skip to Main Content

Piattaforma Lavoro

Decreto Dignità, il lavoro si crea per decreto?

Il commento di Marino Longoni, condirettore del quotidiano Italia Oggi, sul decreto Dignità varato dal governo gialloverde Dopo mesi di rivoluzioni promesse e annunciate, il primo atto normativo di un certo impegno varato dal governo Lega-M5s, il cosiddetto decreto dignità, dimostra che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anzi l’oceano. Il…

Dopo mesi di rivoluzioni promesse e annunciate, il primo atto normativo di un certo impegno varato dal governo Lega-M5s, il cosiddetto decreto dignità, dimostra che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anzi l’oceano.

Il contratto del cambiamento aveva promesso una vera e propria rivoluzione fiscale, l’abolizione del Jobs act, il reddito di cittadinanza, l’abolizione della legge Fornero. Tutto rinviato a tempi migliori. Anche le poche misure approvate sono un pallido riflesso delle orgogliose promesse fatte fino al giorno prima.

Nel contratto si prometteva «l’abolizione dello spesometro e del redditometro, strumenti anacronistici e vessatori di rilevazione del reddito» (pag. 21 del contratto), invece i due strumenti, peraltro già depotenziati dai governi precedenti e destinati comunque a essere superati con la fatturazione elettronica, restano in vigore.

Resta in vigore anche lo split payment, abolito solo per i professionisti (che sono già soggetti a una ritenuta d’acconto e nei confronti dei quali, quindi, lo strumento non aveva finalità di contrasto all’evasione).

Per un governo che si autodefinisce del cambiamento, sembra un po’ poco. È evidente che le esigenze di cassa, fatte valere dal ministro dell’economia Giovanni Tria, hanno impedito di andare oltre.

In materia di lavoro, poi, il risultato è ancora più deludente: l’obiettivo di ridare dignità al lavoratore si è trasformato in una svolta autoritaria e burocratizzante. Invece della promessa «riduzione strutturale del cuneo fiscale e semplificazione, razionalizzazione e riduzione degli adempimenti burocratici connessi alla gestione amministrativa dei rapporti di lavoro» (pag. 29) abbiamo un ritorno al passato e un aumento della complessità.

Ancora una volta vince l’illusione che il lavoro si possa creare per decreto. Con nuove norme, nuove sanzioni, nuovi obblighi. Se questo è l’inizio.

(Estratto di un articolo pubblicato su ItaliaOggi)

Back To Top