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Cirdan Smart Bank

Tutto su Cirdan Group nella bufera per Smart Bank

Soci, conti e operazioni di Cirdan in amministrazione straordinaria per la decisione della Banca d'Italia sul caso Smart Bank

A qualche giorno dal Natale la Banca d’Italia ha disposto l’amministrazione straordinaria – dopo aver sciolto i board – per Cirdan Group (nato nel 2014) e per la sua controllata Smart Bank, nata nel 2022. Si tratta di due realtà finanziarie frutto dell’attività di Antonio Maria De Negri, amministratore delegato di entrambi, così come presidente di entrambi era il professore bocconiano Carlo Alberto Carnevale Maffè (nella foto), editorialista del Foglio e di Repubblica (per il supplemento Affari & Finanza). Ma addentriamoci nel mondo di Cirdan Group.

I SOCI DI CIRDAN GROUP

Sono cinque i soci del gruppo – che al 30 settembre scorso vantava un capitale sociale di 19,2 milioni – a partire proprio da De Negri che, con quasi 15 milioni di capitale, è l’azionista di maggioranza. Seguono Lance Darrel Gordon Uggla (quasi 2 milioni), Anna De Negri (oltre 1,3 milioni), Benedetta Arese Lucini (771 mila euro), che sedeva sia nel cda di Smart Bank sia in quello di Cirdan Group, Shane Akeroyd (385,5 mila euro).

Interessanti i profili dei due soci stranieri. Lance Uggla e Shane Akeroyd sono due imprenditori inglesi attivi soprattutto nel settore fintech. Uggla, 61 anni, laureato alla London School of Economics, fondatore di Markit, è presidente e ceo di IHS Markit Ltd., amministratore delegato di Markit NV (una filiale di IHS Markit Ltd.) e amministratore delegato di IHS Markit Technology. È colui che “con un’azienda da 100 milioni ha creato una realtà che vale 22 miliardi di dollari”.

Londinese ma vive ad Hong Kong il 58enne Shane Akeroyd che è vice presidente esecutivo dal 2008 di IHS Markit e che in passato ha lavorato come membro del management esecutivo per RBC Capital Markets e come vicepresidente e responsabile delle vendite sul mercato dei capitali per Europa, Asia Pacifico e Australia. Ancor prima è stato amministratore delegato di Bear Stearns.

Akeroyd è però anche un importante collezionista d’arte che possiede oltre 1.500 opere, perlopiù di arte contemporanea. Akeroyd inoltre fa parte di consigli di amministrazione e di comitati di istituzioni come la Chisenhale Gallery e la Tate a Londra e sostiene talenti in giro per il mondo con una serie di iniziative artistiche.

QUALCHE NUMERO

Secondo l’ultimo bilancio d’esercizio disponibile, relativo al 2022, Cirdan Group ha avuto una perdita di oltre 6,3 milioni, con costi operativi in rosso per quasi 300 mila euro e margine d’interesse in rosso per oltre 51 mila euro. In calo di quasi 66 mila euro il risultato netto. Al 31 dicembre 2022 il patrimonio netto sfiorava i 13 milioni mentre il totale attivo era pari a 17,1 milioni ed era composto per 16 milioni dalle partecipazioni. Oltre a queste, a fine 2022 si registravano 596 mila euro di attività materiali legate perlopiù ai diritti d’uso del contratto di affitto per la sede di Milano e per le strumentazioni sempre della sede. Tra le altre attività si consideravano i 436 mila euro di deposito per pagare il prezzo differito agli azionisti ex Banca del Sud.

Per quanto riguarda il passivo, oltre al capitale per 19,2 milioni si rilevavano passività per 3,9 milioni in debiti verso clientela determinati soprattutto dal finanziamento con la controllata Cirdan Capital Management per circa 3,3 milioni. Tra le altre passività venivano compresi anche i 218 mila euro di debito verso i soci della ex Banca del Sud S.p.A. per il pagamento del prezzo differito e verso fornitori vari.

L’OPERAZIONE SMART BANK

Per quanto riguarda l’operazione che ha portato Cirdan Group ad acquisire Smart Bank, notizie interessanti arrivano dal verbale dell’assemblea dei soci del 30 giugno scorso, che ha approvato il bilancio d’esercizio 2022. In particolare, si riferisce che – in merito al valore delle partecipazioni, pari a 16 milioni – 5,6 milioni corrispondono alla valutazione di Cirdan Capital Management, altra controllata del gruppo, e 11,4 milioni a quella di Smart Bank, svalutata però di 5,9 milioni dal momento dell’acquisto.

L’acquisizione di Smart Bank, si ricorda, è avvenuta nel 2022 nel corso di tre operazioni (un acquisto diretto per la maggioranza e il controllo, dal costo di 40 euro ad azione, e due aumenti di capitale per circa 12 milioni di cui uno riservato e uno in opzione), tanto che al 31 dicembre 2022 Cirdan Group era arrivato a detenere il 93,8 % del capitale. Nei mesi successivi all’acquisto, durante il periodo di amministrazione straordinaria, Smart Bank ha registrato delle perdite tanto che al 31 agosto 2022 il valore del patrimonio netto e dei fondi propri era pari a 12,5 milioni (peraltro dopo i due aumenti di capitale). Durante i quattro mesi successivi all’amministrazione straordinaria c’è stata un’altra perdita prima delle imposte e i fondi propri si sono ridotti di ulteriori 10,6 milioni.

“La differenza significativa tra il valore al costo e la dotazione patrimoniale della società controllata, determinatasi nel corso di pochi mesi – si legge nel verbale – , ha consigliato prudenzialmente di effettuare una nuova valutazione secondo i normali metodi valutativi a partire dal piano industriale di recente approvato dalla controllata e dalla nuova proiezione dei principali indicatori economici e patrimoniali della stessa”. Secondo questa nuova valutazione il valore economico di Smart Bank è di 11,14 milioni “significativamente inferiore al costo e di poco superiore al totale dei fondi propri (pari a 10,7 milioni) e dunque il gruppo ha deciso di iscrivere a bilancio il maggiore dei due valori: la valutazione è stata perciò pari a 11,14 milioni per il 100% della società rapportato poi all’effettiva quota di possesso detenuta da Cirdan Group. Al 31 dicembre 2022 il patrimonio di Smart Bank era pari a 15,3 milioni (cifra che è scesa a 12,9 milioni dopo la perdita).

Insomma, secondo quanto si evince dal verbale, la differenza tra la valutazione del capitale economico e il patrimonio netto di Smart Bank era giustificata dall’approccio valutativo adottato e dalle componenti “non ricorrenti” contabilizzate.

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