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Vendite Vaccini Pfizer

Cosa combina Pfizer in Italia?

Pfizer mette il turbo al suo stabilimento di Ascoli Piceno - che produrrà anche Paxlovid - ma intanto sono a rischio 240 posti in quello di Catania. Tutti i dettagli

 

Gli affari del colosso farmaceutico statunitense Pfizer vanno a gonfie vele e questo su alcuni in Italia avrà un effetto positivo, ma su altri no. Il suo stabilimento di Ascoli Piceno, infatti, beneficerà di ingenti investimenti e di un aumento dei posti di lavoro, mentre i dipendenti del sito di Catania potrebbero affrontare il destino opposto.

LO STABILIMENTO DI ASCOLI PICENO

Il sito di Ascoli Piceno, si legge sul sito di Pfizer, è attivo dal 1972 ed “è uno dei poli produttivi di eccellenza nel panorama farmaceutico mondiale, fortemente specializzato nella produzione di compresse solide orali”, tra cui CNS, antinfiammatori, oncologici.

“La forte innovazione delle tecnologie implementate, le grandi competenze nella produzione di farmaci ‘a forte impatto e alto profilo farmacologico’, soprattutto in oncologia e nei disturbi del sistema nervoso centrale, nonché il livello professionale dei propri dipendenti, garantiscono la competitività del sito e lo posizionano come uno dei principali fornitori-chiave per Pfizer”.

I NUMERI DELLO STABILIMENTO

Lo stabilimento, prosegue la descrizione, ha una superficie di 164.000 metri quadrati, di cui 24.000 coperti da impianti, magazzini e altre strutture e 140.000 mq di terreno.

Il sito è dotato di 2 magazzini: uno per la gestione e lo stoccaggio delle materie prime in ingresso, interamente automatico, con 10.000 posti pallet e l’altro, di circa 3.000 posti pallet, per la gestione e lo stoccaggio dei prodotti finiti pronti alla spedizione.

Ha un volume di produzione di 115 milioni di confezioni e 3,5 miliardi di compresse/capsule.

Il sito serve più di 100 mercati.

COSA SUCCEDE AD ASCOLI PICENO

Oltre alla produzione delle compresse citate, Pfizer produrrà nel sito di Ascoli Piceno anche la sua pillola anti Covid, Paxlovid, a dimostrazione di quanto sia importante la struttura all’interno dell’operazione Global Supply.

Prima di questo nuovo progetto, riferisce Il Sole24Ore, “l’impianto impiegava circa 750 addetti che entro la fine di quest’anno diventeranno 1.000 proprio per supportare la produzione dell’antivirale […] Una crescita supportata da un investimento globale da un miliardo di dollari”.

LO STABILIMENTO DI CATANIA

Più snelle le informazioni presenti sul sito in merito allo stabilimento di Catania. Si legge che è stato realizzato nel 1959 e “recentemente potenziato il suo ruolo nella produzione di farmaci iniettabili sterili anche generici”.

È specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici.

I NUMERI DELLO STABILIMENTO

Il sito di Catania ha una superficie di 140.000 metri quadrati, di cui circa 27.000 coperti.

Ha un volume di produzione di circa 24 milioni tra flaconi e siringhe.

Più o meno come nel caso di Ascoli Piceno, vengono indicati circa 100 mercati export.

COSA SUCCEDE A CATANIA

Tutt’altra aria tira a Catania, dove non sono previsti ampliamenti bensì tagli. Sono, infatti, 240 i posti a rischio e i sindacati hanno già chiesto un incontro al ministero dello Sviluppo economico (Mise) guidato da Giancarlo Giorgetti. È, inoltre, previsto uno sciopero il prossimo 4 marzo.

Secondo Il Sole24Ore, nell’impianto lavorano 778 persone di cui 115 “lavoratori somministrati” e Pfizer, durante un incontro che si è tenuto a Roma il 3 febbraio, fa sapere Il Post, “ha annunciato ai sindacati di avere 130 dipendenti a tempo indeterminato in esubero”. Ha poi aggiunto che “alla fine di febbraio, inoltre, non sarà rinnovato il contratto di 50 dipendenti di un’azienda dell’indotto, che di fatto lavorano per Pfizer, e nel ridimensionamento potrebbero essere coinvolti anche altri 60 tra lavoratori e lavoratrici”.

I PIANI DI PFIZER

Il quotidiano economico riporta poi il comunicato di Pfizer nel quale si legge che il sito di Catania “continuerà a essere parte integrante della rete globale di produzione e fornitura Pfizer ed è stato programmato un intervento di modernizzazione, con un ulteriore investimento di 27 milioni nei prossimi tre anni”.

COSA HA DETTO IL DIRETTORE DELLO STABILIMENTO

Il comunicato dovrebbe quindi lasciar presagire che non è ancora tutto perso. “Lo stabilimento di Catania svolge un ruolo fondamentale per Pfizer – ha spiegato Giuseppe Campobasso, direttore del sito produttivo -: i cambiamenti sono necessari per garantire il futuro dello stabilimento e i colleghi sono la nostra priorità: stiamo lavorando per valutare tutte le opzioni e abbiamo identificato e offerto alcune opportunità, che si potranno concretizzare nel trasferimento all’interno della nostra stessa rete di produzione in Italia, oltre che supportare economicamente l’uscita e facilitare il ricollocamento”.

I MOTIVI DEL RIDIMENSIONAMENTO

“Uno dei motivi del ridimensionamento di Catania – scrive Il Post – è che in Sicilia non vengono prodotti componenti o preparati che servono per i vaccini contro il coronavirus, diventato comprensibilmente uno dei principali prodotti di Pfizer”.

La richiesta di farmaci iniettabili prodotti nell’impianto, prosegue il quotidiano, “è in forte calo”, tanto che “nell’ultimo anno ne sono stati prodotti circa 3 milioni di flaconi contro picchi di 15 milioni all’anno tra il 2017 e il 2019”.

I PROFITTI DI PFIZER

Non si può certo pensare che i tagli siano dovuti a una crisi del gigante farmaceutico che, come ricorda Il Post, nell’ultimo trimestre del 2021 ha fatturato 24 miliardi di dollari e un profitto di 8,15 miliardi di dollari.

Si attendono nei prossimi giorni i risultati del quarto trimestre 2021 che riferiranno quanto è cresciuta l’azienda grazie al suo vaccino anti Covid sviluppato in collaborazione con BioNTech.

Dati quarto trimestre 2021. Fonte: Pfizer

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