Ieri riunione del Casl Abi: è stato fatto il punto sul percorso da fare con i sindacati in vista della ripresa del negoziato. La parte normativa sarà una vera e propria prova del nove per misurare la compattezza delle banche nel percorso di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei bancari Abi, sottolinea oggi il Sole 24 ore.
Il negoziato riparte il 21 settembre, come si legge nella lettera ricevuta ieri dai segretari generali di Fabi, Lando Maria Sileoni, First Cisl, Riccardo Colombani, Fisac Cgil, Susy Esposito, Uilca, Fulvio Furlan e Unisin, Emilio Contrasto. All’incontro, a fianco del presidente del Casl (Comitato affari sindacali e del lavoro dell’Abi), Ilaria Maria Dalla Riva, ci sarà anche il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini e il responsabile dell’area sindacale, Stefano Bottino, oltre ai rappresentanti del gruppo Intesa Sanpaolo che, nei mesi scorsi, hanno revocato il mandato di rappresentanza sindacale all’Abi e partecipano al negoziato con la formula dell’invito permanente.
“Non essendoci un progetto comune sulla parte normativa e su come gestire i cambiamenti del lavoro che devono passare da una regolamentazione nazionale e da una attuazione nei gruppi, con gli accordi di secondo livello, si creeranno inevitabilmente delle divisioni fra i gruppi bancari e, per nascondere questa situazione, il focus sarà spostato sulla parte economica, dove, però, il sindacato non farà alcun passo indietro” sulla richiesta di aumento medio mensile di 435 euro. Lo ha detto, in una intervista al Sole 24 Ore, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, in relazione al negoziato in corso per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei dipendenti delle banche italiane.
L’imposta sugli extraprofitti delle banche “non potrà pesare sul negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro dei bancari”, ha aggiunto Sileoni. “La premessa del prossimo incontro per la parte economica è nella decisione del ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, al nostro congresso. Il Casl Abi non potrà non considerare quella posizione che va ritenuta come la dichiarazione politica del primo gruppo bancario italiano”, ha spiegato il segretario generale della Fabi.
Per quanto riguarda ancora la parte normativa del contratto, Sileoni ha detto che c’è “la comprensione dei cambiamenti del modello organizzativo e del lavoro e la volontà, da parte nostra di condividerla con le banche. Ma il problema non e’ tanto sindacale, visto che noi abbiamo presentato una piattaforma molto articolata e complessa, quanto datoriale. All’interno del Casl di Abi, alcune banche non hanno ne’ un progetto definito ne’ una visione rispetto a dove portare il proprio gruppo. Fino a oggi non lo hanno espresso, vedremo nei prossimi incontri”.
L’ultimo incontro tra le parti è avvenuto a fine luglio e ha portato a un congelamento delle previsioni dell’ultimo contratto, scaduto a fine 2022, fino al 31 dicembre di quest’anno. Da allora, pur essendo passate solo poche settimane, il settore bancario è stato alle prese con una serie di chiaroscuri, ha rimarcato il quotidiano di Confindustria: “In chiaro ci sono le trimestrali che confermano risultati molto positivi in maniera pressoché generalizzata, in scuro c’è la possibile tassa sugli extraprofitti che per il settore rappresenta un ingente drenaggio di risorse. Su questo Sileoni ha già messo le mani avanti però, dicendo che «la tassa non potrà pesare sul negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro dei bancari». E quindi sull’aumento salariale su cui si sono create molte aspettative tra i lavoratori”.