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Credit Suisse

Perché con Credit Suisse c’è il rischio bank run

Il rischio bank run è concreto. E Credit Suisse, a differenza della Silicon Valley Bank, è sistemica: un suo fallimento disordinato avrebbe ripercussioni molto serie per il settore bancario europeo e globale. Il commento di Giuseppe Sersale, portfolio manager di Anthilia Capital Partners Sgr.

 

Cosa è successo a Credit Suisse?

Che ad una domanda tendenziosa, ed eventualmente anche sorprendente, visto che Credit Suisse ha ricapitalizzato per 4 bln a dicembre, Ammar Al Khudairy, presidente di Saudi National Bank, azionista di riferimento ha risposto che non intende aumentare la partecipazione nell’istituto elvetico.

Apriti cielo. L’azione ha cominciato a collassare, raggiungendo perdite del 30%. I bonds sono a loro volta collassati e il Credit Default Swap è esploso. La situazione ha preso tutti i connotati della crisi bancaria, con interrogazioni dei regulators sulle esposizioni delle banche nelle varie giurisdizioni, riduzioni frenetiche dei rischi controparti, e divieti incrociati di intrattenere rapporti.

*CREDIT SUISSE GROUP DEFAULT SWAPS HIT RECORD AMID SVB FALLOUT
*BANKS THAT ARE CREDIT SUISSE TRADE COUNTERPARTIES ACQUIRE CDS
*CREDIT SUISSE CDS REACH CRISIS LEVELS AS BANKS SEEK PROTECTION
*BNP REDUCING COUNTERPARTY EXPOSURE TO CREDIT SUISSE: SOURCES
*BNP STOPS TAKING NOVATIONS ON SWAPS INVOLVING CREDIT SUISSE
*FED WORKING WITH US TREASURY TO REVIEW CREDIT SUISSE EXPOSURES
*ECB OFFICIALS ASKED LENDERS ABOUT CREDIT SUISSE EXPOSURES: WSJ

Qual è la vera situazione di Credit Suisse?

I numeri di Credit Suisse, a livello statico, non sono brutti. Common Equity Tier 1 al 14.1%, liquidity coverage ratio 140%, etc. Nulla di particolarmente preoccupante. Il problema è a livello di confidence, e purtroppo l’esperienza di Silicon Valley Bank ha mostrato a che velocità si possono volatilizzare i depositi bancari, quando questa viene bruscamente meno. E Credit Suisse ha una clientela ricca e quindi concentrata e non polverizzata.

Con l’aria che tira, il rischio di una bank run è concreto. E Credit Suisse, a differenza di SVB, è sistemica. Un suo fallimento disordinato avrebbe ripercussioni molto serie per il settore bancario europeo e globale.

Così le borse si sono inabissate, il settore bancario è precipitato, con perdite a doppia cifra per molti istituti, e sospensioni a raffica, sui bonds si sono riproposti i livelli osservati lunedì, e, a testimonianza del cambio di epicentro della crisi, l ‘euro si è inabissato. Le implicazioni macroeconomiche di un simile epilogo si sono notate anche sulle commodities, con il petrolio in picchiata a tratti di 7 punti percentuali.

Che dire? L’impressione personale è che, dopo l’esempio di SVB, le autorità svizzere non permetteranno una rapida deriva di un istituto che ha sicuramente una valenza sistemica. Se la situazione si deteriora ulteriormente, faranno sentire la loro voce. Non ho un idea precisa di che forma possa prendere l’assistenza, una garanzia ai depositi, un takeover assistito da parte di un’altra banca, come fu in Italia per le Venete, una parcellizzazione, una parziale nazionalizzazione. Ma credo che qualcosa si inventeranno. Questo servirà a evitare la crisi sistemica e il rischio contagio. Ma ovviamente ormai il mercato ormai sa che il business bancario non è fiorente come si riteneva settimane fa, e ritengo difficile che il sentiment prevalente fino a inizio marzo si ripresenti.

Coperti dalle tensioni sulle banche, sono stati pubblicati anche un buon numero di dati USA:

credit suisse

Abbiamo avuto un rimbalzo delle richieste settimanali di mutuo, prezzi alla produzione di febbraio benigni, un Empire manufacturing di marzo di nuovo bello pesante, e delle retail sales di febbraio che hanno sorpreso ancora in positivo, una volta depurate delle componenti volatili. Infine, la confidence degli homebuilders è migliorata ancora un tantino, anche se io credo sia temporaneo, e comunque il traffic of prospective buyers è ancora a 31, ben sotto 50.

La chiusura europea vede perdite superiori al 3% per i principali indici core europe e superiori al 4% pe Milano e Madrid, penalizzate dal peso maggiore di banche (Eurostoxx banks -8.4%). Nuovo crollo dei rendimenti, con discese di 20/30 bps ovunque.

La Fed Funds strip sconta un solo rialzo, tra marzo e maggio (50% di probabilità ad ogni meeting) e Fed Funds a fine 2023 ancora sotto il 4%. Riguardo l’ECB, che deve parlare domani, la curva sconta 25 bps più altri 25 o poco più, avendo tolto 100 bps di rialzi per il 2023 rispetto a una settimana fa. Il meeting di domani è una chiamata difficile. La Lagarde allo scorso meeting aveva dichiarato che serviva uno scenario “piuttosto estremo” per impedire all’ECB di alzare ad un ritmo stabile, ovvero riproporre i 50 bps. La situazione è sufficientemente estrema? Personalmente, ritengo che domani l’ECB modererà le sue ambizioni e si accontenterà di alzare i tassi di 25 bps, come sorta di compromesso tra i falchi e le colombe nel board.

Dopo la chiusura, hanno cominciato a comparire chiari segnali che le autorità elvetiche sono al lavoro per fermare la deriva. Vedremo domani che cosa emergerà. ma la risk adversion si sta un po’ attenuando.

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