Caro direttore,
i miei amici malpensanti di Torino si sono nuovamente fatti vivi. Sostengono che l’elezione a presidente di Fondazione Crt della Poggi, l’ambiziosa costituzionalista ciellina, riuscirà a mettere la sordina alla saga Crt. D’altronde lei stessa furbescamente ha prontamente detto che la sua nomina agevola i rapporti con il ministero dell’Economia per un appianamento della questione e per contribuire al lavoro del Tesoro; poffarbacco.
Ho provato a chiedere loro perché nutrano questa certezza, dato che, tra procure e finanzieri e giornali eccitatissimi, il caso non mi pare affatto facile da intorpidire. Pensavo di sorbirmi il solito sermone sui tentacoli di Comunione e Liberazione, invece a sorpresa i miei amici torinesi hanno risposto come un sol uomo “Guzzetti”.
Pensano, insomma, che il Grande Vecchio delle fondazioni bancarie voglia che su Torino cali il silenzio quanto prima. Diversamente, avanti di questo passo, rischierebbe di essere rimesso in discussione il Protocollo ACRI-MEF, e chissà cosa altro ancora riserverebbe il futuro.
Ti confesso, caro direttore, che pensavo cose simili anche io prima che la Procura di Torino si mettesse in moto. Da quel momento mi sono convinto che, qualunque fosse il pensiero iniziale di Guzzetti e dei suoi, il silenziamento non fosse più un’opzione percorribile. E che allo stesso Guzzetti a questo punto convenga circoscrivere il caso di Crt, e condannarlo con grande durezza per evitare che si pensi che “così fan tutte”. Ovviamente accetto scommesse, caro direttore: avranno ragione i miei amici torinesi, o stavolta ci vedo giusto io?
Francis Walsingham