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Generali Cattolica

Ecco conti e subbugli di Cattolica Assicurazioni

Come sono andati i conti del primo semestre per Cattolica Assicurazioni e cosa sta accadendo a Verona tra attesa per l'arrivo di Generali e i piccoli soci riottosi

Utile in calo nei primi sei mesi dell’anno per Cattolica Assicurazioni che però cresce sul fronte patrimoniale e torna a una relativa tranquillità dopo il calo che aveva portato l’Istituto di Vigilanza a chiedere un aumento di capitale di 500 milioni di euro.

Ricapitalizzazione che ha spianato la strada all’ingresso di Generali — il quale con 300 milioni si euro diventa primo azionista del gruppo veronese — grazie alla trasformazione da cooperativa a società per azioni approvata dall’assemblea e che ha ricevuto disco verde dall’Ivass. Un arrivo, quello della compagnia triestina, che però non è piaciuto ad alcuni piccoli azionisti che hanno già intrapreso azioni legali. 

I DATI DEL PRIMO SEMESTRE

Nel primo semestre 2020 Cattolica Assicurazioni ha messo a segno un utile pari a 10 milioni di euro, in flessione dell’83,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. A pesare sui conti le svalutazioni per 86 milioni. In aumento del 16%, a 80 milioni, l’utile netto ‘adjusted’, che non considera i fattori straordinari. Come rileva la stessa compagnia nella nota di commento, nei primi sei mesi dell’anno si è registrata una “forte crescita” del risultato operativo, +38,6% a 217 milioni, nonostante il “contesto sfidante”. Confermata la previsione di un risultato operativo pari a 350-375 milioni di euro per l’intero esercizio.

Per quanto riguarda la raccolta, complessivamente si è attestata a 2,8 miliardi, in calo del 13,3%, con il ramo danni che fa registrare -3,8% e quello vita -18,2%. Migliorato il combined ratio, sceso da 93,4% a 87,1%, “soprattutto grazie al deciso calo della frequenza legato alla minore circolazione veicolare” durante il lockdown.

A livello patrimoniale il gruppo veronese pare aver ripreso fiato dopo che l’indice di solvibilità tra marzo e maggio si era avvicinato al limite del 100% dal 175% di fine 2019. Proprio questa situazione aveva spinto l’Ivass a chiedere un intervento di ricapitalizzazione da 500 milioni di euro. Ad agosto, evidenzia Cattolica assicurazioni, l’indice Solvency II viene stimato al 154%, “in ulteriore recupero anche grazie alla discesa dello spread”. Al 30 giugno era già risalito al 141%. In particolare le due compagnie vita, oggetto di interventi di patrimonializzazione, hanno visto il proprio indice di solvibilità arrivare al 189% nel caso di Vera Vita e al 320% nel caso di BCC Vita.

LE PAROLE DELL’AD FERRARESI

Pare soddisfatto l’amministratore delegato Carlo Ferraresi, che ha preso il posto di Alberto Minali, cui erano state tolte le deleghe durante il burrascoso board del 31 ottobre scorso. “I dati presentati oggi confermano la capacità del Gruppo di far fronte a eventi di portata eccezionale, come quelli avvenuti da inizio anno a livello globale” ha detto Ferraresi. “In un contesto completamente nuovo e sfidante – ha aggiunto -, Cattolica ha da un lato confermato le guidance per l’anno conseguendo risultati operativi solidi e in crescita rispetto al 2019, e dall’altro ha definito un accordo di portata storica con Generali”. Ora “forti del sostegno dei Soci, che in Assemblea si sono espressi a favore dell’aumento di capitale e della trasformazione della Società in SpA, lavoreremo nei prossimi mesi per il rafforzamento patrimoniale e la contestuale partnership con Generali, proseguendo nell’impegno di creare valore per tutti gli stakeholder”.

OK IVASS A MODIFICHE STATUTO (PER INGRESSO GENERALI)

Solo pochi giorni fa l’Ivass ha infatti dato il via libera alle modifiche statutarie approvate dall’assemblea del gruppo veronese a fine luglio che prevedono, tra l’altro, l’importante trasformazione da cooperativa in società per azioni. Si tratta del cambiamento necessario per l’ingresso di Generali nel capitale della compagnia: nei prossimi mesi Cattolica darà vita a un aumento di capitale da 500 milioni di cui 300 riservati a Generali che in tal modo diventerà il primo socio con il 24,5% delle quote. “Conseguentemente all’iscrizione della delibera assembleare di trasformazione in Società per Azioni – si legge in una nota diffusa dal gruppo -, Cattolica pubblicherà le modalità di esercizio del diritto di recesso correlato alla trasformazione. Tenuto conto di quanto sopra, l’operazione con Generali potrà quindi entrare nella sua fase esecutiva”.

 LE GRANE CON I PICCOLI AZIONISTI

Da non dimenticare comunque, come accennavamo, i sommovimenti all’interno dell’azionariato. Ad agosto il Tribunale di Venezia ha respinto il ricorso di alcuni soci contrari all’ingresso del Leone di Trieste ma solo qualche settimana fa il patto di sindacato Api avrebbe presentato un esposto alla Consob chiedendo di valutare l’obbligo di richiesta di offerta pubblica di acquisto da parte di Generali: la partecipazione con 300 milioni di euro all’aumento di capitale richiesto a Cattolica dall’Ivass — sostengono — comporterà il trasferimento nella città  friulana di quasi un terzo del valore dell’aumento di capitale riservato nel giro di due anni.

Secondo quanto riporta milanofinanza.it tra gli elementi citati nell’esposto c’è il fatto che i patrimoni, al momento gestiti dalla struttura di asset management del gruppo veronese, verrebbero trasferiti alla sgr di Generali: prenderebbero il volo per Trieste – sempre per i soci dissenzienti – circa 9-18 milioni l’anno. Novità arriverebbero anche per gli affari legati al settore salute che verrebbe coordinato da Welion, una controllata del Leone, così come per la riassicurazione e per l’information technology, ambiti in cui le due compagnie prevedono di sviluppare sinergie.

Sempre alcuni soci riottosi ovvero 34 piccoli azionisti — pari allo 0,18% del totale, con un possesso di complessive 54.418 azioni pari allo 0,03% del totale, come ha reso noto Cattolica — avevano presentato un ricorso al Tribunale di Venezia. Tra costoro Michele Giangrande, candidato dei dissidenti per la carica di amministratore delegato (andata al direttore generale Carlo Ferraresi), Maurizio Zumerle, presidente dei piccoli azionisti di Cattolica, Enzo Zambelli e monsignor Giorgio Benedetti, presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Verona, appoggiati da imprenditori e politici locali.

Il problema, rilevavano, è che in sede di assemblea non sarebbe stata adeguata informativa ai soci e sul voto avrebbe pesato la tardiva e scarsa comunicazione resa. Inoltre il diritto di opzione sarebbe stato limitato senza spiegarne le ragioni. In sostanza — come si legge nella impugnazione della delibera — “informazioni di estremo rilievo (cioè il progetto di partnership con Generali) sono pervenute solo dopo il termine per il voto in assemblea, fissato al 24 giugno”.

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