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Bce

Ecco le prossime mosse della Bce

Bce: rialzo di 25bp, ma il tono resta hawkish. Il commento a cura di Martina Daga, Junior Macro Economist, AcomeA SGR

La Bce ha deciso di alzare di 25bp i tassi di riferimento alla riunione di politica monetaria di ieri, segnando un rallentamento del ritmo dei rialzi dai precedenti 50bp, e portando così il depost rate al 3.25%, il refinancing rate al 3.75% e il marginal lending facility rate al 4%. Dall’inizio del ciclo dei rialzi a luglio dello scorso anno, la Bce ha alzato i tassi complessivamente di 375bp. La forward guidance è chiara sul fatto che ancora il ciclo dei rialzi non è arrivato ad un termine e che le future decisioni rimarranno completamente dipendenti dai dati. Rimane la propensione a futuri aumenti, il comunicato stampa riporta infatti che le future decisioni garantiranno che i tassi arrivino ad un livello sufficientemente restrittivo per garantire il ritorno al target dell’inflazione.

LA POLITICA MONETARIA RESTRITTIVA OLTRE L’AUMENTO DEI TASSI

È stata puntata l’attenzione sul principale strumento accessorio, rispetto al rialzo dei tassi di riferimento, nella politica monetaria restrittiva, il Quantative Tightening. È stato segnalato che a partire da luglio 2023 verranno fermati i reinvestimenti dei titoli in scadenza dell’APP. Fino a fine giugno, infatti, la Bce si era già impegnata a non reinvestire un ammontare in media pari a euro 15 bn/mese dei titoli in scadenza del programma APP, oggi è stato comunicato che la misura verrà irrigidita nella seconda parte dell’anno.  La Bce ha deciso di comunicare la decisione sul futuro del QT già ora in modo da rendere il suo sviluppo prevedibile. Per il momento rimane invece massima flessibilità del PEPP almeno fino alla fine del 2024.

LO SCENARIO MACROECONOMICO ANCORA TROPPO FORTE

Il livello di crescita dei prezzi nell’area Euro rimane ancora molto sostenuto e il dato flash dell’indicatore di inflazione armonizzato dell’area Euro del mese di aprile lo conferma. Il momentum della crescita è ancora molto forte, con l’inflazione core sostenuta principalmente dalla crescita del prezzo dei servizi, su cui hanno un peso rilevante le dinamiche salariali. Il mercato del lavoro in Eurozona è stato definito ancora troppo forte durante la conferenza stampa, con il tasso di disoccupazione del mese di marzo che ha raggiunto il minimo storico, pari a 6.5%. Le dinamiche salariali sono al rialzo, spinte dalla richiesta dei lavoratori di compensazione di fronte alla perdita di potere di acquisto.

In questo contesto, le aspettative di inflazione rimangono ancorate al target, il sondaggio condotto tra i consumatori indica che le attese sono per un valore di inflazione pari al 2.4% in tre anni, al ribasso rispetto al picco del 3% raggiunto a dicembre.

Il Bank Lending Survey pubblicato dalla Bce il 2 maggio, sulle condizioni creditizie condotto tra gli istituti bancari dell’area Euro, segnala un movimento nella giusta direzione, mostrando che il meccanismo di trasmissione della politica monetaria si sia rafforzato nel primo trimestre dell’anno. Il sondaggio segnala un ulteriore inasprimento degli standard per la concessione di credito, in linea con il trimestre precedente e, di particolare rilevanza, che la domanda di credito da parte delle imprese è crollata ulteriormente, principalmente a causa dell’alto livello dei tassi di interesse. Questi sviluppi sono stati commentati molto positivamente durante la conferenza stampa, a segnalare l’efficacia del meccanismo di trasmissione di politica monetaria tramite il canale bancario.

Il livello dei tassi raggiunto è sufficientemente restrittivo? Ancora no: durante la conferenza stampa Lagarde ha sottolineato che la strada da percorrere per riportare l’inflazione al 2% è ancora lunga e che la Bce non è ancora pronta a fermarsi. Il contesto macroeconomico è ancora molto forte, il che costringe la Bce a mantenere ancora un tono hawkish.

 

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