Una vita nel diritto e un passato anche in politica, da ministro. Sabino Cassese ha il curriculum necessario per provare a interpretare, dal punto di vista giuridico, l’inusuale periodo che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, tra libertà che vengono azzerate e diritti che finiscono compressi per tutelare il valore della salute. C’è chi, in merito, sul Web e sui giornali, parla già di “dittatura sanitaria”. Rischiamo davvero di rinunciare ai principi fondamentali della nostra Costituzione?
CASSESE: “NON RINUNCIAMO AGLI INTERESSI COLLETTIVI”
“Non vedo rischi, le dittature asiatiche passano sopra a moltissimi interessi collettivi a cui noi teniamo”, ha spiegato il giudice emerito della Corte Costituzionale Cassese a Piazza Pulita. “Noi siamo circondati da questi interessi collettivi e vogliamo che siano tutelati, per tutelarli ci vuole tempo e il tempo richiede dei costi che siamo disposti a sopportare”. “La società italiana – ha continuato Cassese nel corso dell’ultima puntata della trasmissione condotta da Corrado Formigli su La7 – sta rispondendo molto bene al dramma, vedo una partecipazione collettiva a questa vita sospesa. C’è più obbedienza alle norme di quanto non appaia: non focalizziamoci sui fenomeni marginali. Persino il mondo della politica, solitamente molto litigioso, ha smesso di litigare”.
SULLA LAGARDE E SULLA SOLIDARIETÀ EUROPEA
Su Christine Lagarde, numero 1 della Banca centrale europea, rea di aver pronunciato una improvvida frase che venerdì scorso ha fatto crollare tutte le Borse e, in particolare, Piazza Affari (-17%): “Penso che la voce dell’Europa non sia quella della Lagarde ma di Ursula von der Leyen che ha pronunciato il discorso del ‘siamo tutti italiani’. La Lagarde è titolare di una titolare di una istituzione indipendente. La voce dell’Europa è quella della coesione piuttosto che quella infelice uscita”.
SUL RAPPORTO STATO REGIONI NELL’EMERGENZA
“Non possiamo pensare che davanti a una epidemia si facciano riunioni”, ha sibilato Cassese. “Il Servizio Sanitario si chiama ‘nazionale’ perché riguarda la nazione. L’idea che debba essere consultato ciascun presidente di Regione – a proposito, smettiamo di chiamarli governatori perché non sono tali – è sbagliata. La legge dice chiaramente che la linea di comando è delineata: decide il ministro della Salute”.
CONTE “AVEVA BISOGNO DI UN PALCOSCENICO”
E il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarebbe stato però il primo a non rispettare la catena di comando prevista dalla legge: “Ha avuto bisogno di un palcoscenico. È stato onnipresente”, sentenzia Cassese. “La legge dice chiaramente che tutto è in capo al ministro della Salute in questi casi”.
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