Reazione bivalente della Borsa sull’Ops di Mps per Mediobanca.
Ecco che cosa è successo e cosa dicono gli analisti finanziari (non mancano gli scetticismi).
COSA E’ SUCCESSO IN BORSA SU MPS E MEDIOBANCA DOPO L’OPS
L’Ops di Mps su Mediobanca manda in fibrillazione Piazza Affari, dove le reazioni opposte dei due titoli e le conseguenti valutazioni divergenti delle due società modificano gli equilibri in campo. Se infatti Mediobanca guadagna il 6,41% a 16,27 euro, Mps si colloca all’estremo opposto del Ftse Mib e perde il 5,51% a 6,59 euro. L’operazione del Monte dei Paschi, che prima dell’apertura del mercato offriva un premio del 5% circa rispetto ai valori di chiusura di ieri, si ritrova così a sconto, sottolinea l’agenzia di stampa del gruppo Sole 24 ore, Radiocor.
L’OPS DI MPS SU MEDIOBANCA
In base ai termini proposti, infatti, Mps scambierà 2,3 azioni di nuova emissione per ogni titolo di Piazzetta Cuccia. Agli attuali corsi di mercato la valutazione implicita della banca target è così scesa a 15,157 euro, con uno sconto del 6,8% rispetto ai valori di mercato. La Borsa sembra quindi ritenere che il prezzo offerto da Mps non sia sufficiente e punta già su un rilancio.
SI IMPENNA IL TITOLO DI MEDIOBANCA
Si impennano i volumi scambiati sul titolo Mediobanca (+5%) al centro dell’ops di Mps. Dall’inizio delle contrattazioni, infatti, sono passati di mano 13,50 milioni di pezzi contro una media a seduta nell’ultimo mese di circa 2,29 milioni di azioni. Si tratta, quindi, di scambi pari a sei volte la media.
Considerando il capitale sociale di Piazzetta Cuccia, pari in totale a 833.279.689 azioni.
L’ANALISI DI EQUITA
Prevalgono interrogativi e scetticismi nei report sulla mossa di Mps. Gli analisti di Equita Sim mettono in rilievo le sinergie lorde stimate in 700 milioni di euro, di cui 300 milioni da risparmi sui costi (pari a circa il 20% della base costi), 300 milioni da incremento dei ricavi, 100 milioni da ottimizzazioni nel funding. Gli oneri di integrazione sono pari a 600 milioni lordi, da sostenere nel primo anno.
A questo si aggiunga l’accelerazione nell’utilizzo delle Dta per 2,9 miliardi di euro complessivi, con un impatto stimato di 0,5 miliardi annui a sostegno del mantenimento di livelli di capitale elevati.
Gli obiettivi pro-forma attesi post-operazione sono una redditività (Rote) di circa il 14% (rispetto al 10% stimato su base standalone) e un indice di solidità patrimoniale Cet 1 ratio attorno al 16%.
DOSSIER UTILI
Equita cita poi anche la distribuzione degli utili: «un payout fino al 100% dell’utile netto, con un potenziale dividend yield stimato intorno al 12%». Mps punta, attraverso questa operazione, «a creare un nuovo campione nazionale integrato in tutti i principali segmenti (retail, wealth management e Cib), in grado di combinare le attività commerciali con quelle di gestione patrimoniale e investment banking», ricorda Equita.
I DUBBI
Secondo la Sim milanese, «l’operazione solleva diversi dubbi. Il premio riconosciuto risulta modesto, considerando anche la probabile riduzione dell’appeal speculativo sul titolo Mps». Inoltre gli esperti ritengono «difficile identificare sinergie, mentre emerge il rischio di potenziali dissinergie». Inoltre, scorgono «difficoltà nel mantenimento e nell’apporto di nuove professionalità all’interno del gruppo risultante, con il rischio di una diluizione delle specificità distintive di Mediobanca».
IL REPORT DI KBW
Anche gli analisti di Kbw ritengono che le sinergie potenziali siano limitate, anche se si considera l’uso dei crediti di imposta (Dta) in capo a Mps. La banca senese, guidata dall’ad Luigi Lovaglio, viene fra l’altro scambiata con un rapporto prezzo/utile inferiore a quello di Mediobanca e a questo proposito gli analisti ritengono che l’offerta abbia limitate possibilità di successo.
L’offerta dovrà essere approvata dagli azionisti Mps chiamati in assemblea straordinaria il 17 aprile. Mps è più piccola di Mediobanca e i due istituti, secondo Kbw, non evidenziano sovrapposizioni sostanziali.
L’offerta attuale implica che gli azionisti di Mediobanca avranno il 60% del gruppo combinato. Mps parla di un Cet 1 proforma di circa il 16% di una crescita a due cifre dell’utile per azione adjusted e «fino al 100% di payout ratio dell’utile netto». L’offerta è subordinata all’acquisizione da parte di Mps di almeno il 66,67% dei diritti di voto di Mediobanca.
IL COMMENTO DI NS PARTNERS
Ragiona Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners: in un contesto caratterizzato dalla riduzione dei tassi d’interesse, che comprime i margini di interesse tradizionali, «la diversificazione delle linee di business diventa cruciale», ragiona l’esperto. In particolare, «il wealth management e l’asset management (di cui Mediobanca eccelle, ndr) emergono come settori ad alta redditività, attirando l’interesse di molti istituti». È prevedibile a questo punto «che in futuro assisteremo a operazioni o nuovi accordi che coinvolgeranno anche player assicurativi ( Generali, ndr), data la loro elevata redditività e le potenziali sinergie con il settore bancario».