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Crosetto Barilla

Crosetto cuoce l’olandesina Barilla

Il riassetto societario di Barilla che apre una società in Olanda per lo sviluppo internazionale accende il dibattito via etere tra l'esponente del governo Crosetto e l'economista bocconiano Maffè

Ha avuto una considerevole eco polemica il recente articolo di Start Magazine, sulla scia di uno del Corriere della sera, in cui abbiamo dato conto dell’apertura, da parte del pastificio Barilla, noto in tutto il mondo come ambasciatore del made in Italy, di una holding olandese per l’internazionalizzazione che, pur piazzandosi nell’organigramma aziendale al di sotto della realtà di Parma (come la società stessa ha voluto precisare), avrà sotto di sé Barilla G. e R. Fratelli, il polo digitale britannico e le filiali estere.

 

Perché anche se, come abbiamo avuto modo di chiarire, il riassetto societario non rappresenta una “fuga” dall’Italia come quelle di Fiat, Exor, Ferrari o Brembo, giusto per limitarci ad alcune delle più note (l’elenco sarebbe assai lungo: ben 13 in 10 anni, più di una all’anno), il fatto che il nuovo polo anziché sorgere in Italia sia comunque destinato a un Paese estero (molto ambito dagli imprenditori nostrani, pare) rappresenta un piccolo trasloco che non può certo passare inosservato.

E allora ecco che sui social compare l’insoddisfazione di un membro del governo, quel Guido Crosetto che, prima di finire alla Difesa pareva proprio destinato a guidare il dicastero allo Sviluppo economico. Al tweet del direttore di Start in cui veniva evidenziato un passaggio del Corriere della Sera sul nuovo hub di Barilla (“Dal 2024 il gruppo Barilla avrà un nuovo formato societario. Il cuore e la testa dell’azienda rimarranno a Parma, ma il piano di riorganizzazione fa perno su una holding olandese, la neo-costituita Barilla International BV, con sede ad Amsterdam”), l’imprenditore e co-fondatore di FdI replica: “Giusto richiamo”.

 

Gli risponde in tono polemico Carlo Alberto Carnevale Maffè, Associate Professor of Practice di Strategy and Entrepreneurship presso SDA Bocconi School of Management:  “È giusto così. Quando i populisti avranno non solo respinto e cacciato tutte le multinazionali straniere ma anche fatto fuggire dalla giurisdizione nazionale anche tutte le multinazionali italiane, potranno celebrare la vittoria del loro microcapitalismo parrocchiale, prendendo un taxi per andare al Papeete a festeggiare ballando l’inno di Mameli sulle sacre spiagge sovrane. Ammesso di trovarlo, un taxi”, con riferimento al recente caos che ha riguardato il settore.

“In realtà – controbatte il ministro della Difesa – scappano da tempo, da molto prima che i “populisti” prendessero voti (per amore di verità) e nessuno ha provato a fermarle. Sbagliando”. E qui il fact checking dà ragione a Crosetto: la prima delle grandi a partire è stata Cnh Industrial (Exor) nel 2013 e ovviamente la Fiat dello scomparso Marchionne nel 2014. Due anni dopo seguirono Exor e Ferrari per completare il pacchetto. Cementir Holding dei Caltagirone ha fatto i bagagli nel 2019, Campari nel ’21 con Mfe-Mediaforeurope (Berlusconi) e l’Ariston di Fabriano, poi è stata la volta di Iveco e Brembo.

Nella seconda parte del suo tweet Crosetto lascia intendere la propria insoddisfazione attuale su un tema che potrebbe diventare centrale nelle prossime Europee: “Sarebbe ora di farlo creando le condizioni di competizione positiva, economica, fiscale, giurisdizionale , tra nazioni. Almeno UE”.

Segue la controreplica del docente bocconiano in cui sottolinea i motivi per i quali sempre più aziende italiane scelgono l’Olanda: “Caro Guido, diritto societario e sistema giudiziario in Olanda (ben più che le minime differenze in aliquote fiscali) sono esempi dei fattori di “competizione positiva” che tu stesso citi. Il populismo italiano – di tutti i colori – è al contrario esplicito nell’avversare i modelli organizzativi del capitalismo internazionale, e non perde occasione di sbandierarlo agli ingenui elettori, con parole e decreti scellerati.” E poi chiosa: “È la ricetta più efficace per accelerare il declino del Paese, ma evidentemente alla maggioranza va bene così.” La polemica è servita in tavola, al dente.

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