Caro direttore,
vedo che l’infilata di titoli di stamattina, 8 giugno, sulla fondazione Crt ti ha lasciato non poco stordito. Ti sei fatto taciturno! Non vedo alcun pezzo di Startmag sul tema né tuoi post sfruculiosetti su X. Che cosa ti succede? Qualche messaggino ti ha intimorito? O ci stai capendo più nulla?
Un po’ ti capisco: il Sole 24 ore spara un titolo ermetico, roba alla Montale o poco ci manca (“Fondazione Crt, Poggi presidente. Commissariamento più vicino”). Il più chiaro rischia di essere quello del Fatto Quotidiano (“La Fondazione Crt sfida Tesoro e Pm: Poggi è presidente”), a pari merito con Repubblica (“Crt non ascolta il governo. Poggi presidente dopo Palenzona. “Aiuteremo gli ispettori del Mef””).
Lascia che ti dica come la vedo io.
Giorgetti si conferma per l’ennesima volta un re tentenna (d’altronde quante volte negli ultimi anni indiscrezioni giornalistiche di cronisti che frequentano i ministeri retti da Giorgetti hanno scritto che stava per dimettersi?), tant’è che gli ispettori da Roma sono partiti solo dopo che la Procura di Torino aveva spiccato sette avvisi di garanzia.
Gli ispettori del Mef – secondo quanto mi dicono amici ministeriali – a quanto pare sono della Ragioneria e non del Dipartimento Economia, deputato a vigilare sulle fondazioni bancarie. Sorge il dubbio che il Dipartimento in questione, e il Tesoro prima ancora, non abbiano mai davvero avuto uomini e mezzi per condurre questo tipo di verifiche. Perché altrimenti chiedere in prestito ispettori a un altro dipartimento? Arduo mordere con le gengive, diceva mia nonna.
Che il ministero non abbia fatto finora una figura eccezionale si arguisce anche da quanto detto pochi giorni fa da Giorgetti e da quanto poi accaduto. Il ministro aveva detto: “Gli ispettori si fermeranno fino a quando necessario. L’evoluzione della situazione potrebbe anche suggerire o consigliare una proroga alla nomina del nuovo presidente di Fondazione Crt”. Per tutta risposta Il consiglio di indirizzo della fondazione ha nominato Poggi presidente di Crt. Non un successone per Giorgetti visti i suoi auspici.
Non solo. La Poggi, eletta con soli tredici voti (tra assenti, astenuti e schede bianche si è arrivati a questa cifra miserella), ha pensato bene nel tardo pomeriggio di venerdì di tenere un punto stampa. Apriti cielo! L’ambiziosissima costituzionalista ha infatti dichiarato che la sua elezione non è un pesce in faccia al Mef, bensì un segno del rafforzamento dei rapporti con il Mef. Ha anche fatto capire che proverà a far dimettere i consiglieri di amministrazione che il 22 aprile, nottetempo e con Palenzona dimissionario, si sono autonominati ovunque. C’è da crederle? I miei amici di Torino spergiurano che i rapporti tra la Poggi e la notaia Bima (membro del consiglio di amministrazione e protagonista dell’abbuffata del 22), sono più che ottimi. I miei amici di Torino osservano anche la folta presenza di esponenti di Comunione e Liberazione sparsi tra i vari organi della Fondazione.
Avrò forse a Torino amici piuttosto velenosetti ma in molti nel capoluogo piemontese consideravano Poggi come una “predestinata” fin da subito.
A questo punto, caro direttore, sarà interessante vedere se – e a partire da che momento – il suo nominativo inizia a fare capolino nelle chat dei congiurati di Crt che sono attualmente indagati dai pubblici ministeri torinesi.
Detta fuori dai denti: non è che di qui a qualche settimana salta fuori che la stessa Poggi era parte del piano? C’è da sperare di no.
Per questo qui a Milano in molti auspicano – pur essendo garantisti e per nulla ossequiosi verso le iniziative della magistratura – che Giorgetti consulti informalmente quanto prima i pm torinesi per evitare altre figure non eccelse, diciamo.
Cordiali saluti
Francis Walsingham