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Covid-19 Usa, ecco le 2 cordate di aziende che si propongono di tracciare i contagiati

Che cosa ha svelato la testata Politico sui progetti hi-tech di tracciamento del Coronavirus arrivati alla Casa Bianca per fronteggiare la pandemia da Covid-19 che miete sempre più vittime negli Usa

Le applicazioni informatiche si riveleranno decisive nella lotta alla pandemia Covid-19.

Se questo assunto è dato per scontato ovunque si sia posto il problema di tracciare il contagio e approntare la risposta sanitaria appropriata, negli Stati Uniti c’è chi è pronto a farne tesoro anche per altri scopi tra cui quello non proprio nobilissimo di tacitare quei governatori che stanno irritando non poco la Casa Bianca per via delle continue lamentele su attrezzature sanitarie ritenute irreperibili anche perché, è il loro sospetto, disperse in chissà quali magazzini di un paese grande come un continente.

Come ha rivelato Politico nel suo scoop di ieri, la persona in questione non è una qualunque, bensì il consigliere speciale e soprattutto genero di Donald Trump, Jared Kushner.

Che ci sia sintonia tra i due è cosa assodata anche al di là dello zampino di Ivanka Trump: l’ultimo afflato tra il suocero più potente d’America e il giovane marito della seconda figlia risale a pochi giorni fa, quando Kushner – di sponda con il parente – ha accusato i governatori di esagerare le richieste di respiratori.

È anche per gestire queste complesse dinamiche che il presidente ha affidato a lui la guida di una specifica task force, che da qualche settimana a questa parte sta lavorando a testa bassa ad un progetto pensato proprio per risolvere alla radice quei problemi.

Stiamo parlando della messa a punto di quello che viene definito “un sistema nazionale di sorveglianza del coronavirus” che sarebbe implementato da alcune aziende private di health technology che, pare, ci starebbero già lavorando.

Sarebbero sostanzialmente due, secondo le fonti di Politico (sette tra manager, funzionari governativi e persone informate dei fatti), gli scopi del progetto: offrire al governo “una visione in tempo reale di dove i pazienti stanno cercando cure e quali, per capire se gli ospedali possano venire loro incontro”; e determinare poi, sulla base delle indicazioni del database, “quali aree del paese possano allentare con sicurezza le regole di distanziamento sociale e quali invece devono rimanere vigili”.

Quale vantaggio un sistema di tal fatta assicurerebbe al governo federale è subito chiaro: la disponibilità di un quadro continuamente aggiornato dei flussi di pazienti con cui gestire razionalmente la disponibilità di letti, posti di terapia intensiva e altre cure; e allocare efficacemente il materiale sanitario e le attrezzature necessarie, attingendole solo se necessario dalla Riserva Nazionale Strategica che la Casa Bianca in questi giorni sta cercando di riempire fino all’orlo con gran dispiegamento di risorse economiche e politiche.

Una volta a regime, insomma, il sistema consentirebbe al governo di dosare con precisione scientifica gli interventi, basando le delicatissime decisioni politiche sottostanti su un flusso costante e soprattutto neutrale di dati.

Per non parlare poi della possibilità, sicuramente cara a The Donald, di usare il database per modulare e rendere flessibile il lockdown, sigillando le sole aree del Paese ove risultano essere maggiori i contagi.

Politico è nelle condizioni anche di tracciare le origini del progetto oltre che di fare i nomi di chi avrà l’onere e l’onore di realizzarlo.

In redazione è arrivata infatti copia di un memo risalente al 22 marzo scorso che in calce porta non solo la firma di Kushner, del vicepresidente Mike Pence e del segretario alla Salute Aklex Azar, ma anche quella dei rappresentanti di tre aziende private del settore sanitario: Collective Medical, PatientPing e Juvare.

Nel memo, che secondo Politico ha avuto un’ampia circolazione tra le stanze del governo, le aziende in questione si dicono pronte a unire le forze per realizzare a breve (“in short order”) una piattaforma che “nessuna singola organizzazione negli Usa” è in grado da sola di mettere a punto.

Politico ha quindi contattato una per una le tre società per sapere se il progetto sia effettivamente partito e a che stadio si trovi.

Ma si è trovato di fronte alle bocche cucite di PatientPing e al rifiuto del CEO di Collective Medical, Chris Klomp, di confermare l’esistenza di quel memo (anche se poi confiderà ai reporter che qualunque incarico la sua azienda potesse ricevere dal governo federale sarebbe senz’altro a titolo gratuito).

A sbottonarsi è stato invece Robert Watson, CEO di Juvare, per il quale non solo il famoso memo fu scritto su richiesta della Casa Bianca, ma le discussioni tra la sua azienda e le agenzie federali impegnate nella lotta al Covid-19 come FEMA, HHS e CDC  sono state numerose e tutte inerenti gli strumenti informatici da approntare per l’emergenza.

Ma da Politico si apprende anche che Kushner è persona scrupolosa: esiste infatti un secondo memo, presentato dall’azienda rivale Audacious Inquiry negli stessi giorni del primo, in cui si discute della creazione di un analogo sistema di sorveglianza.

“Crediamo”, si legge nel memo che secondo Politico è arrivato sulla scrivania di Kushner, Pence, Azar e dei vertici delle agenzie sanitarie, che quel sistema “possa essere sviluppato in qualche settimana e che la sua attivazione negli ospedali e nei sistemi sanitari delle regioni prioritarie possa avvenire in meno di 60 giorni”.

Puntualmente interpellato da Politico, anche il presidente di Audacious Inquiry ha chiarito che la sua azienda lavorerà al progetto senza compenso.

Chissà, a questo punto, quale delle due cordate riuscirà nell’impresa. Impresa che richiederà, tra l’altro, il superamento di numerose resistenze interne al governo, oltre che di alcuni rilevanti problemi di privacy.

Se sul secondo aspetto il dibattito è sempre lo stesso – fino a che punto l’esecutivo, peggio ancora se in collaborazione con il settore privato, può armeggiare coi dati dei cittadini? – sul primo ci sono da registrare le obiezioni di vari dirigenti della sanità per i quali un sistema del genere dovrebbe essere realizzato a partire da quello già esistente chiamato “National Syndromic Surveillance Program” che il Centers for Disease Control and Prevention ha sviluppato in collaborazione con vari dipartimenti statali e locali in occasioni di precedenti epidemie.

Ma a remare contro sono anche quei funzionari che impallidiscono al solo pensiero della nascita di un nuovo mostro nazionale, ritenendo semmai che simili imprese debbano restare in capo ai singoli Stati.

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