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Sace Mappa Dei Rischi

Come andrà l’export italiano al tempo dell’inflazione. Report Sace

Fatti, numeri e tendenze dell’export italiano secondo l’ultimo rapporto di Sace   Nel 2022 l’export italiano di beni crescerà 10,3%. Una doppia cifra che non ha una chiave di lettura esclusivamente positiva perché sarà spinta in larga parte dal fattore prezzo, più che dal volume. È quanto emerge dal rapporto Sace dal titolo “Caro Export.…

 

Nel 2022 l’export italiano di beni crescerà 10,3%. Una doppia cifra che non ha una chiave di lettura esclusivamente positiva perché sarà spinta in larga parte dal fattore prezzo, più che dal volume. È quanto emerge dal rapporto Sace dal titolo “Caro Export. Le sfide globali e il valore di esserci“. Stando al rapporto la crescita del volume esportazioni aumenterà solo del 2,6%.

La presentazione del rapporto Sace sull’export

All’evento, giunto quest’anno alla XVI edizione, hanno preso parte il Presidente Filippo Giansante, l’Amministratore Delegato Alessandra Ricci, il Chief Economist Alessandro Terzulli e il Chief Underwriting Officer Dario Liguti, in una mattinata di confronti che ha visto coinvolte molte aziende esportatrici da tutta Italia, espressione di diversi settori e dimensioni, insieme agli interventi del Vicepresidente Esecutivo di ISPI Paolo Magri e del mondo bancario, rappresentato da Anna Roscio Executive Director, Direzione Sales and Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo.

Le ripercussioni dell’incertezza geopolitica

L’incertezza geopolitica legata ai rischi politici ha, e continuerà ad avere, conseguenze sui prezzi e interruzione delle catene di fornitura delle materie prime energetiche. Sono proprio queste le ragioni che renderanno più “caro” l’export italiano per tutto il 2022. Invece sul fronte delle esportazioni italiane di servizi il 2022 rappresenta, finalmente, l’anno del recupero con un +19,9%, e un ritorno pressoché ai livelli pre-Covid dopo il rimbalzo incompleto dello scorso anno, grazie soprattutto al comparto del turismo che rappresenta il 9,1% del nostro Pil. Il buon andamento proseguirà anche nel 2023 a un ritmo del 9,8%, che permetterà di superare i livelli del 2019.

La transizione energetica fa bene all’export italiano

 La transizione energetica fa bene, oltre che all’ambiente, anche all’export italiano. Nel 2022 c’è stata una dinamica positiva dell’esportazione di metalli, chimica e meccanica strumentale, anche grazie ai piani pubblici di investimento e transizione energetica che stanno attuando diversi mercati tra i quali Stati Uniti, Spagna, Emirati Arabi Uniti e India. Inoltre i piani economici di rilancio, in chiave infrastrutturale e green, saranno, alla base della crescita anche dei beni d’investimento, trainati dai mezzi di trasporto e dalla meccanica strumentale.

La buona performance dell’agroalimentare

Continua, nonostante il rincaro dei processi produttivi lungo tutta la filiera, la buona performance dell’agroalimentare nel 2022-2023. L’export di beni agroalimentari dovrebbe arrivare al 9,2% nel 2022 e scendere, per effetto della futura contrazione dei prezzi, al 5,3% nel 2023. Il settore sta beneficiando, già dallo scorso anno, della ripartenza del turismo.

Sace export

Le previsioni per il prossimo anno per l’export italiano

Nel 2023 la situazione dovrebbe iniziare a normalizzarsi, le tensioni sui costi dovrebbero mitigarsi e i valori e volumi dell’export dovrebbero tendere alla convergenza arrivando, rispettivamente, al 5% e del 4%, mentre il nostro export raggiungerà i 600 miliardi di euro. In questo modo il l’Italia manterrà il posto di ottavo Paese esportatore nel mondo e pressoché invariata la sua quota di mercato a livello globale, pari al 2,7%. “Saranno i beni di investimento con un +5,3% dovuto soprattutto alla meccanica strumentale e i beni intermedi con un 4,9%, trainati specialmente da metalli e chimica, a guidare la crescita del nostro export di beni in valore nel 2023 – ha detto il chief economist di SACE Alessandro Terzulli –. L’inflazione colpirà maggiormente i beni di consumo che segneranno un +4,5% mentre proseguirà la performance molto buona del raggruppamento agroalimentare, +5,3%”.

L’impatto della guerra: i due scenari

Secondo le stime contenute nel rapporto la crescita economica globale risulterebbe più debole se continuasse la guerra in Ucraina. Questo scenario sta diventando via via più attendibile e, questo contesto, le nostre esportazioni crescerebbero quest’anno a un tasso del 9,1% (-1,2 punti percentuali rispetto allo scenario base) e registrerebbero un incremento solo di poco superiore allo zero nel 2023 (+0,5%; -4,5 punti percentuali rispetto al basale). Secondo uno scenario alternativo, che vede una rapida soluzione del conflitto e che, purtroppo a oggi appare meno plausibile, l’allentamento delle distorsioni sul mercato energetico e il conseguente calo delle pressioni inflazionistiche aprirebbero a benefici per imprese e famiglie: l’export italiano di beni crescerebbe dell’11% nell’anno in corso (+0,7 punti percentuali rispetto al baseline) e dell’8,3% nel 2023 (+3,4 punti percentuali) per poi tornare in linea con lo scenario base nel biennio successivo.

Dario Ligunti: ”Avanti con un approccio da portafogli”

“La parola chiave è diversificare sia i mercati di sbocco che i fornitori – ha detto Chief Underwriting Officer Dario Liguti –. In questo periodo abbiamo visto quanto può essere rischioso dipendere da un fornitore o in maniera preponderate da un fornitore. La chiave deve essere avere l’approccio da portafoglio”. Le aziende italiane, proprio seguendo questo approccio, otterranno buoni risultati in alcuni mercati emergenti “numerose opportunità deriveranno dai piani di investimenti pubblici degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita e dell’India” ha aggiunto Terzulli.

Geografia export italiano Sace

Alessandra Ricci: “L’export italiano è il cuore della nostra attività”

In conclusione Alessandra Ricci, l’amministratore delegato di Sace, ha ricordato perché il gruppo controllato dal ministero dell’Economia pone massima attenzione alle prestazioni delle esportazioni delle aziende italiane. “L’export ci è caro perché è da lì che siamo partiti 45 anni fa, è il cuore della nostra attività, è dove abbiamo sviluppato tutte le nostre competenze – dice nel suo discorso conclusivo -. In un mondo che affronta sfide globali e sfide di cambiamento, anche repentini, nessuno di noi ha tutte le informazioni. L’export continua a dimostrare la sua capacità di combattere in un mondo periglioso ma anche ascoltare come i trend economici si riflettono sulla realtà delle imprese. Perché solo ascoltando riusciamo a tarare meglio la rotta”. L’Italia, come riportato nel documento di SACE, continuerà a essere tra i primi 10 paesi esportatori “ci saranno nuovi mercati, ci sposteremo su nuovi processi produttivi”. L’amministratore delegato di Sace, infine, ha ricordato l’impegno della società nel periodo della pandemia da Covid 19.  “Come ha detto il presidente Giansante Sace è stata rafforzata, durante il periodo pandemico abbiamo dato nuovi strumenti di liquidità da Garanzia Italia a Garanzia supporto Italia che è l’ultimo strumento nato nel contesto della guerra russo-ucraina che è fondamentale per dare liquidità alle imprese che vedono le imprese delle materie prime, dell’energia, del gas crescere – ha concluso l’AD Ricci -.  Grazie a questo strumento le imprese possono far fronte al loro fabbisogno di liquidità. Insieme alla resilienza l’altro tema sul quale SACE si è confrontata è la sostenibilità nell’ambiente che ci circonda. Un fattore di competitività e di rilancio e su quello abbiamo sviluppato il prodotto Garanzie Green a supporto di tutti quegli investimenti che vanno verso la sostenibilità ambientali”.

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