Le proteste degli agricoltori iniziano a produrre i loro effetti. L’incrollabile sostegno all’Ucraina, più volte ribadito dai leader europei, deve infatti fare i conti con il malcontento dei propri elettori. Per questo, la Commissione Ue ha attivato per la prima volta il freno di emergenza sul regime di liberalizzazione del commercio, annunciando la reintroduzione di dazi su uova, avena, pollame, zucchero, mais, semola e miele ucraini, “per tenere conto anche delle sensibilità dell’Ue”.
Si tratta di una conseguenza del nuovo regime di dazi per l’Ucraina introdotto dal 6 giugno scorso, che ha prorogato per un altro anno l’azzeramento dei dazi per alcuni prodotti, ma che ha anche introdotto una serie di meccanismi di salvaguardia a tutela di specifici settori.
LA RIMOZIONE DEI DAZI PER I PRODOTTI UCRAINI
Nel giugno del 2022, a seguito dell’invasione russa, l’Unione europea aveva deciso di rimuovere quote e dazi per tutti i prodotti ucraini, compresi quelli agricoli, al fine di sostenere l’economia di Kiev. Un anno dopo, però, in piazza sono divampate le proteste degli agricoltori europei, arrivati fino a Bruxelles con i trattori per opporsi, tra le altre cose, all’aiuto riservato all’Ucraina, che danneggerebbe la loro sopravvivenza.
“In vigore dal 4 giugno 2022, le misure commerciali autonome (Atm) hanno avuto un chiaro effetto positivo sugli scambi commerciali dell’Ucraina con l’Ue. Insieme alle corsie di solidarietà, le misure commerciali autonome hanno garantito che i flussi commerciali dall’Ucraina verso l’Ue siano rimasti notevolmente stabili nel 2022 e nel 2023 (22,8 miliardi di euro nel 2023 rispetto ai livelli prebellici di 24 miliardi di euro nel 2021), nonostante le gravi interruzioni causate dalla guerra e in contrasto con la tendenza generale alla diminuzione del commercio ucraino nel suo complesso”, ha dichiarato la Commissione europea annunciando il cambio di rotta.
ATTIVATO IL FRENO DI EMERGENZA
Ora la Commissione Ue ha infatti attivato per la prima volta il freno di emergenza sul regime di liberalizzazione del commercio imponendo dazi su diversi prodotti importati dall’Ucraina. “Le ultime misure commerciali autonome – riferisce Bruxelles – interessano uova, pollame, zucchero, avena, mais, semole e miele, per tenere conto anche delle sensibilità dell’Ue”.
Le misure commerciali autonome, spiega la nota, prevedono un freno di emergenza per diversi prodotti, che scattano automaticamente se i volumi di importazione raggiungono la media delle importazioni annuali registrate tra il 1° luglio 2021 e il 31 dicembre 2023.
L’attivazione del meccanismo, secondo la Commissione Ue, avrebbe ridotto di 240 milioni di euro i guadagni dell’Ucraina dalle importazioni nell’Ue, mentre per alcuni diplomatici europei si traduce in 331 milioni di euro in meno.
IL CASO DELL’AVENA
Nel caso dell’avena, la media è di 2.440,56 tonnellate con un regime di quote senza dazi fino a 4.000 tonnellate. Tuttavia, secondo Bruxelles, la sua importazione dall’inizio del 2024 è superiore a questo volume e, quindi, da ieri e fino al 5 giugno 2025, il cereale ucraino “rientrerà nel contingente tariffario dell’Accordo di libero scambio globale e approfondito (Dcfta) in vigore dal 2016 tra le due parti”.
Verso tutti i Paesi terzi, l’Ucraina ha esportato poco più di 7.000 tonnellate di avena nel 2022 e 11.173 tonnellate da luglio 2023 a maggio 2024. Fuori dall’Ue, Kiev esporta in diversi Paesi del mondo, tra cui India, Iraq, Libia, Marocco, Sudafrica, Svizzera, Turchia e Vietnam.
LE INDISCREZIONI SU UOVA…
Stando a un’esclusiva di Euronews, adesso nel mirino della Commissione europea sarebbero finite le importazioni di uova, alle quali potrebbe imporre restrizioni entro le prossime due settimane.
“La mossa – si legge nell’articolo – è una conseguenza della recente modifica – richiesta e ottenuta da Francia e Polonia – della sospensione temporanea di tutte le tariffe e le quote sulle esportazioni agricole dell’Ucraina dopo l’invasione su larga scala del Paese da parte della Russia nel 2022”.
Le importazioni di uova ucraine nell’Ue sono aumentate di tre quarti l’anno scorso e hanno continuato a crescere all’inizio di quest’anno, con il Paese che è diventato il principale fornitore. L’industria europea del settore non l’ha presa bene e si è lamentata del fatto che l’afflusso di forniture ucraine più economiche ha ostacolato la ripresa della produzione dopo le epidemie di influenza aviaria degli ultimi anni che hanno devastato gli allevamenti di pollame.
…E ZUCCHERO
Ma anche le importazioni di zucchero potrebbero presto non beneficiare più di un trattamento di favore. Stando a Reuters, alla fine di maggio l’Ucraina ha dichiarato che ne avrebbe vietato le esportazioni verso l’Ue per il resto dell’anno, in quanto il limite di volume era stato raggiunto, sebbene i dati mostrassero che rimanevano disponibili quasi 44.000 tonnellate metriche su un totale di circa 263.000 tonnellate.
Euronews afferma, invece, che i livelli delle importazioni di zucchero sono già al di sopra del limite del freno di emergenza e, secondo Luc Vernet del think tank FarmEurope, parte di quello che arriva nell’Ue dall’Ucraina potrebbe avere lo status di perfezionamento attivo – ovvero importato per essere riesportato – il che potrebbe influenzare la valutazione della Commissione.
A essere preoccupata per un possibile stop o per la reintroduzione dei dazi è l’associazione europea che rappresenta gli utilizzatori di zucchero del settore alimentare e delle bevande (Cius), la quale teme che “nei prossimi anni i volumi di zucchero non saranno sufficienti a soddisfare la domanda del mercato Ue”.
L’Ucraina, infatti, afferma Euronews, “ha recentemente stabilito un record di esportazioni di 108.000 tonnellate di zucchero nel mese di maggio, conseguenza del fatto che la barbabietola da zucchero ha iniziato ad essere considerata una buona opzione di diversificazione per i produttori di cereali del Paese”. E secondo l’Associazione nazionale ucraina dei produttori di zucchero (Ukrsugar), Kiev esporta il 65% dello zucchero nell’Ue.