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Svezia

Come Caltagirone sbuffa contro la Svezia per il siluro a Vianini Lavori

Rescisso un contratto alla joint venture Vianini Lavori-Cmc per la costruzione di due gallerie a Stoccolma. Caltagirone non ci sta: chiede 80 milioni di danni e parla di difficoltà ambientali. Mentre il quotidiano il Messaggero con un'inchiesta a puntate critica il modello svedese

Una vicenda che può riservare ancora colpi di scena e che proprio non va giù a Francesco Gaetano Caltagirone. A metà marzo Trafikverket, l’Agenzia per i trasporti svedese che è responsabile di costruzione, gestione e manutenzione delle strade e delle ferrovie statali, ha revocato i contratti per la realizzazione di due gallerie stradali a Stoccolma alla Lovon Samverkan AB (Lsab), la società di diritto svedese creata dalla joint venture tra Vianini Lavori, del gruppo Caltagirone, e Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna (Cmc).

Gli svedesi lamentano presunte carenze di lavoro ma per le due aziende italiane si tratta di motivazioni pretestuose. Ora la questione è in mano agli avvocati, intanto però il Messaggero, quotidiano edito da Caltagirone – che ha parlato di “difficoltà ambientali” in relazione a questa esperienza – evidenzia le pecche dell’ex modello svedese.

LA VICENDA VIANINI LAVORI-CALTAGIRONE IN SVEZIA

Secondo la ricostruzione del Sole 24 Ore, “la storia comincia nel gennaio 2016 quando Vianini e Cmc si aggiudicano l’esecuzione di due tronconi della più importante opera svedese degli ultimi dieci anni: 21 chilometri di arteria stradale a tre corsie, 18 dei quali in gallerie sotterranee. Alle due aziende italiane vengono assegnate due commesse da circa 350 milioni di euro per la realizzazione dei tunnel nella parte centrale del progetto, cofinanziato anche dall’Unione Europea. La strada, però, si mostra in salita fin dalle prime battute”.

E’ successo infatti che uno dei big svedesi del settore (Ncc) ha contestato alle due aziende l’assenza dei requisiti necessari per partecipare alla gara ma per due volte l’istanza di Ncc viene respinta. Ad agosto 2016 Trafikverket e la jv italiana Vianini-Cmc hanno siglato i due contratti.

Del resto, come ricorda il quotidiano confindustriale, in Svezia i dieci principali gruppi nazionali del settore (da Peab a Skanska, da Veidekke a Infranord, fino alla stessa Ncc) sono anche i maggiori fornitori dell’Agenzia e tra il 2015 e il 2017 si sono spartiti oltre il 50% di tutti i lavori aggiudicati e buona parte delle opere su strada.

IL PRECEDENTE ANSALDO STS

Una storia simile era toccata nel 2010 a un’altra grande azienda italiana, l’ex Ansaldo Sts (oggi Hitachi Rail Sts), che si era aggiudicata l’appalto per il rifacimento del sistema di segnalamento della metropolitana di Stoccolma e che a ottobre 2017 aveva subito una rescissione unilaterale del contratto per presunti inadempimenti. Hitachi Rail Sts ha impugnato la revoca davanti alla Camera di Commercio di Stoccolma “giudicando totalmente infondati i rilievi degli svedesi”.

LA DIFESA DI VIANINI E CMC

Anche la jv italiana si sta muovendo per la difesa evidenziando i problemi fronteggiati fin dall’inizio del lavoro in Svezia: “Dalle continue ispezioni dei cantieri – scrive Il Sole – alla ricerca di qualche violazione, anche minima, da imputare agli appaltatori con conseguente rallentamento dei lavori, alla totale mancanza di cooperazione e indisponibilità da parte dell’Agenzia a trovare soluzioni condivise. Fino alla richiesta di licenziare il responsabile italiano del progetto – che, peraltro, si era distinto per aver diretto uno dei più grandi cantieri al mondo in Cina – e di sostituirlo con uno svedese poi costretto, a sua volta, ad abbandonare il lavoro per via dei comportamenti giudicati ostili di Trafikverket”.

L’EPILOGO DEL LAVORO SVEDESE

Nel frattempo Vianini e Cmc sono riuscite a completare nei tempi le opere di cantierizzazione e le gallerie d’accesso ma al momento di iniziare la costruzione dei tunnel principali il confronto si è inasprito e la joint venture ha chiesto un chiarimento.

Al secondo incontro, però, la situazione è precipitata: l’Agenzia ha presentato una la notifica della cancellazione unilaterale del contratto e il blocco dei pagamenti per le opere già effettuate e certificate che ha portato la joint venture a dichiarare fallimento. Ma, come si diceva, non è finita qui perché Vianini e Cmc hanno citato Trafikverket davanti al tribunale di Roma chiedendo 80 milioni di danni.

LE PAROLE DI CALTAGIRONE

Caltagirone ha parlato di questa poco piacevole esperienza durante la presentazione dei conti del gruppo che hanno portato a “numeri confortanti” e al dividendo in aumento. “Abbiamo avuto seri problemi con la committenza e difficoltà ambientali arrivando alla rescissione del contratto – ha detto il costruttore romano -. E’ la prima volta che una grande impresa straniera vinceva un lavoro in Svezia turbando l’equilibrio fra le imprese locali e abbiamo avuto un atteggiamento di pura ostilità”.

L’INCHIESTA DEL “MESSAGGERO” SULL’EX MODELLO SVEDESE

Nel frattempo alle parole dell’editore si sono unite quelle scritte del Messaggero. Il caso Swedbank, con la banca scandinava che ha licenziato l’amministratore delegato per sospetto riciclaggio di 200 miliardi, ha dato il la a un’inchiesta del quotidiano diretto da Virman Cusenza  pubblicata il 9 aprile scorso dal titolo “Miti infranti” che ha come spalla in prima pagina un articolo dal titolo “Così in Svezia si insabbiano gli scandali” e all’interno “Svezia, tecniche di rimozione nel Paese insabbia-scandali” in cui si nota il “crollo di un ex modello. Dal maxi-riciclaggio della Swedbank alle tangenti ‘lecite’ di Telia” e poi “La presunta superiorità etica si sposa con il vizio dell’autoassoluzione e un alto indice di infelicità”.

Si prosegue con “Sprechi e patti segreti, è svedese l’ospedale più caro del mondo” dedicato al nosocomio Karolinska che “doveva costare 1,5 miliardi di euro ma ha superato i 3”. Non manca un riferimento alle “porte girevoli tra imprese e politica” e si rileva come sia stato “segretato il verbale del sì all’appalto”. Un altro articolo è dedicato alla società svedese in cui “l’1% più ricco delle famiglie controlla il 24% della ricchezza della popolazione. Come in India”.

Peraltro sempre nel catenaccio si evidenzia “lo strano intreccio tra capitalismo e sindcacati” e si citano le famiglie Wallenberg, Persson e Lundberg. Del resto, il titolo è eloquente: “Svezia, la casta dei ‘maragià’. ‘Qui non passa lo straniero'”.

Altro giro, altro elemento negativo con “il paradosso dell’accoglienza che ora produce apartheid. Donne nel mirino” e l’articolo dal titolo “La Svezia e i migranti: il modello porte aperte naufraga in tanti ghetti”. Non vengono risparmiate neppure le infrastrutture: “Svezia, le opere lumaca. Sprechi e lavori infiniti” in cui si citano i revisori dei conti di Stoccolma secondo cui i “politici hanno perso il controllo”. Tanto è vero che “dalle gallerie ai nodi di scambio, costi lievitati fino al 600 per cento”.

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