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Classe Dirigente

Ecco il Meloni-pensiero su Mps, Poste, Fs, banche, Cina, lobbisti e Mes

Che cosa ha detto Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa su Mps, Poste, Fs, banche, Cina, lobbisti, Mes e non solo

 

Nell’aula dei gruppi parlamentati si è svolta la tanto attesa conferenza di fine anno della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Una conferenza fiume nella quale la premier ha affrontato numerosi argomenti politici ed economici, dalle privatizzazioni alla tassazione degli extraprofitti, dalle elezioni del parlamento europeo alla riforma costituzionale.

CONFERENZA STAMPA PREMIER MELONI: LA PROTESTA DEL FNSI

La conferenza stampa inizia con la condivisione, da parte del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, della protesta dei giornalisti della Fnsi che hanno disertato la conferenza in forma di protesta contro “l’approvazione di un emendamento che rischia di far calare il sipario sull’informazione in materia giudiziaria”. La Premier non ha criticato la legge, anzi: “Questa norma è frutto di un emendamento parlamentare, cha arriva da esponente dell’opposizione, non è una iniziativa del governo, anche se il governo l’ha approvata – ha detto Meloni -. Mi pare una norma di equilibrio tra diritto di informare e non ritrovarsi sul giornale”.

LA MANCATA RATIFICA DEL MES

Alla premier è stata posta una domanda sulla revisione del Patto di Stabilità, sulla mancata approvazione da parte dell’Italia del Mes e sulla eventuale relazione tra queste due decisioni. “Non credo che il tema della mancata ratifica del Mes vada letto in relazione ai risultati del Patto di stabilità – ha detto -. Io sono soddisfatta delle condizioni raggiunte sul Patto, certo non è quello che avrei voluto ma è quello che emerge da una sintesi”. La premier ha ribadito che “quello che potevo fare – e che ho fatto – è rimettermi all’Aula che lo ha bocciato perché non c’è mai stata una maggioranza in Parlamento per ratificare la modifica del Trattato”. Il capo del governo ha poi puntato il dito contro il governo Conte responsabile di aver sottoscritto “la modifica del Mes, sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento per ratificare questa modifica” e ha aggiunto che tale atteggiamento “ha messo l’Italia in una posizione oggettivamente difficoltà”.

LA TASSAZIONE SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE

Meloni ha risposto anche una domanda sulla tassazione degli extraprofitti delle banche varata e poi ridimensionata. “Mi fa sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di fare una tassazione sulle banche siano quelli che quando erano al governo dalle banche hanno preferito fare, diciamo, regali miliardari – ha detto -. Vale per il Pd, con i famosi “decreti salva banche”, vale per il Movimento 5 Stelle che è stato cintura nera di aiuti alle banche. Ricordo il famoso decreto dei 400 miliardi della cosiddetta potenza di fuoco con il quale si trasformavano dei prestiti che le banche avevano già erogato in prestiti garantiti dallo Stato italiano. Potrei citare l’obbligo di pos, addirittura tra gli obiettivi necessari a poter prendere i soldi del Pnrr”. Il capo del governo ha difeso la norma, anche nella forma ridimensionata. “Per lo Stato è un’operazione win – win, a noi non toglie niente, non c’era un intento punitivo da parte del governo. Lo rivendico e penso che si debba riconoscere il coraggio di chi, a differenza di tutti gli altri, ha avuto il coraggio della tassazione “. In sede di conversione “nessuno ha tolto questa tassa, ma c’è stata l’aggiunta della possibilità, in alternativa del versamento immediato, di accantonare un importo pari ad almeno due volte e mezzo l’ammontare della tassazione in una riserva non distribuibile. Vuol dire che quei soldi non possono andare a dividendi degli azionisti e compensi del manager. Ciò comporta che aumentando le risorse, aumenterà anche il credito ai cittadini”. Tutto ciò, ha sottolineato Meloni, “comporta anche che nel medio periodo molte di quelle banche pagheranno più tasse che con la tassazione degli extra profitti”.

MIGRANTI E PIANO MATTEI

Uno dei cavalli di battaglia del governo Meloni è il cosiddetto “Piano Mattei”, un piano di sviluppo economico per il continente africano. “Quello che secondo me va fatto in Africa non è la carità, è costruire rapporti di cooperazione seri, strategici, da pari a pari e non predatori”. Bisogna “difendere il diritto a non dover migrare prima del diritto a poter migrare, e questo si fa con gli investimenti e una strategia – ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni -. Il piano Mattei costruisce questa idea: il mio obiettivo è che diventi un modello anche per altri paesi europei e occidentali, perché possano aggregarsi”. Il Piano Mattei sarà “un lavoro al centro del G7. Non ci stiamo rendendo conto di quanto sta accadendo lì, un continente ricco di materie prime ma altamente instabile”.

LE ELEZIONI EUROPEE E LA FUTURA MAGGIORANZA EUROPEA

A Meloni è stato poi chiesto se abbia intenzione di candidarsi alle prossime elezioni parlamentati europee. La risposta è stata affermativa sebbene, in caso si esito positivo, non andrà ad occupare lo scranno europeo. “Secondo me è giusto misurarsi con il consenso dei cittadini. E non è una presa in giro dei cittadini, perché i cittadini che ti votano lo sanno che poi non andrai in Europa, ma se vogliono confermarti il tuo consenso, anche questa è democrazia – ha detto la premier -. Penso anche che diciamo una mia eventuale candidatura potrebbe portare anche altri leader a fare la stessa scelta. Penso che anche per l’opposizione potrebbe diventare un test di altissimo livello. Quindi, un test democratico molto interessante. Devo solo valutare se una mia eventuale candidatura toglierebbe tempo al mio lavoro di Presidente del Consiglio, più del tempo che chiaramente sarà comunque necessario per fare la campagna elettorale delle elezioni europee”. Meloni ha anche ribadito la sua indisponibilità a un accordo con la sinistra europea: “Per quello che riguarda il tema della cosiddetta maggioranza: io non sono mai stata disponibile a fare un’alleanza parlamentare con la sinistra – ha detto la Premier -. Non l’ho fatto in Italia, non lo farei in Europa e questa rimane la mia posizione. Chiaramente un ragionamento diverso va fatto per il tema della Commissione”.

“NON RESTERÀ INASCOLTATO L’APPELLO DEL PRESIDENTE MATTARELLA SUI LAVORATORI AMBULANTI”

Alal presidente del Consiglio è stata posta una domanda in relazione all’appello del Presidente Mattarella sui lavoratori ambulanti. “Ho letto con attenzione la lettera di Mattarella e il suo appello non rimarrà inascoltato – ha detto Giorgia Meloni -. Sugli ambulanti l’intervento si è reso necessario per uniformare il trattamento che alcuni beneficiari avevano avuto di 12 anni nel 2020 con altri operatori che, soprattutto per difficoltà dei Comuni, non ne avevano beneficiato. Queste aziende vanno diminuendo e gli spazi aumentano. L’appello del Presidente non rimarrà inascoltato, valuteremo con gli altri partiti di maggioranza e con i ministri interessati un intervento chiarificatore”. La Premier è intervenuta anche sui balneari. “Per quanto riguarda i balneari, il governo per la prima volta ha iniziato un lavoro mai fatto prima con la mappatura, per verificare il principio della scarsità del bene, richiesto per applicare la Bolkenstein – ha detto la Premier Meloni -. Curiosamente in tutti gli anni nessuno ha ritenuto di farlo. Noi abbiamo proceduto celermente, ora l’obiettivo è una norma di riordino che consenta di intervenire sulla attuale giungla, in un confronto con la Commissione europea e con gli operatori, per evitare l’infrazione e per dare certezza della norma che consenta di superare le difficoltà per gli operatori e gli Enti locali”.

IL MELONI-PENSIERO SU MPS, FERROVIE, POSTE ITALIANE E PRIVATIZZAZIONI

Il serrato confronto tra Meloni e i giornalisti ha riguardato anche il tema delle privatizzazioni. “Nella Nadef abbiamo stabilito l’obiettivo di 20 miliardi di privatizzazioni nel triennio 2024-2026, il che vuol dire, in buona sostanza, un punto di Pil in tre anni. Voglio anche dire che l’impostazione mia e di questo governo in tema di privatizzazione è lontana anni luce da quello che a volte abbiamo visto accadere in passato, dove per privatizzazioni si intendevano regali miliardari a fortunati imprenditori ben inseriti – ha detto l-. Non è questa la mia idea di cosa si intenda per privatizzazioni. La mia idea di cosa si intende per privatizzazione è ridurre la presenza dello Stato, dove la presenza dello Stato non è necessaria. E riaffermare la presenza dello Stato, dove invece la presenza dello Stato è necessaria e questo chiaramente può riguardare sicuramente il tema della riduzione delle quote di partecipazione statale, che non riduce controllo pubblico”. Meloni ha poi elencato alcune delle aziende destinatarie di privatizzazioni o di ulteriori privatizzazioni. “Questo potrebbe essere il caso di Poste. Penso ci sia la possibilità di fare entrare i privati in società che oggi sono interamente di controllo pubblico, ed è il caso di Ferrovie. Sulla tempistica questo richiede una serie di passaggi abbastanza lunghi – ha aggiunto -. Penso che abbiamo dato un bel segnale su Mps. Abbiamo parlato per anni di come lo Stato metteva i soldi e con la nostra iniziativa bene o male alcune di queste risorse sono rientrate. Lo considero un bel segnale”

LE RIFORME ISTITUZIONALI: DAL PREMIERATO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Meloni ha risposto anche a domande in merito alle riforme istituzionali, dalla riforma costituzionale sulla forma di governo all’introduzione dell’autonomia differenziata. “Il referendum non è su di me, perché io sono il presente di questa Nazione, il referendum è sul futuro di questa Nazione; e quello su cui gli italiani devono scegliere e votare è che futuro vogliono per questa Nazione al netto del percorso di questo Governo e della sottoscritta – ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni –. È una riforma di cui vado fiera. Spero che si possa avere una maggioranza parlamentare, non sono molto ottimista, sarò franca. Se non ci sarà, lo chiederemo agli italiani. Ma non è un referendum sul Governo o su Meloni ma su cosa viene dopo”.

GIORGIA MELONI: “LE ACCUSE DI TELEMELONI SONO INFONDATE”

Il capo del governo e di Fratelli d’Italia ha risposto a una domanda sulla Rai “targata Meloni”: “Sono stata all’opposizione gran parte della mia vita, durante il governo Draghi l’unica opposizione non era presente nel Cda e non ho sentito parlare di regime. Le accuse di TeleMeloni da una sinistra che con il 18% dei consensi esprimeva il 70% delle posizioni in Rai non stanno in piedi, semmai stiamo facendo un riequilibrio rispetto a quegli anni – ha detto MelonI -. La Rai è la principale azienda culturale italiana, con molti pregi e molti difetti, non mi pare venissimo da una straordinaria età dell’oro, nonostante quel che dice l’opposizione. Molto si può fare per migliorare il servizio, migliorare il pluralismo, limitare gli sprechi. È stato ridotto il pesante indebitamento ereditato dalle gestioni precedenti. Sugli ascolti dobbiamo sapere che la Rai fa servizio pubblico, e il palinsesto estivo non l’ha fatto questa governance ma la precedente”.

APPALTI ANAS: “CON IL NOSTRO GOVERNO GLI AFFARISTI NON STANNO PASSANDO UN BUON MOMENTO”

Un tema molto scomodo che la Premier ha affrontato è quello dello “scandalo” degli appalti ANAS, una fitta rete di consulenze e appalti pubblici banditi dall’ANAS al centro della indagine avviata dai pm di Roma e che ha portato ai domiciliari Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare di Forza Italia Denis e fratello della compagna del vicepremier Matteo Salvini. L’ipotesi della procura di Roma è di corruzione e turbata libertà degli incanti. “”Penso che sulla questione bisogna attendere il lavoro della Magistratura, gli sviluppi, se necessario commentare quelli e non i teoremi. Da quello che ho letto le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, Salvini non è chiamato in causa e ritengo che non debba intervenire in Aula su questa materia – ha detto la presidente del Consiglio Meloni -. L’unica tessera di partito che Tommaso Verdini ha preso è stata quella del Pd, ma nessuno ha chiamato in causa il Pd su questa materia. Non mi risulta di essere mai stata una persona su questo comprensiva, mi pare che con questo governo lobbisti e affaristi stiano passando un buon momento. E non escludo che quello che avviene sia figlia di questa dinamica. Non mi pare che Salvini sia stato chiamato in causa nei documenti che ho letto”.

GIORGIA MELONI: “CONVINTA DELLA DECISIONE DI INTERROMPERE LA VIA DELLA SETA”

Nell’ambito della politica estera la Premier ha discusso dell’uscita del nostro paese dalla “Via della Seta” inaugurata dal governo Conte. “Sulla Via della Seta ho preso la decisione che ho preso per coerenza con quello che ho sempre pensato, unico paese, l’Italia, del G7 a far parte della Via della Seta. A maggior ragione sono convinta di questa decisione sulla base dei risultati arrivati; qualche dato può essere utile guardando allo scambio commerciale tra i due paese. A suo tempo si disse che l’intesa avrebbe comportato un riequilibrio tra i due paesi; i dati dicono che il saldo della bilancia commerciale dal 2019 ad oggi è diventato sempre più sfavorevole per l’Italia, passando da meno 18 mld nel 2019 a meno 41,44 mld di ora, ovvero l’adesione alla Via della Seta non è servita a riequilibrare importazioni ed esportazioni ma è servita a far entrare in Italia molti più prodotti cinesi – ha detto la Premier -. Inoltre si garantiva la massima reciprocità che non c’è e lo dice la Commissione europea, e gli investimenti diretti cinesi in Italia sono passati da 657 mln del 2019 a 140 nel 2022, in compenso gli investimenti italiani in Cina sono passati da 672 mln nel 2019 ad oltre un miliardo e cento. Secondo me non era una scelta politicamente giusta ma è stata anche una scelta economicamente inefficace”. Ma quello con la Cina non è un dialogo che si interrompe. “Credo si debbano rilanciare gli accordi con la Cina – ha aggiunto la Premier Meloni – favorendo investimenti cinesi che in molti campi possono essere interessanti, intendo rilanciare le relazioni con la Cina e intendo onorare il mio impegno di recarmi, su invito del presidente Xi Jinping, a Pechino quanto prima”.

GIORGIA MELONI: “NON SONO RICATTABILE”

La giornalista Gaia Tortora di La7 ha chiesto alla Premier un commento sulla vicenda ANAS e sul suo commento in merito “agli affaristi”. La giornalista ha ricordato quando, in occasione della formazione del suo governo, al suo collega Paolo Celata ha riferito di non essere ricattabile e chiesto se le due cose potessero essere collegate. “Penso che qualcuno in questa nazione abbia pensato di poter dare le carte in alcuni casi, ma penso che in uno Stato normale non debbano esserci questi condizionamenti – ha detto la Premier -. Vedo attacchi, vedo anche chi pensa che mi possa spaventare se vedo certe cose, ma non sono una che si spaventa e preferisco allora andare a casa. Hanno a che fare con la persona sbagliata: con me non si indirizzano le scelte. Le faccio io, perché io sono quella che si assume la responsabilità”.

UNA COMMISSIONE EUROPEA PIÙ FORTE NEGLI SCENARI DI CRISI

La Premier Meloni ha parlato anche della scelta del prossimo commissario europeo rispondendo a una domanda su un possibile incarico all’ex Premier Mario Draghi. “Ritengo che l’Italia abbia le carte in regola per avere un ruolo importante in linea col suo peso: è un altro obiettivo che l’Italia si dà – ha detto la Premier -. Oggi parlare del totonomi della presidenza e dei commissari è buono per fare dibattito ma non è il tema, il vero tema è cosa debba fare la commissione. Credo che sia impossibile parlare oggi di chi potrebbe guidare la commissione, Draghi ha dichiarato di non essere disponibile, sono due elementi da considerare”. Tra gli aspetti sui quali lavorare la Premier ha proposto una riforma della Commissione “che sappia essere più forte negli scenari di crisi, più efficace, più determinata nel perseguimento di una sua agenda strategica per non consegnarci a nuove pericolose dipendenze, dobbiamo imparare dai nostri errori, più efficace sulle migrazioni”.

CASO POZZOLO: “IL MIO NON È UN PARTITO FAMILISTA”

Il caso pozzolo è stato l’occasione per discutere di una possibile riforma di Fratelli d’Italia da partito di destra a grande partito di centro destra. “È una mia aspirazione è quella di rappresentare sempre più cittadini – ha detto la Premier Meloni -. Mi pare anche di averlo fatto”. La Premier ha risposto anche rispetto a una presunta conduzione “familista” del suo partito. “Sia in tema di candidature di Fratelli d’Italia sia di allargamento della classe dirigente di Fratelli d’Italia diciamo che nuove culture, nuovi mondi, che non erano propri della destra politica si sono avvicinati al nostro partito e oggi collaborano portando il loro valore aggiunto – ha detto la Premier Meloni -. Questo è un lavoro che sicuramente bisogna continuare a fare, che bisogna continuare a fare nel rapporto con la politica e nel rapporto con la società civile. Questa accusa continua di familismo che viene rivolta a Fratelli d’Italia comincia a stufarmi. Allora voglio fare questo esempio, nell’attuale legislatura ci sono almeno due coppie di coniugi, entrambi parlamentari. Sono entrambe a sinistra. Una nel PD, una in sinistra italiana. In Sinistra italiana, cioè complessivamente un gruppo di otto persone queste due persone fanno il 25% del gruppo. Non ho mai sentito l’accusa di familismo e sarebbe stato sbagliato farla. Perché chi conosce la storia politica di chi milita nella politica sa che la politica spesso diventa tanto altro. Sa che quando tu dedichi alla politica tutto quello che hai, accade che le persone che ne fanno parte diventino anche i tuoi amici, i tuoi fidanzati, tuo marito e tua moglie. Mia sorella è dirigente a militante da trent’anni di Fratelli d’Italia, lavora a Fratelli d’Italia. Forse la potevo mettere in una partecipata statale come è stato fatto per diversi altri parenti, ma non me la sono sentita. L’ho messa a lavorare nel partito”.

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