Conti a gonfie vele, scioperi sindacali e dimissioni nel cda.
Non è tutta rose e fiori la vita in casa di dovalue, “primo operatore del Sud Europa attivo nei servizi di gestione di crediti e asset immobiliari, prevalentemente derivanti da crediti non-performing, per conto di banche e investitori”, come si definisce lo stesso istituto sul suo sito aziendale.
Sarà pure presieduta da un ambasciatore di lungo corso come Giovanni Castellaneta, ma i rapporti sindacali sono tutt’altro che diplomatici a sentire i sindacalisti che sono imbufaliti con l’azienda guidata dall’amministratore delegato Andrea Mangoni, già in Telecom, Sorgenia e Fincantieri.
Le tensioni sindacali si desumono da un comunicato stampa congiunto delle federazioni dei bancari: “Le organizzazioni sindacali Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin bloccano le relazioni industriali con il gruppo DoValue fino a quando il gruppo non testimonierà il suo fattivo interesse al benessere del capitale umano. Il lavoratore non può e non deve essere l’agnello sacrificale del mercato, in onore del Dio Ebit”. E’ quanto si legge nella nota firmata dalle segreterie di coordinamento dei sindacati bancari Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin nel gruppo DoValue.
I sindacati denunciano “il deserto motivazionale che ha trovato ampia conferma nella survey aziendali in tema di retribuzione (fissa e variabile) e al piano di perenne ristrutturazione del gruppo, che prevede periodiche operazioni di contenimento dei costi (del personale!) anche con la chiusura di filiali storiche (pur periferiche) che hanno da sempre costituito un modello operativo indice di successo e di eccellenza per il settore degli non performing loan (npl)”.
Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, continua la nota, osservano che al recente “inevitabile sciopero del 28 maggio scorso, dichiarato con ampio mandato raccolto nelle nove assemblee online, ha aderito la quasi totalità del personale ‘sfruttato'”.
I sindacati bancari, poi, “denunciano la richiesta di aiuto dei propri colleghi vessati da carichi di lavoro insostenibili e che inchiodano le lavoratrici e i lavoratori ben oltre le sette ore e trenta di una normale giornata lavorativa (finanche quindici ore consecutive e per più di cinque giorni a settimana), con potenziali aumenti dei rischi operativi e, nondimeno, della salute degli stessi. Lo straordinario sommerso dello smart worker è diventata una prassi pericolosa. E l’azienda, chiamata in Abi per discutere sulle possibili soluzioni ai problemi evidenziati nelle sedi deputate, ha declinato l’invito non presentandosi al tavolo”.
Quanto ancora alla protesta, FABI, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin ricordano “che il giorno 28 è una tradizione ricorrente per lo sciopero in doValue Italia: 28 febbraio 2017, 28 giugno 2019 e 28 maggio 2021. Anche stavolta i lavoratori hanno incrociato le braccia, aderendo allo sciopero per l’annoso problema legato ai carichi di lavoro”Banche: in filiale senza appuntamento in zona bianca e gialla
I sindacati contestano i vertici anche perché i conti do doValue brillano. I ricavi lordi nel primo trimestre dell’anno sono stati pari a 123,66 milioni di euro, in crescita del 47% rispetto agli 84,26 milioni dello stesso trimestre dell’esercizio precedente. Il margine operativo lordo, esclusi gli elementi non riscorrenti è balzato a 35,75 milioni, in crescita dell’83% rispetto ai 19,5 milioni dello stesso periodo dello scorso esercizio. La marginalità è passata dal 23% al 29%.