Sorpresa: il Monte scala Mediobanca.
Chi segue le vicende del Monte dei Paschi di Siena da anni, e anche quelle di Mediobanca, mai si sarebbe aspettato che le indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi da alcuni quotidiani finanziari su un possibile investimento di Mps nel capitale di Piazzetta Cuccia potesse diventare realtà. All’alba di venerdì 24 gennaio qualche tazzina di caffè sarà stata rovesciata nel leggere la Bloomberg che anticipava la mossa poi comunicata poco dopo le 7,30 da una nota della banca senese. Che tanto senese, a parte la sede, non è più. Perché al timone operativo c’è Luigi Lovaglio nato a Potenza ma soprattutto perché il controllo è passato dalla Fondazione allo Stato con la ricapitalizzazione precauzionale e poi, quando il Mef ha iniziato a scendere per rispettare gli accordi con Ue e Bce, il peso si è spostato anche nelle mani di un imprenditore romano, Francesco Gaetano Caltagirone (al 5,03%) e di una famiglia veneta, i Del Vecchio guidati da Francesco Milleri attraverso la cassaforte Delfin (9,7%). Entrambi sono azionisti sia del cacciatore, ovvero Mps, sia della preda, ovvero Mediobanca (non a caso dal Monte ieri hanno dovuto precisare che “non vi sono persone che agiscono di concerto con l’offerente”). E sono pure nel capitale delle Generali di Trieste dove a primavera si giocherà un’altra partita cruciale, quella sul rinnovo dei vertici.
I DETTAGLI DELL’OPS DI MPS SU MEDIOBANCA
Startmag ha già spiegato i dettagli dell’offerta lanciata da Rocca Salimbeni sul gruppo guidato da Alberto Nagel. Superato lo choc di una notizia che fino a pochi anni fa, quando ancora Mps era la Cenerentola del sistema bancario, sembrava impensabile, gli analisti e i cronisti finanziari si interrogano già su cosa succederà adesso. E soprattutto quali saranno i riflessi sugli altri match che in questo inizio 2025 stanno già scaldando la finanza italiana? A cominciare dall’offensiva di Unicredit sul Banco Bpm: l’ad Andrea Orcel ha già lasciato intendere che non intende vendere cara la pelle per portarsi a casa Commerzbank ed è stato assai più ottimista sull’esito dell’ops sul Banco di Giuseppe Castagna. Ops che, ricordiamolo, ha sparigliato le carte del governo già impegnato al fianco del tandem Caltagirone-Del Vecchio a gettare le fondamenta di un terzo polo bancario con un possibile matrimonio tra piazza Media, il Monte e con in dote il risparmio gestito di Anima.
IL VIA LIBERA DEL TESORO GIA’ NEL 2022 ALL’IPOTESI SU MEDIOBANCA
In realtà l’ipotesi di muovere su Mediobanca pare sia nata più di due anni fa: nella conference call con gli analisti, l’ad di Mps Lovaglio ha detto di aver prospettato al Mef, primo azionista dell’istituto, l’operazione su Mediobanca già alla fine del 2022. “Il 16 dicembre 2022, dopo aver completato l’aumento di capitale da 2,5 miliardi (cui partecipò anche il Mef ndr) “incontrai il ministro dell’economia (Giorgetti, ndr) e presentati tre opzioni: continuare da soli, fare un’operazione fra pari e un’operazione con Mediobanca. Ora – ha concluso l’ad – è giunto il momento”.
CHE COSA SUCCEDERA’ A GENERALI-NATIXIS?
Di certo, con l’assalto a Mediobanca, ora Mps lascia campo libero a Orcel sul Banco Bpm (con tanti saluti alle controffensive meditate dal capo azienda di Bpm, Giuseppe Castagna) e forse anche su Anima (di cui però Caltagirone è azionista). Da capire poi quali saranno gli effetti sul Leone: le Generali hanno appena firmato il memorandum of understanding con i francesi di Natixis che ha visto alzare le barricate proprio di Caltagirone e Delfin, contrari all’operazione. E tra pochi mesi i soci privati della compagnia assicurativa sfideranno l’ad Philippe Donnet – e il socio più forte, ovvero Mediobanca – sul campo della governance puntando a un cambio del management. Agli analisti Lovaglio ha intanto sottolineato che “l’investimento in Mediobanca è importante proprio perché possiamo anche contare sui flussi di cassa che arrivano da Generali”.
COSA FARA’ ADESSO MEDIOBANCA?
E poi le reazioni: nelle sale operative stamattina circolavano scommesse. Nagel sta già studiando un contrattacco di fronte a un’offerta considerata “ostile”? Cosa farà Orcel? Cosa farà Castagna? Ci sarà anche una reazione di Intesa Sanpaolo considerando che dalla fusione nascerebbe la terza banca italiana alterando gli attuali equilibri? Cosa farà anche l’ad dell’altra big delle polizze, Unipol, ovvero Carlo Cimbri che finora si è tenuto ai lati del ring?
I PRIMI COMMENTI DEI BROKER
I broker sono perplessi sul vantaggio di sposare una banca commerciale con una banca di investimento e si sono anche concentrati sulle Dta: la transazione permetterà infatti di beneficiare del valore delle attività fiscali differite di Mps, facendo leva su una base imponibile consolidata più elevata.
Analisti “dubbiosi”, Mps offre troppo poco per Mediobanca. Per Equita è una bocciatura anche sul fronte industriale. “A nostro avviso, l’operazione solleva diversi dubbi. Il premio riconosciuto risulta modesto, considerando anche la probabile riduzione dell’appeal speculativo sul titolo di Banca Mp”.
LE REAZIONI DELLE ISTITUZIONI
Vedremo anche se ci saranno reazioni da Francoforte dove la Bce da tempo invoca il consolidamento bancario ma deve anche vigilare sul rispetto degli accordi, i cosiddetti commitment, presi con il Mef nel 2017 in cambio del via libera della ricapitalizzazione precauzionale. Il mercato, intanto, ha espresso un suo primo verdetto: nelle fasi iniziali della seduta di venerdì 24 gennaio, dopo l’annuncio dell’operazione, il titolo Mps è andato giù di oltre il 9% mentre le azioni di Mediobanca salivano di più del 3 per cento.