Una sanzione da 1 milione di euro per pratiche commerciali scorrette. Arriva dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, destinataria Crédit Agricole Italia, la controllata italiana (ex Cariparma) dell’omonimo gruppo francese, che in queste settimane sembra peraltro puntare a dire la sua nel risiko bancario dopo aver acquistato, lo scorso anno, il Credito Valtellinese. Secondo indiscrezioni di stampa – peraltro non nuove – l’attivo amministratore delegato, Giampiero Maioli, avrebbe anche incontrato il suo pari grado Giuseppe Castagna, per sondare il terreno di Banco Bpm.
COS’HA DECISO L’ANTITRUST
Tornando a Piazza Verdi, al termine del procedimento istruttorio avviato il 22 settembre scorso l’Autorità guidata da Roberto Rustichelli ha deciso di irrogare una sanzione da 1 milione di euro perché Crédit Agricole Italia, si legge in una nota dell’Antitrust, “ha limitato la libertà di comportamento dei consumatori in relazione alla scelta della tipologia di bonifico online da utilizzare e li ha condizionati a scegliere il bonifico istantaneo, più oneroso rispetto a quello ordinario. In particolare – prosegue il comunicato – il cliente che intendeva eseguire un bonifico attraverso l’app Crédit Agricole Italia, nella versione precedente a quella rilasciata l’11 ottobre 2021, leggeva – accanto all’opzione del bonifico istantaneo ‘Arriva subito’ – la scritta ‘Suggerito’. Inoltre, anche dopo la scelta del bonifico ordinario, al consumatore veniva riproposta la soluzione più onerosa del bonifico istantaneo con una casella in evidenza che conteneva la scritta “Procedi con istantaneo”.
Una condotta che, secondo l’AGCM, viola gli articoli 24 e 25 del Codice del Consumo perché “idonea a esercitare un indebito condizionamento e a limitare considerevolmente la libertà del consumatore medio in relazione alla scelta della tipologia di bonifico”.
Per quanto riguarda l’ammontare della sanzione occorre ricordare che per una pratica commerciale scorretta si va da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 5 milioni di euro e che la determinazione della cifra è decisa in base alla gravità e alla durata della violazione, all’opera svolta dall’impresa per eliminare o attenuare l’infrazione, alla personalità dell’impresa stessa e alle sue condizioni economiche.
In questo caso l’Antitrust ha tenuto conto della dimensione economica di Crédit Agricole Italia (al 31 dicembre 2020 il fatturato è stato di circa 7,5 miliardi di euro) e dell’ampiezza di diffusione della condotta, realizzata attraverso l’app della Banca, che “ha permesso di raggiungere una vasta platea di consumatori consistente nel complesso dei correntisti che utilizzano i device mobili per l’attività di home banking”. Per quanto riguarda invece la durata della violazione, dagli elementi disponibili risulta che la condotta dell’istituto di credito sia iniziata a settembre 2020 e si sia conclusa l’11 ottobre 2021.
IL PARERE DELLA BANCA D’ITALIA E QUELLO DELL’AGCOM
Durante l’istruttoria sono arrivati anche i pareri di Bankitalia e dell’Autorità Garante delle Comunicazioni. Nel primo si legge che “non si rilevano motivi ostativi alle valutazioni riservate all’Autorità, considerato che le condotte contestate non assumono rilievo ai fini della normativa di tutela di competenza della Banca d’Italia in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari e di correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti nonché di diritti e obblighi delle parti nella prestazione di servizi a pagamento”.
L’Agcom ha invece evidenziato che “il mezzo di comunicazione utilizzato (ovvero la App, ndr) risulta idoneo a sviluppare un significativo impatto sui consumatori che, sulla base delle informazioni contenute sul sito del Professionista, potrebbero essere indotti ad assumere una decisione commerciale che altrimenti non avrebbero preso, così sviluppando in concreto la piena potenzialità promozionale della comunicazione on line”.
IL FOCUS BANCO BPM
Sul fronte dell’interesse di Crédit Agricole Italia per Banco Bpm le ultime indiscrezioni – riportate da Repubblica – vogliono Maioli e Castagna intenti a cercare un accordo per unire i due istituti di credito. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari che i due manager si sono incontrati a fine gennaio per fare il punto sulla governance di Agos, società di credito al consumo nelle mani di Crédit Agricole per il 61% e di Banco Bpm per il 39%.
Una liaison che verrebbe a turbare i sonni di Andrea Orcel, il rampante ad di Unicredit che dopo l’addio al progetto di incorporazione di Montepaschi – a novembre scorso – avrebbe dirottato le sue attenzioni proprio su Banco Bpm. L’operazione però sarebbe stata congelata dopo la fuga di notizie a riguardo forse anche per concentrare l’attenzione sulle attività ad est di Piazza Gae Aulenti.
Secondo Repubblica il progetto Crédit Agricole Italia-Banco Bpm verrebbe portato avanti per gradi: in un primo momento le attività in Italia dei francesi verrebbero fatte confluire in Piazza Meda e in cambio Crédit Agricole acquisterebbe azioni di Banco Bpm. La partecipazione potrebbe abbassarsi sotto la soglia dell’Opa se contemporaneamente la banca lombarda cedesse loro il suo 39% di Agos. In questo modo l’operazione sarebbe “formalmente più presentabile”. In un secondo momento Crédit Agricole entrerebbe anche nella joint venture di bancassurance mentre nel risparmio gestito Banco Bpm potrebbe sciogliere i legami con Anima.