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E-commerce Negozi Di Quartiere

Così l’e-commerce aiuta i negozi di quartiere. Report

Che cosa emerge da uno studio condotto dalla Fondazione De Gasperi, realizzato con il supporto di Amazon, dal titolo: “L'evoluzione dell'e-commerce: tra falsi miti ed evidenze”. 

Un tempo buona parte degli introiti di una attività aperta al pubblico era data dall’ubicazione del negozio. Avere le proprie vetrine in centro, lungo le vie dello struscio domenicale, piuttosto che in periferia, aveva pesanti ripercussioni sugli affari. È ancora così? In parte senz’altro sì, anche se l’era dei centri commerciali ha sovvertito la topografia commerciale classica. È stato però l’avvento dell’e-commerce a permettere a tutti i negozi, in particolare quelli definiti di quartiere o di prossimità, di usufruire di una vetrina sulla Rete, luogo senza centri e periferie per antonomasia.

Duplice insomma il supporto agli italiani dato da questo nuovo strumento: da un lato i consumatori hanno goduto di un mezzo utile a calmierare l’impatto delle vampate inflazionistiche, dall’altro i commercianti possono godere delle possibilità offerte da un nuovo canale di vendita.

L’IMPORTANZA DI ESSERE MULTICANALE

Questo almeno per i pochi negozi di quartiere che stanno comprendendo come ormai il commercio per essere realmente competitivo debba avere sempre più natura “multicanale”, in cui online ed offline possono svolgere una offerta non concorrenziale ma complementare indirizzata alla propria utenza: sfruttare insomma le potenzialità dell’e-commerce per far conoscere i propri prodotti anche al di là della propria platea di riferimento standard.

IL RITARDO ITALIANO E L’OCCASIONE DA COGLIERE

Di strada da percorrere, in tal senso, ce ne è ancora parecchia: gli ultimi dati ci dicono infatti che in Italia la penetrazione del commercio elettronico si attesta attorno al 12%, percentuale secondaria rispetto a quella del cosiddetto commercio tradizionale (centri commerciali e alle strutture della grande distribuzione organizzata), che continua a rappresentare circa il 90% degli acquisti del settore. Sono dunque ancora troppo pochi i negozi di quartiere che si affidano all’e-commerce.

Il fenomeno della multicanalità è emerso anche nello studio condotto dalla Fondazione De Gasperi, realizzato con il supporto di Amazon, dal titolo: “L’evoluzione dell’e-commerce: tra falsi miti ed evidenze”. Un’analisi che ha fatto anche chiarezza su alcuni aspetti importanti legati all’e-commerce sfatando numerose dicerie riguardanti il presunto apporto negativo (spesso, soprattutto sotto elezioni, usato come clava da parte del mondo politico) dei nuovi modi di fare shopping in relazione alla crisi vissuta dai negozi di quartiere.

LA BUFALA DEL “PIÙ E-COMMERCE, MENO LAVORO PER I NEGOZI DI QUARTIERE”

Il paper ha posto in evidenza come le dinamiche occupazionali non diano modo di confermare la vulgata ricorrente secondo cui esisterebbe un legame causale tra la diffusione dell’e-commerce e la perdita di posti di lavoro nelle attività tradizionali, ovvero i negozi di prossimità o quartiere: entrambe le voci, infatti, risultano anzi cresciute fino allo scoppio della pandemia, segnando contro le aspettative, un trend positivo.

La serie storica realizzata da ISTAT tratteggia, infatti, come negli ultimi 10 anni e fino all’irrompere della pandemia, il settore del commercio ha vissuto un periodo di crescita, sostanzialmente contemporaneo alla diffusione dell’e-commerce, pur registrando la scomparsa di alcune attività di piccole e medie dimensioni.

COME CAMBIANO I NEGOZI IN ITALIA

Tuttavia, si osserva che il calo del numero di tali attività di prossimità è accompagnato da un leggero aumento della superficie totale di vendita, evidenziando un consolidamento verso meno esercizi di più grande dimensione. Più in generale, dall’analisi emerge come l’occupazione nelle piccole e medie attività segua dinamiche locali più che nazionali.

NESSUNA CONCORRENZA, OFFERTE COMPLEMENTARI

Si è, infatti, rilevato come l’aumento dell’1% della popolazione nel territorio di riferimento, si riverberi in un incremento del 1,2% nell’occupazione nel settore commerciale. E in un contesto in cui questi grandi operatori continuano ad avere un ruolo complementare importante nel settore, la strategia multicanale permette di sviluppare modelli in cui il commercio fisico/tradizionale e quello elettronico non vivono solo dinamiche di concorrenza, ma in cui svolgono ruoli complementari creando nuove opportunità per imprese e consumatori. Insomma, i negozi di quartiere che si affacciano all’e-commerce godono di vetrine internazionali e possibilità inedite.

BENEFICI ANCHE PER L’AMBIENTE

Inoltre – evidenzia lo studio – l’adozione dell’e-commerce come ulteriore canale di vendita dei negozi di quartiere ha permesso di ottimizzare i processi distributivi, ridurre il numero di clienti in circolazione, ridurre gli spostamenti a vuoto e contenere l’impatto ambientale migliorando la sostenibilità del settore commerciale.

Un aspetto che è stato confermato anche da un precedente studio di Oliver Wyman, secondo cui le opzioni di consegna più veloci sono quelle a minor consumo di CO2 e secondo cui l’e-commerce consente di risparmiare da 4 a 9 volte il traffico generato dallo shopping nei negozi e le consegne ai clienti rappresentano lo 0,5% del traffico totale nelle aree urbane.

ANCHE CON L’E-COMMERCE IL NEGOZIO DI QUARTIERE RESTA UN PUNTO DI RIFERIMENTO

La ricerca condotta da IPSOS nell’ambito dello studio realizzato dalla Fondazione De Gasperi ha poi chiesto agli italiani quali siano le ragioni che portano all’utilizzo di siti di e-commerce. Se da un lato l’ampiezza della selezione e la presenza della consegna a domicilio sono i fattori trainanti nella scelta dell’acquisto nel negozio online, dall’altro i negozi “tradizionali” sono ancora il canale di riferimento per una grande gamma di prodotti, tra cui ad esempio i prodotti artigianali, per i quali continua a prevalere l’importanza dell’aspetto sensoriale dell’acquisto.

Nell’analisi della Fondazione De Gasperi è emerso che l’e-commerce è un’opportunità anche per i negozi di vicinato: per il 71% dei consumatori, i negozi di vicinato che hanno raccolto la sfida della digitalizzazione hanno migliorato la qualità e quantità dei servizi offerti alla propria clientela, grazie alla diffusione dei siti di vendita online. Inoltre, il 60% dei clienti apprezza di poter utilizzare i propri negozi di fiducia come punto di consegna.

LA VETRINA SUL MONDO PER LE PMI FAMILIARI ITALIANE

Sul finire dello scorso anno, Start Magazine a questo proposito, nel suo paper “Made in (digital) Italy” aveva raccolto le testimonianze di diversi nomi di spicco dell’artigianato del nostro Paese che, proprio grazie alle possibilità offerte dall’e-commerce, stanno vivendo una seconda giovinezza. PMI plurigenerazionali e negozi di prossimità “storici” sono ora in grado di vendere i propri prodotti, un tempo limitati agli avventori della zona, ai quattro angoli del globo.

QUALCHE NUMERO

I risultati dell’ultimo Report di Amazon mostrano che nel 2022 oltre 21.000 PMI italiane hanno venduto più di 125 milioni di prodotti sulla piattaforma fondata da Jeff Bezos, circa il 20% in più rispetto all’anno precedente; più di 250 prodotti al minuto. Tra queste, più della metà ha esportato i propri prodotti registrando complessivamente più di 950 milioni di euro di vendite all’estero, oltre il 20% in più rispetto all’anno precedente. Germania, Francia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito i Paesi in cui le piccole e medie imprese italiane vendono con più successo attraverso Amazon.

E-COMMERCE E NEGOZI DI QUARTIERE, COSA DICE CONFESERCENTI

Nel commentare i risultati dello studio, Confesercenti ha sottolineato come il report confermi le risultanze di un report precedente, realizzato nel maggio 2023, secondo cui i negozi fisici continuano ad essere il canale di acquisto preferito dai consumatori. Un dato che è anche conseguenza del ruolo peculiare che gli esercizi di vicinato hanno in Italia e che li distingue da quelli presenti negli altri paesi.

La contrazione dei posti di lavoro, lo spostamento di persone e lavoratori dai piccoli comuni alle grandi città, implica una serie riflessione su come contrastare la desertificazione commerciale. E in questo senso è imprescindibile rafforzare le competenze e gli strumenti tecnologici delle attività commerciali, favorendo l’integrazione tra mezzi digitali e tradizionali.

CONFAPI: PMI SIANO PROTAGONISTE DELLA TRASFORMAZIONE IN ATTO

Dello stesso avviso è Confapi, ovvero la Confederazione italiana della piccola e media industria, secondo cui la vendita online rappresenta un’opportunità di crescita per le piccole e medie imprese che operano nel settore. Serve un percorso di trasformazione digitale in cui le associazioni di categoria non possono che essere protagoniste, supportando attivamente i propri soci.

Gli strumenti che la tecnologia mette oggi a disposizione dei commercianti, infatti, permettono di creare touchpoint strategici per fidelizzare il cliente ed offrirgli un servizio sempre più personalizzato e di qualità. Netcomm ha infatti offerto un contributo teso a tratteggiare le sfide che attendono un settore alle prese con “l’acquirente 3.0”, in cui l’esperienza di acquisto si svolge a cavallo tra online ed offline, senza soluzione di continuità.

L’evoluzione nel commercio è inevitabile ma tutti gli attori, pubblici e privati, devono unire le forze per fronteggiare le sfide sostenendone lo sviluppo e valorizzando il nostro tessuto di piccole e medie imprese.

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