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Come vanno (e come andranno) i conti di Intesa Sanpaolo

I conti 2020 e le previsioni sugli utili 2021 di Intesa Sanpaolo.

 

Intesa Sanpaolo ha deciso di prevedere un utile 2021 “oltre i 3,5 miliardi” considerando anche Ubi “per avere uno spazio di manovra, ma il nostro impegno e’ assolutamente di superare questo obiettivo”. Lo ha dichiarato l’a.d. Carlo Messina, prevedendo che l’istituto ‘superera’ facilmente il target’.

Ma vediamo ora come sono andati i conti 2020 di Intesa Sanpaolo.

ECCO I CONTI 2020 DI INTESA SANPAOLO

Intesa Sanpaolo ha chiuso il 2020 con un utile netto contabile di 3,3 miliardi, a fronte dei 4,2 miliardi del 2019. Senza considerare l’apporto di Ubi Banca nei 5 mesi di appartenenza al gruppo ed escludendo l’impatto dell’acquisizione, l’utile e’ pari a 3,1 miliardi. Nel corso dell’esercizio il gruppo ha iscritto a bilancio 2,2 miliardi di rettifiche di valore su crediti per i futuri impatti di Covid-19. Tornando ai valori contabili, i proventi operativi netti si attestano a 19 miliardi (17,4 mld senza Ubi, -4,2% annuo), con interessi netti a 7,8 miliardi (7,1, +0,9%) e commissioni nette a 8,3 miliardi (7,6, -4,8%). I costi operativi si attestano a 9,9 milairdi (9,1, -3,4%), per un rapporto cost/income al 52,4% e in aumento al 52,2% senza Ubi. Quanto alla solidita’ patrimoniale, il Cet1 fully loaded e’ al 15,4% e al 16,9% escludendo l’acquisizione di Ubi Banca (al 15,9% considerando Ubi ma escludendo le attivita’ da cedere a Bper). Il cda proporra’ la distribuzione di un dividendo cash da 694 milioni, ‘pari al massimo consentito dalle raccomandazioni della Bce), corrispondente a una cedola da 0,0357 euro per azione.

Nel solo quarto trimestre Intesa ha registrato una perdita, al netto di Ubi, di 902 milioni. Risultato che sconta l’azzeramento dell’avviamento della Banca dei Territori, ‘anche connesso all’aumento del valore contabile della divisione conseguente all’integrazione di Ubi Banca’, che ha comportato rettifiche per 912 milioni. Tornando ai risultati contabili del 2020, il risultato della gestione operativa ammonta a 8,3 miliardi (escludendo l’apporto di 729 milioni di Ubi Banca), in diminuzione del 5% rispetto al 2019. Le rettifiche di valore nette su crediti sono raddoppiate a 4,2 miliardi, includendo i 2,2 miliardi ‘per i futuri impatti di Covid-19’.

Quanto agli aggregati patrimoniali, i finanziamenti verso la clientela sono pari a 402 miliardi (escludendo l’apporto di 60 miliardi di Ubi Banca), in aumento dell’1,7% rispetto al 31 dicembre 2019. Il complesso dei crediti deteriorati netti ammonta a 10,3 miliardi, in diminuzione del 27,3% rispetto al dicembre 2019. Nel dettaglio, lo stock di crediti deteriorati scende a dicembre 2020 rispetto a dicembre 2019 del 34,6% al lordo delle rettifiche di valore e del 27,3% al netto, per un’incidenza sui crediti complessivi al 4,9% al lordo delle rettifiche di valore e al 2,6% al netto escludendo l’apporto di Ubi Banca (rispettivamente al
4,4% e al 2,3% includendolo). La copertura degli npl si attesta al 49,4% senza Ubi (al 48,6% con Ubi), quella delle sole sofferenze al 58,8% (58,3%).

Nel corso del 2020 il gruppo ha erogato ‘circa 87 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine (circa 105 miliardi includendo Ubi Banca), con circa 77 miliardi in Italia (circa 95 miliardi includendo Ubi Banca), di cui circa 63 miliardi erogati a famiglie e piccole e medie imprese. Le attivita’ finanziarie della clientela risultano pari a 1.010 miliardi, in aumento del 5,1% rispetto al 31 dicembre 2019, con raccolta diretta a 457 miliardi, in crescita del 7,4% rispetto al 31 dicembre 2019.

Passando infine ai risultati delle singole aree di business, la Banca dei Territori ha registrato un utile di 235 milioni (escludendo l’azzeramento dell’avviamento), in calo del 76,5% rispetto al 2019. La Divisione Imi Corporate Investment Banking ha chiuso il 2020 con un utile di 1,9 miliardi (+2,5%), le International Subsidiary Banks hanno ottenuto 473 milioni (-34,6%), il Private Banking 873 milioni (-4,9%), l’Asset Management 519 milioni (+0,2%) e la divisione Insurance 686 milioni (+3,8%).

Ora vediamo in dettagli i capitoli dei conti 2020 di Intesa Sanpaolo

I CONFRONTI CON IL CONSENSO

Il gruppo bancario guidato dal ceo Carlo Messina, ha chiuso il 2020 battendo le attese del consenso Bloomberg e di Banca Akros – sottolinea Mf/Milano Finanza – con ricavi per 19,023 miliardi, costi operativi per 9,971 miliardi, un margine operativo lordo per 9,052 miliardi e un utile netto per 3,277 miliardi.

LE PREVISIONI SU INTESA

Le attese del consenso Bloomberg erano per 18,776 miliardi di ricavi e 2,621 miliardi di utile netto rettificato. Banca Akros si aspettava 18,557 miliardi di entrate, costi operativi per 9,737 miliardi, un margine operativo lordo per 8,820 miliardi, rettifiche sui prestiti per 6,043 miliardi e 3,2 miliardi di profitti netti.

IL ROSSO DEL QUARTO TRIMESTRE DELL’ANNO

Il quarto trimestre dell’anno, come atteso dagli analisti, ha chiuso invece con un rosso per 3,099 miliardi dovuto soprattutto agli oneri di integrazione in seguito all’opas, lo scorso anno, su Ubi banca.

I RAPPORTI DI INTESA SANPAOLO

Il gruppo milanese ha raggiunto un rapporto cost/income al 52,2% nel 2020 escludendo l’apporto di Ubi e al 52,4% includendolo, tra i migliori in Europa.

IL COSTO DEL RISCHIO

Il costo del rischio si è attestato a 50 punti base escludendo l’impatto delle rettifiche per i futuri impatti di Covid-19 (pari a 54 punti base), inferiore ai 53 del 2019.

LA SOLIDITA’ PATRIMONIALE

Quanto ai coefficienti di solidità patrimoniale, il Cet 1 ratio post dividendi proposti è del 15,4% pro-forma a regime (16,9% escludendo Ubi), 15,9% includendo l’acquisizione di Ubi ma non le attività da cedere a Bper.

LA REMUNERAZIONE DEGLI AZIONISTI

La remunerazione degli azionisti resta una priorità per la banca: a maggio Intesa intende distribuire circa 700 milioni di dividendi in contanti (pari a 3,57 euro per azione, rappresenta un dividend yield dell’1,7% ai prezzi attuali), il quantitativo massimo stabilito dalla Bce per ora, ma una volta superate le restrizioni di Francoforte, dopo il 30 settembre 2021, il gruppo chiederà l’autorizzazione a distribuire in contanti, dalle riserve, la parte restante del payout ratio previsto, pari complessivamente al 75% di 3,5 miliardi di utile netto normalizzato 2020.

L’IMPEGNO SUI DIVIDENDI

Intesa conferma inoltre l’impegno a erogare dividendi per un payout ratio del 70% rispetto all’utile netto 2021, parzialmente attraverso un interim dividend nel corso di quest’anno, soggetto all’approvazione della modifica statutaria da parte della Bce e dell’assemblea straordinaria.

LE PAROLE DI MESSINA (INTESA SANPAOLO)

L’ad Carlo Messina ha spiegato che “in questo contesto di straordinaria complessità, nel 2020, superando il nostro obiettivo, abbiamo conseguito un utile netto pari a 3,1 miliardi di euro, escludendo l’impatto contabile della combinazione con UBI Banca e dell’impairment dell’avviamento della Banca dei Territori ed il contributo di 5 mesi delle attività di Ubi Banca. Includendo il contributo di 5 mesi delle attività di Ubi, l’utile netto normalizzato è di 3,5 miliardi di euro, senza considerare l’impatto contabile derivante dalla combinazione con Ubi e dall’impairment dell’avviamento”.

IL GIUDIZIO DI MESSINA

Nel 2020, ha proseguito Messina, “abbiamo ottenuto il miglior risultato di sempre nel settore assicurativo, con i ricavi dal ramo danni non motor in crescita a 500 milioni. Le commissioni hanno mostrato una significativa ripresa nel secondo semestre e in particolare nell’ultimo trimestre del 2020. Il margine di interesse è tornato a crescere annualmente dopo 5 anni consecutivi di calo. I costi nel 2020 segnano una riduzione del 3%”.

LA RIDUZIONE DI STOCK DI CREDITI DETERIORATI

Nell’ultimo trimestre dello scorso anno la banca ha ulteriormente accelerato la riduzione dello stock di crediti deteriorati, infatti nel corso del 2020 è stata pari a 10,8 miliardi di euro. Grazie a ciò “abbiamo superato con un anno di anticipo l’obiettivo di riduzione di crediti deteriorati previsto dal Piano d’Impresa 2018-2021 e abbiamo raggiunto i più bassi livelli di Npl ratio dal 2007 con un Npl ratio lordo del 3,7%, includendo Ubi, e un Npl ratio netto del 2,3%, sempre includendo Ubi”, ha proseguito Messina. Il manager ha poi sottolineato il Common Equity ratio al 15,4% e, considerando la riduzione degli asset ponderati per il rischio (Rwa) dovuto alla cessione di filiali a Bper, si colloca al 15,9% pro forma.

UTILE PRE-TASSE

Messina ha poi spiegato che la banca ha allocato oltre 6 miliardi di euro dell’utile pre-tasse del 2020 all’ulteriore rafforzamento: 2,2 miliardi ad accantonamenti per futuri impatti della pandemia, 2,1 miliardi per accantonamenti addizionali su crediti deteriorati e in bonis di Ubi e 2 miliardi ai costi di integrazione.

IL RISPARMIO GESTITO

Quanto al risparmio gestito, cavallo di battaglia del gruppo, ora la banca gestisce oltre 1.200 miliardi di euro, mentre l’offerta digitale ha raggiunto oltre 12 milioni di clienti multicanale e 7 milioni di clienti che utilizzano le App.

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