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Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo, tutto sulla partita sindacale

Fatti, curiosità e indiscrezioni sul confronto fra la prima banca italiana e le organizzazioni sindacali in relazione all’integrazione di Ubi. I borbottii dei lavoratori e tutti i temi sul tavolo

 

Dopo l’Opas di Intesa Sanpaolo su Ubi con la cessione a Bper di 624 sportelli e il passaggio di 5.107 lavoratori, integrazione tutta ancora da gestire e definire (i mal di pancia fra i lavoratori e i clienti sui territori sono ancora molti), si apre, la prossima settimana, all’interno del primo gruppo bancario italiano, una partita sindacale difficile per le “armonizzazioni” fra i trattamenti economici e normativi dei dipendenti Ubi confluiti in Intesa.

Non è soltanto, però, in gioco il prossimo futuro degli ex dipendenti Ubi, ma il destino di tutti i dipendenti di Intesa anche rispetto a scelte organizzative interne che potrebbero far venire allo scoperto e alla luce il diffuso e mal sopito malumore dei dipendenti rispetto alle pressioni commerciali, a una riforma degli inquadramenti (varata il 7 ottobre 2015) che li penalizza economicamente rispetto ai dipendenti di altri gruppi bancari e ad altri provvedimenti presi dai responsabili delle relazioni sindacali del gruppo. Come del resto ha suscitato malumore la figura professionale del “contratto ibrido”, apertamente contrastato dai sindacati perché altro non è che “un mostro a due teste”, metà pagato a stipendio fisso e metà a provvigione come un consulente finanziario.

Oggi ci vuole poco per conoscere dettagliatamente tutti i livelli retributivi nel settore ed è ormai chiaro a tutti che i dipendenti, dopo quella riforma del 2015, si trovano in una posizione economica e normativa peggiore rispetto al resto della categoria. Se, poi, si aggiunge che le segnalazioni sulle pressioni commerciali non vengono mai prese in considerazione dalla banca, il quadro è chiaro. Ciò proprio a causa di un sistema messo in piedi da chi gestisce le relazioni sindacali che impedisce l’anonimato delle segnalazioni da parte dei dipendenti così come previsto, invece, dall’accordo nazionale introdotto nel 2017 nel contratto collettivo di lavoro. Insomma, fatta la legge trovato l’inganno, ma i malumori fra i dipendenti sono molto diffusi e le organizzazioni sindacali dei territori sono pronte a prendere iniziative di carattere legale, anche rispetto alla gestione della “banca dei territori”.

Nelle agenzie bancarie di Intesa, fra i dipendenti, si mormora che troppo spesso l’atteggiamento di chi gestisce per conto della banca le relazioni sindacali sia improntato più all’iniziativa individuale che a ordini impartiti dall’alto. Anche perché l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, nelle parole e nei fatti, è sempre stato particolarmente attento alle problematiche dei suoi dipendenti e particolarmente sensibile ai temi sociali del Paese. Il dubbio, che è diventato quasi una certezza, è che nemmeno Messina conosca perfettamente quello che il gruppo Intesa, in termini di relazioni sindacali, è riuscito a mettere in piedi in tanti anni con accordi e scorciatoie, attraverso tagli sui costi spesso inopportuni perché toccano le tasche dei propri dipendenti.

Anche rispetto all’utilizzo dello smart working, Messina pubblicamente va nella direzione di un utilizzo non massivo dello strumento – utilizzo regolamentato nel rispetto del contratto nazionale del credito – mentre la responsabile delle relazioni sindacali del gruppo prende iniziative in netto contrasto con quelle dichiarazioni, secondo quanto si mormora nei sindacati del settore. Insomma, pesano le iniziative personali e individuali di chi gestisce le relazioni sindacali del gruppo, rispetto ai fatti concreti e alle parole dei vertici della banca.

Uno dei temi centrali della trattativa è l’utilizzo del plexiglas come elemento di protezione nelle filiali. Il gruppo Ubi ne era totalmente provvisto, così come la stragrande maggioranza dei gruppi bancari, mentre il gruppo Intesa, inspiegabilmente, non ne vuol sapere e pochi giorni fa la stessa responsabile delle relazioni sindacali, Susanna Ordasso, ha dichiarato ufficialmente ai sindacati che «la banca non vuole assolutamente dotare tutte le filiali di barriere in plexiglas». Al momento, poi, di rendere note le proposte della banca sull’integrazione dei fondi pensione di Ubi e di Intesa mancavano clamorosamente le coperture economiche e normative di tutti gli ex dirigenti Ubi passati a Intesa: un errore, c’è da augurarsi in buona fede, colmato il giorno successivo con una integrazione al documento iniziale.

A iniziare da martedì 2 marzo sono in ballo argomenti rilevanti per tutti i lavoratori del gruppo Intesa: mobilità, inquadramenti, politiche commerciali, fondi pensione, fondo sanitario, welfare (permessi, tempi vita lavoro, legge 104), provvidenze figli, buoni pasto, mutui e conto corrente, dopo lavoro e circolo aziendale, premio aziendale 2021. Considerati i numerosi temi da affrontare, sarà sicuramente una maratona che dovrebbe riservare, utilizzando rispetto e responsabilità verso i dipendenti del gruppo, diversi mesi di approfondito confronto sindacale. Almeno così invocano i sindacati per poter non solo tutelare al meglio tutti gli 81.600 lavoratori del gruppo, ma anche per poter condividere con la banca importanti argomenti che toccano la vita personale e professionale di tutti. Dalle prime indicazioni espresse dalla responsabile delle relazioni sindacali, Ordasso, invece, il gruppo Intesa vuole dare un’accelerazione per esaurire il confronto su tutti gli argomenti nei 50 giorni di confronto sindacale previsti per legge che, però, potrebbero facilmente essere superati con un accordo di proroga fra le parti.

Affrontare con calma e soprattutto con responsabilità tutta una serie di importanti e decisivi argomenti che riguardano la vita dei dipendenti sarebbe non solo la scelta più opportuna, ma andrebbe sicuramente nella direzione, sempre auspicata dai vertici della banca per garantire le dovute tutele e garanzie a tutti i dipendenti del gruppo.

Start seguirà tutta la vicenda sindacale passo dopo passo, dando voce ovviamente a tutte le parti.

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