Non è stata proprio un’assemblea osannante per Urbano Cairo quella che si è svolta l’8 maggio scorso per approvare il bilancio d’esercizio 2022 e nominare il nuovo consiglio d’amministrazione e il nuovo collegio sindacale di Cairo Communication. Leggendo i verbali, pubblicati oggi sul sito del gruppo, emerge infatti che qualche azionista non è stato d’accordo con la rielezione di Cairo alla presidenza e con la sua retribuzione. Occorre ricordare che il presidente di Rcs possiede 19.410.000 voti personalmente (12,901% sul totale dei votanti) e 117.978.492 tramite la sua UT Communications (78,417% sul totale dei votanti).
LO STIPENDIO DI URBANO CAIRO
Come già evidenziato da Startmag, nel 2022 lo stipendio di Cairo è stato pari a 3,2 milioni di euro, cifra data dai 600mila euro lordi annui, senza componente variabile, per la carica di presidente di Cairo Communication e dai 2 milioni e 646 mila euro per la carica di presidente del gruppo Rcs. Per l’esercizio 2023 confermati i 600 mila euro in Cairo Communication e un massimo di 2,7 milioni per la guida di Rcs (componente fissa stabilita in 1,5 milioni e componente variabile fino a un massimo di 1,2 milioni).
COME SONO ANDATE LE VOTAZIONI ALL’ASSEMBLEA
Al primo punto all’ordine del giorno dell’ultima assise di Cairo Communication, l’8 maggio scorso, c’era il bilancio dell’esercizio 2022, approvato a maggioranza, e la distribuzione di dividendi fino a 18.818.323,72 euro, approvato all’unanimità.
Al punto 2 c’era invece l’elezione dei membri del board, che ha visto uscire vittoriosi Urbano Cairo, Uberto Fornara, Marco Pompignoli, Roberto Cairo, Laura Maria Cairo, Stefania Bedogni, Paola Mignani, Daniela Bartoli, Massimo Ferrari (tutti della lista n. 1) e Valentina Beatrice Manfredi (solo quest’ultima della lista n. 2). Eletto a maggioranza anche il nuovo collegio sindacale.
Venendo poi alla nomina del presidente del board si osserva che – all’interno della percentuale dei diritti di voto, pari a 74,420% – il 68,198% è stato favorevole, il 4,355% contrario, lo 0,665% si è astenuto e l’1,202% non ha votato. Se però si considera che Cairo detiene il 67,9% dei diritti di voto, significa che solo uno 0,2% dei diritti di voto appartenenti ad altri azionisti ha detto sì. Tra quelli che hanno espresso diritti di voto contrari ci sono i rappresentanti dei fondi italiani Anima, il grande fondo sovrano della Norvegia (che ha 1,3 milioni di azioni) e molti fondi esteri; si sono invece astenuti i fondi Fideuram di Intesa Sanpaolo.
Si è registrata l’unanimità allorché si è votata la determinazione del compenso dei componenti del cda, mentre sulla deroga al divieto di concorrenza si è espresso a favore solo Cairo visto che i diritti di voto favorevoli sono stati pari al 67,962% e quelli contrari pari al 6,458% (dunque anche i fondi Fideuram e Mediolanum); nessun astenuto.
All’incirca allo stesso modo è andata per il quarto punto all’ordine del giorno, relativo per una prima parte ai compensi previsti nel 2023 e per una seconda parte a quelli erogati nel 2022. Nel primo caso i diritti di voto favorevoli sono stati il 67,962% e quelli contrari il 5,793%; nel secondo caso i favorevoli il 68,176% e quelli contrari il 5,579%. La percentuale di astenuti è stata sempre pari a 0,665% (tra cui i fondi Fideuram). Anche per il punto 4 a puntare i piedi sono stati molti fondi esteri.