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Carbone

Chi finanzia (e chi no) il carbone. Le pagelle delle banche secondo gli ambientalisti

Solo 16 istituzioni finanziarie – tra cui l’italiana Unicredit – hanno una solida politica di eliminazione graduale del carbone dai finanziamenti creditizi. L'analisi del Coal Policy Tool

 

Carbone sempre più nel mirino di ambientalisti e non solo: negli ultimi anni anche fondi e istituzioni finanziarie hanno cominciato a sfilarsi dal investimenti nel settore. Secondo l’analisi del Coal Policy Tool, solo 16 istituzioni finanziarie – tra cui giganti del settore come AXA, Crédit Agricole/Amundi, Crédit Mutuel e l’italiana Unicredit – hanno una solida politica di eliminazione graduale del carbone dai finanziamenti creditizi. La maggior parte delle altre banche rimane ancora troppo debole per impedire un’ulteriore crescita del settore.

UNICREDIT LA PRIMA ISTITUZIONE FINANZIARIA NON FRANCESE AD ADOTTARE UNA POLITICA SUL CARBONE

In Italia la posizione di avanguardia spetta a Unicredit: il gruppo bancario capitanato dall’amministratore delegato Jean-Pierre Mustier ha di recente deciso di adottare una politica che porti progressivamente fino a zero, entro il 2028, qualsiasi finanziamento a progetti e società coinvolte nel business del carbone.

Unicredit ha pubblicato di recente una policy che spiega come la banca intende rispettare l’impegno di uscire dal settore del carbone entro il 2028, come annunciato nell’agosto 2020. Secondo il Coal Policy Tool, la politica prevede sostanziali criteri di esclusione e di impegno che consentiranno alla banca italiana di tagliare efficacemente tutti i servizi per l’espansione del settore del carbone e di eliminare progressivamente la sua esposizione per portarla a zero entro il 2028.

COS’È IL COAL POLICY TOOL

Il “Coal Policy Tool ” è uno strumento online lanciato con Reclaim Finance, Re:Common e altre 24 Ong internazionali tra cui Greenpeace che permette di identificare, valutare e confrontare le politiche adottate dalle istituzioni finanziarie di tutto il mondo per limitare o porre fine ai loro servizi finanziari destinati al settore del carbone. Lo strumento, che sarà aggiornato in tempo reale, copre 214 istituzioni finanziarie in 30 paesi, dall’Australia agli Stati Uniti, passando naturalmente anche per l’Italia.

COME SI STA MUOVENDO UNICREDIT

Unicredit non sta solo ponendo fine a tutti i finanziamenti dedicati a progetti nuovi ed esistenti nel settore del carbone ma sta anche escludendo le aziende che hanno asset o legami nel settore. Analogamente a Natixis, UniCredit esclude tutte le aziende che generano più del 25% dei loro ricavi dal carbone.

Unicredit richiede a tutte le società carboniere di adottare un piano per l’eliminazione graduale del settore del carbone entro la fine del 2021. La banca italiana escluderà, quindi, le aziende che non adotteranno tale piano.

GENERALI E INTESA SANPAOLO ANCORA TROPPO LEGATE AL CARBONE

Per quanto riguarda altre istituti italiani “Generali, continua a essere fortemente legata al carbone ceco e polacco delle società CEZ e PGE, le cui centrali e miniere si stima causino oltre 1.800 morti premature in Europa ogni anno e un costo sanitario annuo pari a 5,3 miliardi di euro, nonostante la compagnia triestina dichiari di avere a cuore l’emergenza climatica e la salute dei cittadini – scrive Greenpeace -. L’istituzione che desta maggiori preoccupazioni, infine, è Intesa Sanpaolo. La banca, infatti, è stato l’ultimo a dotarsi di una politica volta a escludere progressivamente il sostegno finanziario al settore del carbone, con una mossa tardiva che manca di ambizione e credibilità. E continuerà persino a finanziare quelle società che ancora oggi prevedono di realizzare nuove centrali a carbone, nonostante gli appelli della scienza e delle Nazioni Unite a porre immediatamente una moratoria su questi impianti”

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