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Reddito Studentesco

Cosa è il reddito studentesco e chi lo invoca (pure un rettore…)

Per risolvere il caro affitti, che sta mobilitando universitari di tutto il Paese, la startup italiana Yezers sta lavorando a una proposta che preveda un sistema di reddito studentesco. Ecco chi c’è dietro e come potrebbe funzionare

 

I costi degli affitti per gli studenti fuorisede sono insostenibili. Lo dicono da giorni ragazze e ragazzi accampati con le tende davanti alle università italiane. Tra le proposte che avanzano c’è quella di un reddito studentesco che fornisca loro i mezzi finanziari necessari per far fronte alle esigenze.

L’idea ha trovato il sostegno, tra gli altri, del rettore dell’università Bocconi di Milano, Francesco Billari, che auspica più patti abitativi famiglie-fuorisede e sussidi modello Nord Europa.

Ma da dove nasce e in cosa consiste la proposta del reddito studentesco?

“SERVE IL REDDITO STUDENTESCO”

Tutto è iniziato una settimana fa al Politecnico di Milano ma ieri all’università di Bologna, considerata la più antica del mondo, l’organizzazione studentesca che ha messo le tende e indetto un’assemblea pubblica ha anche appeso sul rettorato uno striscione che recita: “Di governo in governo esplode il caro affitti: serve il reddito studentesco”. Striscioni con la stessa richiesta sono stati issati anche sotto la Sapienza di Roma.

Un ragazzo intervistato da La Stampa ha spiegato che servirebbe “per pagare casa e le altre spese” e che dovrebbe essere “a carico delle aziende che lucrano sulla ricerca pubblica”.

PERCHÉ SERVE UN REDDITO STUDENTESCO

Sul sito Yezers, intanto, è apparsa una spiegazione di cosa si intende per “reddito studentesco”. La proposta, si legge, “ha l’obiettivo di fornire agli studenti i mezzi finanziari necessari per far fronte alle loro esigenze” senza gravare sulle famiglie.

Il tema è particolarmente sentito perché, osservano gli autori, l’Italia è uno dei Paesi OCSE con il numero più basso di laureati, che se invece venissero aiutati e valorizzati arricchirebbero il “sistema Italia, rimettendo in moto l’economia dal basso e tutelando le casse dello Stato”.

A CHI SI RIVOLGE

Secondo il testo in costruzione, per accedere al reddito studentesco bisogna essere studenti universitari di nazionalità italiana che studiano in Italia oppure studenti di nazionalità italiana impegnati in percorsi di perfezionamento post-diploma in Italia.

DI QUANTI SOLDI PARLIAMO E COME FUNZIONA IL PRESTITO

Yezers afferma che la proposta a cui sta lavorando prevede la possibile introduzione di un prestito studentesco – dall’ammontare massimo di 700 euro al mese – garantito dallo Stato Italiano tramite Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

Il prestito dovrebbe poi essere restituito dallo studente “in una tempistica, a scelta, di massimo 30 anni che potrà essere modificata o accorciata secondo le preferenze del richiedente”.

“La garanzia pubblica – spiega Yezers – permetterà l’applicazione di tassi di interesse agevolati, che incentiveranno l’utilizzo di tale strumento, colmando la scarsità d’offerta che il mercato del credito riserva ai prestiti studenteschi in Italia. Nello specifico, il reddito studentesco prevede l’applicazione di un tasso simbolico pari allo 0,3% da aggiungersi al tasso di inflazione. A titolo di esempio, oggi tale tasso sarebbe pari allo 0,8%. Per evitare conseguenze negative derivanti da periodi di particolare instabilità macroeconomica, si ipotizza inoltre l’individuazione di un tetto massimo (attualmente stimato intorno al 7%)”.

COS’È YEZERS

Yezers si definisce una associazione no-profit italiana, composta da oltre 600 attivisti organizzati in Team di Ricerca, attivi sulle proposte, e Team di supporto, che tengono in piedi l’Organizzazione.

Fondata nel 2017, afferma anche di essere la prima startup ad entrare in politica con l’obiettivo di fare “proposte concrete per rendere l’Italia un paese per tutti, e in particolare per le Generazioni Y e Z [ovvero i nati dal 1985 in poi], che intendiamo rappresentare presso le Istituzioni”.

Alla domanda “sei di destra o di sinistra?” risponde di fare fatica “a inquadrarsi e a indossare una casacca standard” perché sostiene di non essere “né l’uno né l’altro” e, dunque, apartitica.

CHI C’È DIETRO

Dietro Yezers c’è Vittorio Dini. Nato nel 1991 all’Isola d’Elba, si è laureato in Governo e Direzione d’Impresa a Firenze. Dopo un tirocinio presso la sede di Milano della multinazionale statunitense di consulenza strategica Boston Consulting Group è entrato a far parte del Consiglio nazionale giovani della Presidenza del Consiglio, di cui fa ancora parte.

Nel 2017 ha iniziato a lavorare in Eni, prima come membro del team Strategy & Negotiation nell’ambito delle energie alternative in Algeria, Egitto e Tunisia, e dal 2020 è Head of Commercial & Negotiation per Eni New Energy US.

Nel 2018, Dini spiegava che col tempo l’organizzazione avrebbe avuto bisogno di finanziarsi “senza entrare in una condizione di influenza da parte di terzi” e pensava a soluzioni come il crowdfunding.

LE PROPOSTE DEL RETTORE DELLA BOCCONI

Per risolvere il caro affitti, Billari, rettore dell’università Bocconi, suggerisce di “investire sulla costruzione di residenze con innovative partnership tra pubblico e privato, anche riconvertendo edifici commerciali e per ufficio sottoutilizzati”.

E in attesa che queste si realizzino propone di “trasformare un problema in opportunità”: “Giovani che, in cambio del loro tempo e della loro compagnia, sono ospitati da anziani soli o famiglie con disabili per esempio. Universitari coinvolti come tutor nelle scuole o nei centri di accoglienza a cui viene dato in cambio un posto letto”.

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