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Dati Bilancio Banche

Come e perché l’Antitrust pizzica le banche

Il Garante per la concorrenza e il mercato interviene sulle difficoltà di accesso al credito da parte di tanti clienti di banche e società finanziarie. Tutti i dettagli

Continua il lavoro dell’Antitrust in relazione all’emergenza Coronavirus dopo i tanti procedimenti avviati per pratiche commerciali scorrette. Prosegue anche l’attività di esplorazione nel mondo del credito, proprio nei giorni in cui il Garante per la concorrenza e il mercato è alle prese con la più importante operazione del settore degli ultimi tempi, l’Offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca. A destare l’interesse dell’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli è ora il comportamento tenuto da banche e società finanziarie nell’applicare le norme del decreto Cura Italia (18/2020), ora legge 24 aprile 2020 n. 27, e del decreto Liquidità per la sospensione dei mutui e dei prestiti e per l’erogazione di nuovi finanziamenti.

LE ISTRUTTORIE

L’Antitrust ha avviato quattro istruttorie nei confronti di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Sella e Findomestic per diverse problematiche. Sotto la lente del Garante sono finite – come emerge dalla comunicazione Antitrust – l’assenza di informazioni sulla tempistica per avere accesso alle varie misure di sostegno a favore di microimprese e consumatori, la mancanza di chiare indicazioni che derivano dalla sospensione del rimborso dei finanziamenti concessi alle imprese, in termini di aumento degli interessi complessivi rispetto al totale originariamente dovuto quale effetto dell’allungamento dei piani di ammortamento. Le banche in questione, secondo l’authority di Piazza Verdi, avrebbero posto “indebite condizioni all’accesso a tali misure, quali l’apertura di un conto corrente o possedere specifici requisiti non previsti dalla normativa, oppure avrebbero cercato di dirottare i richiedenti verso forme di accesso al credito diverse e potenzialmente più onerose rispetto a quelle” previste dal decreto Liquidità.

LE MORAL SUASION

Diverso invece il provvedimento preso nei confronti di altre 12 tra banche e finanziarie ovvero Bnl, Banco Bpm, Ubi Banca, Crédit Agricole, Credem, Montepaschi, Banco Popolare di Sondrio, Creval, Bcc Pisa, Agos Ducato, Compass e Fiditalia. Per loro l’Authority ha avviato una attività di moral suasion poiché ha riscontrato le stesse carenze di tipo informativo sulla tempistica di risposta e sulle effettive condizioni economiche di accesso alla sospensione dei rimborsi dei finanziamenti. Ancora una volta l’Agcm ha evidenziato una serie di criticità, da parte dell’utenza, per ottenere il dilazionamento delle esposizioni debitorie rispetto alle banche e alle società finanziarie e per avere accesso alla liquidità e al credito, così come previsto dai provvedimenti Cura Italia e Liquidità. Per questo ha deciso di intervenire “nella convinzione che solo condotte trasparenti, con informazioni complete e chiare, e prive di ostacoli ingiustificati, possono assicurare ai consumatori e imprese il sostegno economico indispensabile per affrontare l’attuale emergenza”.

LE CRITICHE DELL’ABI

Del resto, che qualcosa non sia andata liscia lo si era capito già nelle settimane scorse con le polemiche nate per le lamentele di tanti clienti che denunciavano la difficoltà di accesso al credito e i successivi chiarimenti da parte dell’Associazione bancaria. “In Italia ci sono 520 istituti: di questi alcuni sono efficienti, alcuni meno efficienti, ci sono quelli che fanno le cose per bene e quelli che approfittano di decreti scritti con i piedi” commentava Beppe Ghisolfi, consigliere esecutivo dell’Abi, ospite della trasmissione “L’aria che tira” su La7. Del resto, i documenti chiarificatori esistono: con due circolari, una datata 20 aprile e l’altra 24 aprile, Palazzo Altieri ha evidenziato le modalità di azione per gli istituti di credito ponendo l’accento in particolare su fatto che i nuovi finanziamenti con garanzia statale, previsti dal decreto Liquidità, non devono andare a coprire prestiti precedenti.

L’INTERVENTO DELLA BANCA D’ITALIA

Ieri sono arrivate anche comunicazioni ufficiali da parte di Via Nazionale tramite il capo del dipartimento di Vigilanza bancaria e finanziaria, Paolo Angelini, che è stato audito dalla commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Bankitalia, ha detto, ha inviato “una comunicazione a un gruppo di banche che presentano un numero di erogazioni” di prestiti con garanzia statale “in rapporto alle richieste ricevute inferiore al valore mediano del sistema”. Con la missiva Palazzo Koch ha perciò chiesto “di attivarsi rapidamente per rimuovere eventuali cause di ritardo imputabili a loro carenze” e comunque, ha spiegato, dai primi riscontri pare che i ritardi siano legati a fattori temporanei come organizzazione e alto numero di domande. L’auspicio della Banca centrale è che, grazie all’ampliamento dell’uso dell’autocertificazione contenuto nell’emendamento approvato al dl Liquidità, si possa “contribuire a snellire il processo e limitare gli ambiti di discrezionalità delle banche in materia di valutazione del merito di credito per i finanziamenti”.

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