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Criptovalute, cosa dicono le autorità finanziarie Ue e la Banca d’Inghilterra

Le autorità europee di controllo sul mercato finanziario invitano i consumatori a prestare attenzione alle criptovalute. Anche la Consob italiana si sofferma sui rischi degli asset digitali. La banca centrale del Regno Unito, invece, sottolinea l'innovazione portata dalle stablecoin.

I tre organismi di controllo sul mercato finanziario dell’Unione europea – l’Autorità bancaria europea (Eba), l’Autorità europea delle assicurazioni (Eiopa) e l’Autorità europea degli strumenti finanziari (Esma) – hanno emesso ieri un avvertimento ai consumatori sui rischi delle criptovalute. Oltre a raccomandare un’informazione adeguata prima di impiegare dei soldi, le tre autorità hanno specificato che la protezione giuridica degli investimenti non è sempre prevista, ma dipende dalla tipologia di crypto; inoltre, a differenza dei prodotti finanziari tradizionali, non prevede sistemi di indennizzo.

COSA SCRIVONO LE AUTORITÀ EUROPEE SULLE CRIPTOVALUTE

“Sebbene i prodotti finanziari innovativi, comprese le criptovalute, possano migliorare l’efficienza, la resilienza e la competitività del sistema finanziario dell’Unione europea”, si legge nell’avviso, “i consumatori devono essere consapevoli che non tutte le criptovalute sono uguali. Devono inoltre essere avvertiti che la loro protezione (se prevista) potrebbe essere limitata a seconda dei tipi di criptovalute e dei servizi che utilizzano”.

IL REGOLAMENTO EUROPEO MARKETS IN CRYPTO-ASSETS

Il regolamento europeo sulle criptovalute e gli assetti digitali – il Markets in Crypto-Assets, o MiCa -, in vigore da fine dicembre 2024, non si applica a tutte le crypto né prevede lo stesso trattamento per tutti gli emittenti e per tutti i fornitori di servizi. Ad esempio, non rientrano nell’ambito del MiCa i token non fungibili, meglio noti come Nft; sono invece regolamentate le stablecoin – ossia le valute digitali dal valore stabile, solitamente agganciato a quello del dollaro statunitense o di un’altra moneta fiat -, ma solo se emesse e offerte nell’Unione europea.

– Leggi anche: Stablecoin: ecco come UniCredit, Banca Sella, Ing e non solo sfideranno gli Usa

COSA HA SCRITTO LA CONSOB

“Quando un risparmiatore s’imbatte in un’offerta di cripto-attività, deve innanzi tutto capire che tipo di cripto-attività viene proposto per accertarsi che l’offerta ricada in ambito Micar”, ha sottolineato la Consob, la commissione di vigilanza sul mercato finanziario italiano, membro dell’Esma.

“In particolare”, prosegue l’autorità, “l’avvertenza invita il risparmiatore a porsi tre domande: 1) se sia consapevole dei rischi ai quali si espone e se sia opportuno correrli alla luce della propria situazione finanziaria; 2) se gli operatori con cui entra in contatto siano oppure no autorizzati a fornire servizi per le cripto-attività nei Paesi Ue; 3) se i dispositivi elettronici utilizzati per l’acquisto, la memorizzazione o il trasferimento siano sicuri”.

LA BANCA D’INGHILTERRA, INVECE…

Alla prudenza delle autorità dell’Unione europea si contrappone, in un certo senso, l’approccio più favorevole della Banca d’Inghilterra, la banca centrale del Regno Unito. Il cui governatore, Andrew Bailey, ha dichiarato recentemente che è “sbagliato” opporsi “per principio” alle stablecoin, le quali potrebbero permettere di ridurre la dipendenza dai prestiti bancari.

– Leggi anche: Cosa rischia l’Ue con le stablecoin di Trump secondo Bce, Bankitalia e Consob

“È possibile, almeno in parte, separare il denaro dalla concessione di credito”, ha detto Bailey, “con la coesistenza di banche e stablecoin e con gli istituti non-bancari che svolgono maggiormente il ruolo di concessione del credito”.

Ad oggi le stablecoin (nettamente) più diffuse sono quelle in dollari, come Usdt di Tether e Usdc di Circle.

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