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Come e perché le economie dei Paesi Ue stanno affondando

I dati pubblicati da Eurostat dipingono quadro preoccupante per le economie dei Paesi europei. L'analisi di Giuseppe Liturri

 

C’era una volta, solo dieci mesi fa, la UE, seconda solo alla Cina come potenza esportatrice mondiale. L’Eurozona, il suo nucleo che adotta l’euro, macinava surplus mensili della bilancia commerciale nell’ordine di 20/30 miliardi ed inondava il mondo con i prodotti della sua industria manifatturiera. Alimentari e bevande, prodotti chimici, autoveicoli, tutto contribuiva positivamente a renderci la fabbrica del mondo, dopo gli inarrivabili cinesi.

I dati pubblicati da Eurostat dipingono tutt’altro quadro. Le importazioni crescono ad un ritmo doppio rispetto a quello delle esportazioni e siamo diventati importatori netti. Ad agosto l’eurozona ha fatto segnare un deficit mensile record della bilancia commerciale, pari a 59 miliardi (poco meno del doppio rispetto ai 34 di luglio). Ad agosto 2021, mostravamo ancora un risicato surplus di 2,8 miliardi. Partendo da gennaio, siamo passati da un surplus di 124 miliardi del 2021 ad un deficit di 229 miliardi. In otto mesi sono evaporati nel nulla 353 miliardi di saldo tra import ed export, che diventano 401 allargando l’osservazione all’intera UE.

Interessante è l’apertura di questo dato per categoria di prodotti. Da cui si evince la voragine che si è creata nella bilancia commerciale dei prodotti energetici. In otto mesi, il saldo di questi prodotti passa da -152 a -423, spiegando così, con un peggioramento di 271 miliardi, i ¾ del totale. Tiene il saldo positivo dell’import/export di alimentari e bevande, e scende vistosamente quello dei macchinari e degli autoveicoli, peggiorando di 42 miliardi. A chi dice che il peggioramento della bilancia commerciale dipende solo dai prodotti energetici farebbe bene osservare questi dati.

Ancora più illuminante la spaccatura del dato per partner commerciale. Il saldo con la Cina peggiora di 120 miliardi, a causa della sostanziale stagnazione delle nostre esportazioni. Conseguenza diretta del rallentamento dell’economia del dragone, in rallentamento a causa degli intermittenti lockdown. Fortunatamente tiene il surplus verso gli USA (circa 100 miliardi) ma esplode il deficit con Russia e Norvegia, grandi fornitori di prodotti energetici. Mosca passa da 37 a 115 miliardi di avanzo ed Oslo da 3 a 60. In due, sommano 135 miliardi di peggioramento del saldo.

I dati dei singoli Stati membri relativi al saldo extra UE ed intra UE sono una sequenza di disavanzi, con l’Italia che in 8 mesi passa da +38 a -23, quasi tutto imputabile agli scambi extra UE. Di rilievo il dato tedesco con il sostanziale dimezzamento del surplus extra UE (da 135 a 74 miliardi) ed un peggioramento anche del disavanzo intra UE da 6 a 35 miliardi. Continua a destare impressione il surplus commerciale intra UE dell’Olanda, piattaforma continentale del gas, che cresce da 140 a 206 miliardi. È come avere una Russia o una Norvegia in casa. Di rilievo anche il peggioramento della Francia che raddoppia il deficit commerciale da 66 a 124 miliardi, di cui i ¾  intra UE e con il ribaltamento di un modesto avanzo commerciale extra UE che vantava nel 2021.

Per chi ancora si meravigliasse del calo del PIL dell’Eurozona, che pure beneficia di elevati scambi al suo interno, ricordiamo che il saldo export/import è parte del PIL.

E concludiamo, sottolineando che questo vero e proprio disastro è in gran parte autoinflitto a cause di due scellerate scelte di politica economica:

  1. La brusca accelerata sul fronte della transizione ecologica da fonti fossili a fonti rinnovabili, che ha fatto partire l’impennata dei prezzi già nell’estate/autunno 2021;
  2. L’incredibile arroganza e presunzione che ha dominato la scelta di mostrare i muscoli alla Russia, senza avere adeguate contromisure disponibili nel breve termine. Con la prevedibile conseguenza di far saltare l’equilibrio tra domanda ed offerta di gas e di vedere i prezzi decollare. Il tutto fatto passare con la nobile giustificazione della difesa dei valori del diritto internazionale. Con il poco invidiabile risultato di avere il sanzionato che inanella surplus di bilancia commerciale, il sanzionatore che ha mandato in recessione un’economia di 450 milioni di consumatori ed il popolo ucraino da 8 mesi sotto le bombe.

La ciliegina finale è che le istituzioni UE, autrici di questo “capolavoro”, pretendono di essere parte della soluzione, dopo essere state causa del problema. In genere non funziona.

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