Scenario negativo in vista per l’economia italiana, frutto di tendenze macroeconomiche mondiali ma in particolare europee. E’ in particolare il settore auto – ovvero il caso Stellantis – a zavorrare l’andamento della produzione industriale.
Ecco che cosa emerge dagli ultimi dati Istat relativi alla produzione industriale.
Fatti numeri e commenti.
COSA SUCCEDE ALL’INDICE DESTAGIONALIZZATO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE
A ottobre 2024 l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale rimanga invariato rispetto a settembre. Nella media del trimestre agosto-ottobre il livello della produzione diminuisce dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti.
GLI AUMENTI CONGIUNTURALI
L’indice destagionalizzato mensile presenta aumenti congiunturali nei comparti dell’energia (+1,7%) e dei beni di consumo (+1,5%); variazioni negative registrano invece, i beni strumentali (-0,2%) e i beni intermedi (-1,0%).
IL CALO TENDENZIALE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE
Al netto degli effetti di calendario, a ottobre 2024 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 3,6% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 23 contro i 22 di ottobre 2023). Il calo interessa tutti i principali comparti: la riduzione è meno pronunciata per i beni di consumo e l’energia (-0,8% per entrambi i settori), mentre risulta più rilevante per i beni intermedi (-5,2%) e per i beni strumentali (-4,4%).
I SETTORI CHE VANNO MEGLIO E QUELLI CHE VANNO PEGGIO
I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali più elevati sono le industrie alimentari, bevande, tabacco (+3,7%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+1,6%) e le altre industrie manifatturiere (+1,5%). Le flessioni maggiori si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-16,4%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-15,9%) e nell’attività estrattiva (-12,4%).
IL COMMENTO DELL’ISTAT
“A ottobre il valore dell’indice destagionalizzato della produzione industriale rimane immutato rispetto a quello di settembre, mentre nella media del trimestre agosto-ottobre è in calo rispetto ai tre mesi precedenti – commenta l’Istat – Si rileva, tra i principali raggruppamenti di industrie una dinamica mensile positiva per l’energia e i beni di consumo, mentre sono in flessione i beni intermedi e i beni strumentali. In termini tendenziali prosegue la lunghissima fase di contrazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario. La flessione è diffusa a tutti i principali settori di attività ed è più marcata per i beni intermedi e i beni strumentali”.
L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE
Chiosa il Sole 24 ore: “Il contributo netto negativo dell’industria (-0,7% nel terzo trimestre) è del resto tra i motivi che spingono l’Istat a dimezzare le stime di crescita del Pil italiano nel 2024 (+0,5%). Prodotto che trova un supporto parziale nella domanda interna, ma soprattutto in quella estera netta, dove è tuttavia il calo degli acquisti l’aspetto dirimente. Le difficoltà nelle vendite internazionali rappresentano in effetti uno dei nodi chiave per la nostra manifattura, che ormai dall’estero in media deriva più della metà del proprio giro d’affari, oltre 600 miliardi all’anno. Export che in valori correnti si riduce in nove mesi di oltre tre miliardi (-0,7%), con la sensazione che a fine anno, visto l’aggravarsi del trend, il bilancio possa essere anche peggiore. Epicentro del problema è la Germania, primo mercato di sbocco per le nostre merci, Paese che oscilla da tempo tra recessione e stagnazione e che finora nell’anno ha sottratto ai nostri esportatori 3,1 miliardi di euro di fatturato, per un calo trasversale che colpisce più settori, in più di un caso con riduzioni a doppia cifra. Meccanica, impianti e componentistica pagano il prezzo di una stagnazione dell’auto (la produzione tedesca in 11 mesi cresce dell’1%, le immatricolazioni sono ferme), ma anche di una caduta verticale dell’edilizia (i permessi di costruire a settembre sono ai livelli minimi dal 2010), frenata che trascina al ribasso un’ampia filiera. Trend al ribasso che non accenna ad invertirsi, con la produzione industriale di ottobre a cedere ancora; un punto rispetto a settembre, il 4,5% nel confronto annuo”.