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Mps

Ecco il piano choc di Mediobanca e Bastianini per Mps (pro Unicredit?)

Che cosa prevede il nuovo piano industriale di Mps messo a punto dall’amministratore delegato Guido Bastianini con i consulenti di Oliver Wyman e Mediobanca. Tutti i dettagli (esuberi compresi) e le proteste dei sindacati ("pronti a scendere in piazza", dice Sileoni della Fabi

 

Tensioni e incertezze sul futuro di Mps, ecco tutti i dettagli.

IL PIANO DI MEDIOBANCA PER MPS

Tremila esuberi e un rafforzamento patrimoniale da 2-2,5 miliardi a servizio del nuovo piano industriale. Sono questi i numeri attesi dal consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena di oggi, chiamato a esaminare il piano strategico al 2025 messo a punto dall’amministratore delegato Guido Bastianini con i consulenti di Oliver Wyman e Mediobanca.

CHE COSA PREVEDE IL NUOVO PIANO DI MPS

Il piano definirà il fabbisogno di capitale di Mps, destinato a scendere sotto i minimi fissati dalla Bce a causa del deconsolidamento degli npl, degli accantonamenti legali, degli effetti del Covid e delle misure di ristrutturazione e di riduzione dei costi, necessarie per rendere sostenibile il conto economico di Rocca Salimbeni.

AUMENTO DI CAPITALE PER MPS E NON SOLO

Il piano deve definire il fabbisogno di capitale di Mps, destinato a scendere sotto i minimi fissati dalla Bce a causa del deconsolidamento dei crediti in sofferenza (npl), degli accantonamenti legali, degli effetti del Covid e delle misure di ristrutturazione e di riduzione dei costi necessarie per rendere sostenibile il conto economico.

IL RUOLO DI UNICREDIT E IL PIANO DI MPS

L’accelerazione potrebbe prevedere, secondo indiscrezioni sindacali, tre mila esuberi netti: quattromila uscite e mille assunzioni. E dovrà confrontarsi con le spinte del Tesoro e della Bce per un’aggregazione. Unicredit continua a essere considerata dagli addetti ai lavori e anche dai sindacati – specie dopo la nomina a consigliere di Pier Carlo Padoan destinato alla presidenza del gruppo e la prossima uscita di scena di Mustier – la banca che per volontà del Tesoro comprerà Mps.

I SUBBUGLI SU MPS

Ma “contro la fusione con Unicredit si sono schierati nei giorni scorsi 5Stelle e una parte del Pd, che chiedono al Tesoro di rinviare l’uscita dal capitale, fissata al 2021. Ma hanno alzato le barricate anche i sindacati allarmati per gli impatti occupazionali che potrebbe avere la fusione. Preoccupazioni che riguardano dunque anche il piano industriale”, ricorda oggi il Corriere della Sera.

LE PROTESTE DELLA FABI

“Noi siamo pronti a scendere in piazza se la situazione non si chiarirà al più presto, partendo dalla tutela dei posti di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori bancari”, ha dichiarato il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, che attacca i “partiti che a parole si battono contro l’integrazione di Mps in Unicredit ma nei fatti assisteranno senza alzare un dito”.

LE PAROLE DI SILEONI

“Non possiamo più tollerare che le istituzioni, ad ogni livello, diano sistematicamente per scontato che qualunque ipotesi di soluzioni ai problemi di Mps debba essere accettata, dal sindacato, a scatola chiusa, senza contraddittorio utilizzando, come minaccia una volta le richieste della Bce o in alternativa la difficile situazione economica del paese”, ha aggiunto  Sileoni: “Così come appare grottesco – aggiunge – il solito piagnisteo di alcuni partiti che a parole si battono contro l’integrazione di Mps in Unicredit ma nei fatti assisteranno senza alzare un dito”.

MODELLO UNIPOL-BPER?

“Siamo assolutamente contrari ad una privatizzazione in tempi stretti perché avrebbe riflessi negativi tanto sull’occupazione che sulle finanze pubbliche” ha affermato Riccardo Colombani della First Cisl, che chiede al Tesoro di versare i 2,5 miliardi dell’aumento e disinnescare i 10 miliardi di contenzioso legale – il Mef starebbe lavorando a una garanzia di Fintecna – “per poi affidare il rilancio di Siena alle Generali, in una sorta di replica dell’operazione Unipol-Bper”, scrive l’Ansa.

I NUMERI DI BORZI SUL FATTO QUOTIDIANO

“Terzo piano industriale in otto anni per Mps, quello presentato oggi dall’ad Bastianini – ha sottolineato Nicola Borzi del Fatto Quotidiano – Terzo giro di esuberi, dopo gli 8.500 del piano Viola del 2012 e i 1.400 di quello Morelli del 2016. Intanto il Monte dei Paschi di Siena (Mps) è l’ombra di ciò che fu: in otto anni i dipendenti sono calati di un quarto a poco più di 22mila, i costi del personale del 28% a 1,43 miliardi di fine 2019, le filiali dimezzate da 2.671 a 1.421. Conseguenza del calo dei clienti, scesi da 6 a 4,4 milioni (-27%), e degli attivi, crollati del 35% da 219 a 142 miliardi”.

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