Si fa sempre più profondo il solco che separa Intesa Sanpaolo da Palazzo Altieri. Dopo che a febbraio il gruppo creditizio capeggiato da Carlo Messina ha revocato all’Abi la delega sindacale – in vista del rinnovo del contratto nazionale dei bancari – ieri il suo amministratore delegato ha teso la mano ai sindacati e ha detto sì all’aumento di 435 euro in busta paga per i lavoratori del settore.
L’APERTURA SUL CONTRATTO DEI BANCARI
L’apertura, avvenuta durante il XXII congresso nazionale della Fabi, è stata ovviamente ben accolta dalle organizzazioni sindacali e deve aver lasciato un po’ di stucco l’Associazione bancaria che ha tenuto a precisare: noi rappresentiamo tutti.
Va ricordato che i dipendenti degli istituti di credito sono circa 264mila e di questi un terzo lavorano in Intesa Sanpaolo. Come il padrone di casa, il segretario generale Lando Maria Sileoni, che sulla questione dell’aumento salariale ha le idee ben chiare: “Senza le 435 euro nel prossimo contratto io mi dimetto. Sono al mio ultimo mandato. Sono pronto a tutto”.
COS’HA DETTO IL CAPO AZIENDA DI INTESA SANPAOLO
Messina, come riportato da tutte le agenzie, ha sostanzialmente collegato il rinnovo del ccnl dei bancari con la fase economica attuale, stretta nella morsa dell’inflazione e del rialzo dei tassi d’interesse. Secondo il banchiere romano è “inaccettabile” non “concedere aumenti consistenti ai lavoratori in banca”, operazione che vedrebbe “con grande favore”.
“Con un utile netto di 7 miliardi di euro, non ho coraggio a guardare in faccia le persone e dire che mi metto a negoziare su questo aspetto” ha detto con molta franchezza il ceo. “Il tipo di stipendio che viene percepito dalla gran parte delle persone in banca richiede di fare interventi in un momento come questo. In una fase in cui c’è un incremento della redditività significativa, non è in nessun modo accettabile non concedere aumenti consistenti ai lavoratori in banca. Io mi ritrovo con le richieste fatte dai sindacati”.
Non solo, dunque, l’aumento di stipendio “è una richiesta accettabile in un contesto come quello attuale” ma anzi “è possibile immaginare uno sforzo tra banche e sindacati per una distribuzione degli utili anche alle persone che lavorano in banca, come forma di retribuzione”. A tal proposito, ha aggiunto di aver chiesto internamente di studiarne la fattibilità.
IL PLAUSO DEI SINDACATI
Come era facile attendersi, l’apertura di Messina all’aumento di 435 euro è molto piaciuta ai sindacati. “Accettiamo e accogliamo con favore le parole dell’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Abbiamo costruito una piattaforma unitaria, cinque organizzazioni sindacali insieme, che vuole parlare all’intero settore. Quella di Messina è un’apertura che accogliamo con favore, nella speranza che sia accolta da tutto il sistema bancario per arrivare al rinnovo di un contratto in un momento cruciale” ha affermato la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, durante una tavola rotonda al congresso Fabi.
Ancora più netto, riferisce l’Ansa, il commento di Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca. “La trattativa è da fare completa perché i temi sul tappeto sono tanti. Sulla parte economica siamo soddisfatti di quello che ha detto Messina. L’aumento noi lo riteniamo portato a casa, perché Intesa Sanpaolo ha il suo peso e Abi deve tenerne conto”.
Qualche parola in più da parte del segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani. “Quel che ha detto oggi il Ceo di Intesa Carlo Messina è di grande importanza sia per quanto attiene alla rivendicazione salariale che abbiamo avanzato per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari, sia per quanto riguarda la partecipazione dei lavoratori agli utili generati dalle banche. Dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione significa tradurre in pratica il pensiero dei padri costituenti, che vedevano nella partecipazione la forma più alta di realizzazione della persona nel lavoro”.
LA REAZIONE DELL’ABI E DI BPER
A tanto entusiasmo è corrisposta una frenata dalle parti di Palazzo Altieri. “Il ceo Carlo Messina ha parlato per Intesa Sanpaolo. Nel mio ruolo bisogna fare una sintesi tra tutte le banche, tutte diverse tra loro” ha esordito l’attuale presidente del Casl e manager Unicredit, Ilaria Dalla Riva, secondo cui “sarà interessante fare questo percorso” per arrivare a una soluzione “con i sindacati della categoria”.
Parole che non sono risuonate benissimo alle orecchie di Sileoni: “Quello che ha detto il Ceo di Intesa Messina sulla parte economica conta, non ve lo potete rimangiare nessuno. E’ chiaro che parla per la sua azienda, ma non ci si può nascondere il peso che ha la sua banca nel sistema” ha replicato con il piglio che gli è proprio, aggiungendo poi: “Voi state preparando il terreno per non darci più soldi. Una parte delle banche vuole darci più soldi e una parte è per dire che 435 euro sono troppi”.
A quel punto, riportano le agenzie, la controreplica di Dalla Riva: “Quello che so a oggi non mi consente di dare un’apertura su una cifra precisa. I temi di un contratto non sono solo quelli economici. A noi interessano i temi di un contratto che sia sostenibile. Temi come l’occupabilità, l’innovazione, capire cosa destinare al secondo livello. Una piattaforma ricca con tanti argomenti che afferiscono a tanti argomenti diversi”.
Al congresso della Fabi si è registrato anche un atteggiamento assolutamente in linea con il personaggio da parte del presidente dell’Abi. “Sono in corso le assemblee dei lavoratori in tutte le banche e fino a quando non si concludono non mi esprimerò” ha detto Antonio Patuelli, come riferito da tutte le agenzie.
Si è invece lasciato andare di più il numero uno di Bper, Piero Montani: “L’aspetto economico è importante, ma non il più importante” ha sottolineato per poi unirsi al discorso fatto dall’ad di Intesa Sanpaolo: “Credo che Messina abbia ragione, stiamo negoziando e sono convinto che si chiuderà bene e velocemente. Il mondo delle banche sta cambiando e le banche sono diverse una dall’altra – ha rilevato -. Se non andiamo avanti nella direzione di contratti più flessibili, rischiamo delle rigidità”.