Mentre Deutsche Bank inizia a raccogliere qualche frutto dal piano di ristrutturazione varato a luglio 2019 dopo il fallimento della fusione con Commerzbank, quest’ultima resta indietro. Il maggiore Istituto di credito tedesco ha chiuso il terzo trimestre del 2020 con un utile netto di 309 milioni di euro, superando le attese degli analisti. I conti, tra le altre cose, hanno confermato per la banca l’importanza del business sui prestiti a leva. Commerzbank ha invece terminato il terzo trimestre del 2020 con una perdita di 69 milioni di euro, un dato che è stato influenzato dai costi di ristrutturazione e dagli accantonamenti per perdite future su crediti. In questo contesto la banca resta in attesa del nuovo amministratore delegato e di un nuovo piano di turnaround che potrebbe arrivare nel primo trimestre del 2021.
I RISULTATI DI DEUTSCHE BANK
Il radicale piano di ristrutturazione che Deutsche Bank ha illustrato nel luglio del 2019 e che durerà fino al 2022 sembra dare i suoi frutti. La banca tedesca ha chiuso il terzo trimestre del 2020 con un utile netto di 309 milioni di euro (perdita di 832 milioni di euro nel terzo trimestre del 2019), dato che porta l’utile netto dei nove mesi a 435 milioni di euro (-3,8 miliardi di euro nei nove mesi del 2019).
I ricavi del terzo trimestre si sono attestati a 5,9 miliardi di euro (+13% anno su anno) e a 18,6 miliardi di euro nei nove mesi (+4% anno su anno). Una forte spinta al fatturato è arrivata dalla divisione Investment Bank che ha realizzato ricavi per 2,4 miliardi di euro nei tre mesi (+43% anno su anno) e per 7,396 miliardi di euro nei nove mesi (+35% anno su anno). Il fatturato dell’Investment Bank è stato sostenuto dalla voce ‘Debt Origination’ per 387 milioni di euro nei tre mesi (+20% anno su anno) e per 1,225 miliardi di euro nei nove mesi (+43% anno su anno). Il Common Equity Tier 1 capital ratio si è mantenuto stabile al 13,3%, 285 punti base al di sopra dei requisiti normativi.
La continua e consistente riduzione dei costi ha contribuito alla compensazione dei venti contrari, tra cui le perdite su crediti legate al Covid e gli oneri ricorrenti della ristrutturazione. Nel complesso Deutsche Bank, come si legge nel comunicato dei conti, resta sulla buona strada per il raggiungimento di tutti gli obiettivi finanziari e strategici del piano di trasformazione. Gli analisti hanno apprezzato i risultati di Deutsche Bank. Ubs, ad esempio, ha evidenziato che l’utile netto ha superato le proprie attese e quelle del consenso.
MOODY’S APPREZZA I PROGRESSI DEL PIANO DI TRASFORMAZIONE
Moody’s ha confermato ad A3 il rating a lungo termine di Deutsche Bank e ha migliorato l’outlook da negativo a stabile. La mossa dell’agenzia di rating è basata proprio sul fatto che, a oltre dodici mesi dall’inizio della profonda trasformazione, la banca ha realizzato un modello di business più equilibrato e sostenibile.
IL BUSINESS DEI PRESTITI A LEVA
In questo contesto di miglioramento, in un recente articolo il Financial Times ha scritto che Deutsche Bank ha rifiutato la richiesta da parte della Banca centrale europea di sospendere alcune delle attività chiave sui prestiti a leva (leveraged loan), concessi principalmente per l’acquisto di società a debito da parte di private equity. La Bce, racconta il FT, in estate ha inviato alla banca una lettera spiegando che la gestione del rischio interno dell’Istituto di credito per le transazioni ad alto grado di leva finanziaria era “incompleto”, dando a Deutsche Bank il termine di fine settembre per colmare le carenze nel risk management. La Vigilanza “incoraggiava” inoltre l’Istituto di credito a congelare alcune transazioni. La banca tedesca ha risposto alla Bce che la sospensione era “poco pratica” anche se ha rafforzato il suo processo di approvazione interno e attualmente si è allineata alle pratiche richieste dalla Banca centrale europea.
Deutsche Bank, scrive il Financial Times , ha dichiarato infatti che “i leveraged loan sono un business importante per l’economia e per molte banche, inclusa Deutsche Bank. Abbiamo una solida esperienza nel business e seguiamo un approccio di gestione del rischio prudente, in linea con la normativa”. I leveraged loan sono un’attività con alto rischio e rendimento e sono inclusi nella divisione di origination per il debito (Debt Origination) che nei primi nove mesi del 2020, come evidenziato in precedenza, ha generato ricavi pari a 1,225 miliardi di euro per Deutsche Bank. Per i leveraged loan, secondo i dati di Dealogic, l’istituto di credito con sede a Francoforte nei primi nove mesi di quest’anno ha controllato l’8,6% del mercato in Europa e il 3,7% di quello americano, molto più grande.
In generale, negli ultimi anni la Bce si è preoccupata sempre più per i rischi legati alle operazioni di finanziamento a leva dal momento che la forte concorrenza tra le banche ha portato a un indebolimento degli standard di sottoscrizione e a un aumento della leva finanziaria. La pandemia da Coronavirus ha incrementato sempre più le preoccupazioni del regolatore che ha lanciato l’ultimo allarme a maggio 2020, evidenziando che i mercati globali per i leveraged loan “stanno affrontando venti contrati che non si vedevano dalla crisi finanziaria del 2008-2009”.
I RISULTATI DI COMMERZBANK
Mentre Deutsche Bank inizia a raccogliere i primi frutti del piano di trasformazione, Commerzbank, con un peso del retail molto più elevato, resta più indietro. Commerzbank ha chiuso il terzo trimestre del 2020 con una perdita netta di 69 milioni di euro (utile di 297 milioni di euro nello stesso periodo del 2019) e una perdita di 162 milioni di euro nei nove mesi del 2020 (utile di 681 milioni di euro dei nove mesi del 2019), mentre continua la riorganizzazione interna e fronteggia l’impatto dell’epidemia da Coronavirus. I ricavi del trimestre si sono attestati a 2,033 miliardi di euro (2,182 miliardi di euro nello stesso periodo del 2019) mentre il fatturato dei nove mesi è stato pari a 6,158 miliardi di euro (6,467 miliardi di euro nello stesso periodo dell’anno precedente). Il Common Equity Tier 1 ratio è invece aumentato lievemente attestandosi al 13,5% (13,4% alla fine di giugno 2020). Commerzbank, come ha evidenziato la stessa banca nel comunicato, continua a lavorare strategicamente sui costi e ha posto le basi per ulteriori riduzioni tramite chiusura di filiali e riduzione dell’organico.
PERDITA INFLUENZATA DA COSTI RISTRUTTURAZIONE E ACCANTONAMENTI
La perdita netta della banca è stata influenzata da costi di ristrutturazione pari a 201 milioni di euro e da 272 milioni di euro di accantonamenti per future perdite di credito effettuati nel terzo trimestre (1,067 miliardi di euro nei nove mesi del 2020), di cui 181 milioni di euro legati alla pandemia da Covid. Commerzbank si aspetta un ulteriore incremento del dato nel quarto trimestre e prevede di chiudere il 2020 con accantonamenti per future perdite su crediti tra 1,3 e 1,5 miliardi di euro. Considerando questo fattore e i costi di ristrutturazione, la Banca stima di terminare l’intero 2020 in perdita. Il Common Equity Tier 1 ratio si attesterà almeno al 13% a fine anno. Per il Cfo di Commerzbank, Bettina Orlopp, si deve presumere che alcune piccole imprese non riusciranno a superare la crisi, anche se la banca non si aspetta uno tsunami di insolvenze.
Il Financial Times ha evidenziato che l’aumento degli accantonamenti per perdite su crediti di Commerzbank è in contrasto con il quadro emerso da Deutsche Bank, dove i venti contrari legati alla pandemia nel terzo trimestre si sono affievoliti più velocemente delle attese. Interpellato sulle differenze, prosegue il FT, il Cfo ha detto che Commerzbank ha un “approccio conservativo” sugli accantonamenti e ha poi evidenziato l’enorme incertezza causata dalla pandemia. Commerzbank resta in attesa dell’arrivo del nuovo amministratore delegato Manfred Knof previsto per gennaio 2021. Il Cfo della banca si è dichiarato fiducioso sul fatto che l’Istituto di credito sarà in grado di svelare un nuovo piano di turnaround nel primo trimestre del 2021.
IL COMMENTO DEGLI ANALISTI
Per gli analisti di Citigroup i risultati di Commerzbank sono stati deludenti ma non disastrosi. Gli esperti pensano inoltre che il livello di Cet1 consentirà alla banca di poter effettuare un’altra profonda ristrutturazione. Per quanto riguarda invece la crescita inorganica gli analisti di Ubs pensano che l’M&A sia improbabile per Commerzbank, almeno nel breve periodo.