’indagine condotta dall’Istituto per la Ricerca sull’Innovazione Trasformativa (ITIR) – Università di Pavia – in collaborazione con ARTE Generali, Banca Generali e Deloitte Private, sulle organizzazioni che detengono beni artistici culturali o promuovono iniziative culturali come fattori determinanti per la sostenibilità. All’evento sono intervenuti Antonio Calabrò (Musei di Impresa), Maria Ameli (Banca Generali nella foto), Emma Ursich (Generali), Barbara Tagliaferri (Deloitte Italia) e Alberto Toffoletto (ADVANT Nctm), moderati da Marilena Pirrelli, giornalista Il Sole 24 Ore.

Il sondaggio è stato indirizzato a un campione di 236 organizzazioni dislocate principalmente in Italia, Germania e Francia.

COME LE ORGANIZZAZIONI TRACCIANO IL PROPRIO IMPATTO SOCIALE

Siano esse profit o noprofit, lo studio intende comprendere se e come tali organizzazioni gestiscano, misurino e comunichino verso l’esterno il proprio impatto sociale. Il monitoraggio e la rendicontazione degli impatti sono infatti strumenti fondamentali per incrementare il potenziale dell’arte e della cultura nella promozione dello sviluppo sostenibile, e possono supportare le organizzazioni impegnati su questo fronte ad attrarre risorse da stakeholder, investitori e donatori.

IL QUADRO EMERSO

I beni culturali sono accessibili al pubblico e il numero di visitatori è incoraggiante benché ancora limitato. L’analisi condotta sui siti web delle organizzazioni selezionate mostra che solo il 20% si impegna a pubblicare informazioni relative alle proprie attività ed iniziative di gestione dell’arte e culturali, impegnandosi nella comunicazione trasparente delle proprie performance. La distribuzione dei report disponibili al pubblico varia inoltre a seconda del Paese di appartenenza dell’organizzazione.

La Spagna, per esempio, mostra un incoraggiante 41,1% di organizzazioni che pubblicano un proprio report, grazie anche a una forte regolamentazione in materia di reporting. L’Italia, invece, si ferma al 12,5%.

LA METÀ DELLE ORGANIZZAZIONI NON CONSIDERA L’ARTE UN ASSET

Sebbene sia promettente che il 74% degli intervistati sia interessato a misurare il proprio impatto sociale e il 60% il proprio impatto economico, è essenziale aumentare la comprensione e la consapevolezza degli SDGs per aiutare le organizzazioni culturali ad apprezzarne l’importanza. Inoltre, circa la metà delle organizzazioni non consideri l’arte un asset in senso stretto, ecco perché gli esperti intervenuti, commentando la ricerca, sono concordi nel dire che le organizzazioni artistiche e culturali hanno ampi margini di miglioramento.

MIGLIORARE LA GOVERNANCE DELLA CULTURA

La ricerca, inoltre, mette in luce l’esistenza di un’opportunità significativa per ricalibrare i modelli di governance della cultura, le capacità organizzative e le competenze individuali delle persone che operano nel settore, al fine di amplificare gli impatti positivi generati e accrescere la capacità di contribuire allo sviluppo sostenibile.

Infine, l’indagine rappresenta un primo passo di un’osservazione più ampia per monitorare costantemente l’evoluzione dell’analisi d’impatto di arte e cultura, anche in considerazione dei recenti sviluppi normativi europei, partendo dal Green Deal per arrivare alla nuova direttiva 2022/2464 sulla comunicazione societaria di sostenibilità.

Back To Top