Sembra non esserci molto feeling, negli ultimi tempi, fra il primo gruppo bancario italiano e le istituzioni. Prima la tassa sugli extraprofitti, su cui peraltro Intesa Sanpaolo – unica nel panorama nostrano del credito – non si era mostrata fredda ma su cui il fido (per Giorgia Meloni) sottosegretario alla Presidenza Giovanbattista Fazzolari è andato avanti spedito, senza curarsi di nessuno (nemmeno del numero uno di Ca de’ Sass, Carlo Messina); poi le lamentele sul passaggio dei correntisti a Isybank, raccolte in Parlamento proprio da Fratelli d’Italia e poi oggetto delle attenzioni dell’Antitrust che ha addirittura deciso di procedere con urgenza in materia.
LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI
Come si diceva, la tassa sugli extraprofitti delle banche è stata ispirata da Fazzolari che, nonostante la disponibilità di massima di Intesa (“Osserveremo con rispetto ogni decisione presa dal governo”, aveva detto Messina a maggio scorso, quando il dibattito aveva iniziato a entrare nel vivo ovvero dopo un intervento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti in risposta a una interrogazione parlamentare), ha proseguito dritto senza consultare nessuno, nemmeno Via XX Settembre che pare non abbia gradito.
La norma è stata poi modificata – su auspicio anche di Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Palazzo Chigi, e dello stesso Giorgetti – con la possibilità di non pagare l’imposta e di versare l’extragettito – per un importo pari a due volte e mezzo il suo valore – per rafforzare il proprio patrimonio tramutandolo dunque in riserve indisponibili. Peraltro va ricordato che fra i consiglieri di Giorgetti al Mef figura il bocconiano Donato Masciandaro, molto vicino a Intesa Sanpaolo: il professore dal 2005 è infatti titolare della Chair in Economics of Financial Regulation, istituita dall’università Bocconi e da Ca de’ Sass.
Dopodiché è ormai cosa nota il flop della tassa, grazie alla quale si favoleggiavano importanti introiti per l’Erario: tutti gli istituti di credito hanno infatti deciso di accantonare a riserva l’importo altrimenti destinato a pagare l’imposta. A cominciare dal gruppo Intesa Sanpaolo che per il 2023 ha messo da parte per rafforzare il capitale – insieme alle controllate Fideuram, Intesa Sanpaolo Private Banking e Isybank – oltre 2 miliardi, circa 1 miliardo in più di Unicredit.
L’INTERROGAZIONE DI FDI SU ISYBANK…
Ci sarebbe ancora il sottosegretario Fazzolari (sembra dopo il trasferimento a Isiybank di un membro del suo staff correntista di Intesa) dietro l’interrogazione di Letizia Giorgianni (FdI) sul caso del trasferimento dei correntisti da Intesa Sanpaolo a Isybank, la banca esclusivamente digitale del gruppo guidata da Antonio Valitutti.
All’interrogazione ha risposto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, durante un question time. Ciriani ha chiarito che “il ministero dell’Economia non è stato informato dell’iniziativa e ha quindi acquisito informazioni dalle autorità di vigilanza e da Bankitalia” che ha chiesto a Intesa Sanpaolo “di garantire nel corso del passaggio la comunicazione alla clientela, di consentire ai clienti non interessati al passaggio di mantenere il rapporto con Intesa Sanpaolo e di assicurare l’ordinato trasferimento dei rapporti e su questi temi ha ricevuto rassicurazioni da parte di Intesa Sanpaolo”.
La stessa Giorgianni ha fatto sapere di aver gradito il nuovo intervento dell’Authority. “Questo è l’esito che mi aspettavo, per il quale già da qualche mese mi sono battuta in diverse sedi per dare giustizia ai clienti che molto spesso sono vessati dalle banche” ha detto in una nota. “Nelle settimane scorse ho coinvolto il Ministero dell’economia e finanze che è venuto in Aula a riferire su questa incresciosa vicenda, e a questo punto non escludo di sentire in Commissione Finanze l’ad di Intesa Sanpaolo, dott. Messina, per meglio spiegare la ragione di questa assurda modalità di trasferimento” ha aggiunto poi la parlamentare che ha accusato Ca de’ Sass di “comportamento scorretto” visto che “furbescamente pensava di mascherare il passaggio ad Isybank nascondendo gli accorgimenti necessari affinché i clienti fossero sollecitati alla lettura della comunicazione e, cosa ancora più grave, senza proporre la possibilità di opporsi al passaggio”.
E L’ISTRUTTORIA DELL’ANTITRUST (CON PROVVEDIMENTO CAUTELARE)
Per capire meglio la questione occorre ricordare che dal 1° ottobre una prima tranche di 300 mila clienti di Intesa Sanpaolo, già attivi nell’home banking, sono stati assegnati a Isybank; un trasferimento che arriverà a riguardare un totale di circa 2,4 milioni di correntisti digitalmente evoluti e cioè con meno di 65 anni, che non sono stati in filiale neppure una volta nell’ultimo anno e senza un deposito titoli. Esclusi dal gruppo i clienti con giacenze oltre i 100 mila euro. In sintesi, due sono i cambiamenti principali: nessuna filiale sul territorio e internet banking solo via app; un nuovo Iban (ma per un po’ di tempo i bonifici effettuati all’Iban precedente verranno trasferiti in automatico a quello nuovo). Inoltre, Isybank non consente di fare trading online né investimenti, non fornisce ai propri correntisti carte virtuali per effettuare acquisti online in sicurezza, assegni bancari e accesso ai contratti di mutuo.
Secondo l’Autorità guidata da Roberto Rustichelli, il trasferimento dei clienti da una banca all’altra è stato previsto secondo modalità non compatibili con il Codice del Consumo. Infatti queste modifiche dei contratti in precedenza stipulati sono state imposte unilateralmente, dunque senza che fosse stato richiesto il previo consenso al passaggio. Inoltre, le comunicazioni relative al trasferimento ad Isybank sono state trasmesse ai clienti nella sezione archivio dell’app di Intesa Sanpaolo senza adottare accorgimenti che ne sollecitassero la lettura (ad esempio notifiche push e pop-up) e non lasciavano capire che in questo modo i clienti si sarebbero potuti opporre al passaggio. Infine, nelle comunicazioni non sono state adeguatamente indicate le modifiche relative alle condizioni economiche previste dal nuovo conto corrente e ai servizi non più inclusi.
Ora, considerando che continuano ad arrivare segnalazioni, l’Agcm ha scelto di intervenire in modo più incisivo, senza attendere la chiusura dell’istruttoria e ha previsto che le due banche, “previa informativa chiara ed esaustiva sulle caratteristiche del nuovo conto Isybank, assegnino ai correntisti un congruo termine per fornire il proprio consenso espresso al trasferimento”. In questo modo, chi si dichiarerà contrario potrà mantenere il precedente conto corrente alle stesse condizioni. Intesa Sanpaolo e Isybank hanno dieci giorni di tempo per comunicare a Piazza Verdi le misure adottate per ottemperare al provvedimento cautelare.
Va ricordato che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato avvia il procedimento cautelare qualora ravvisi l’urgenza di intervenire per interrompere una condotta considerata scorretta da parte di una o più società già oggetto di istruttoria.
I CASI RECENTI DI MISURE CAUTELARI DA PARTE DELL’AGCM
Fra i casi più recenti c’è l’intesa sui diritti tv fra Tim e Dazn per le partite del campionato di calcio di serie A nel triennio 2021-2024. Lo scorso luglio le due società sono state sanzionate rispettivamente per circa 760 mila euro e per oltre 7 milioni perché l’accordo prevedeva l’esclusiva a favore di Tim e il divieto di partnership con i suoi concorrenti nel settore delle telecomunicazioni, fatto che – secondo l’Antitrust – poteva determinare effetti dannosi per le dinamiche competitive nel settore delle tlc nei mercati dei servizi di connettività e della vendita al dettaglio dei servizi televisivi a pagamento. Grazie al cautelare, però, avviato a luglio 2021 poco dopo l’istruttoria, l’infrazione è durata poco più di un mese: ad agosto 2021 le società hanno infatti interrotto l’applicazione delle clausole e hanno poi stipulato un nuovo contratto il 4 agosto 2022.
LE PAROLE DI MESSINA SU ISYBANK E NON SOLO
Come ha accolto Intesa Sanpaolo la misura cautelare decisa dall’Agcm? «Tutte le autorità vanno rispettate. È chiaro che noi riteniamo di aver operato in conformità a quelle che sono le leggi di questo Paese e di aver ricevuto le autorizzazioni da parte della Banca d’Italia e della Bce. Ma è anche vero che, se anche un numero limitato di clienti, e parliamo di circa 2.000, non ha trovato le nostre procedure come quelle migliori da poter usare, faremo in modo che questo possa accadere», ha detto il giorno stesso il capo azienda del gruppo bancario.
L’avvio dell’istruttoria da parte dell’Antitrust su Isybank colse Intesa Sanpaolo nel corso di un evento organizzato a Brescia per annunciare un piano contro le disuguaglianze: «Con Isybank abbiamo creato un unicum nel settore, sviluppato con partner d’eccellenza come ToolMachine e Google, per costruire un punto di riferimento sul fronte della tecnologia della banca digitale. Abbiamo quindi attivato il trasferimento di circa 300mila clienti verso questa nuova piattaforma, e una piccola parte di questi ha avuto visione non positiva», disse l’ad di Intesa Sanpaolo. «Me ne dispiaccio, perché le persone sono la nostra priorità, e faremo in modo dunque che questi clienti siano contenti». Come? «Faremo in modo che se vogliono ritornare in banca (cioè a un conto Intesa Sanpaolo, ndr) possano farlo, o che possano avere in alternativa benefici di carattere economico: la nostra priorità è che i clienti siano contenti e soddisfatti», ha precisato Messina, rivendicando comunque nel complesso l’operazione Isybank: «L’obiettivo che volevamo raggiungere e per la gran parte abbiamo raggiunto è di fornire una soluzione tecnologica adatta a una fetta ben precisa di clientela: quelli selezionati per la migrazione sono clienti che per la gran parte non vengono in filiale, ma usano già il digitale».
IL CASO BOCCARDELLI IN COVISOC
A Brescia, all’evento di Intesa Sanpaolo, era presente tra gli altri un economista dalle consolidate relazioni, anche con Intesa Sanpaolo, ossia Paolo Boccardelli. Il docente della Luiss negli scorsi giorni è stato bruscamente sostituito ai vertici della Covisoc, con un avallo implicito di Palazzo Chigi e del ministero dello Sport retto da Andrea Abodi, secondo la ricostruzione di Start Magazine. C’è stato infatti un ribaltone alla Covisoc, la Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche. Il presidente Boccardelli a sorpresa è stato sostituito prima della scadenza del mandato (i quattro anni del mandato terminano il prossimo giugno), da Germana Panzironi con un avallo anche governativo si dice in ambienti calcistici, quindi non solo per mano dei vertici della Figc presieduta da Gabriele Gravina.
Boccardelli, come accennato anche in questo articolo, non è una figura di secondo piano nei palazzi del potere romano. Economista, docente alla Luiss, presenze in cda come attualmente in quello Tim, è stato nel cda di Ubi Banca (dove non si oppose all’Opa di Intesa Sanpaolo), da sempre in rapporti costruttive con il gruppo guidato da Carlo Messina. A testimoniarlo sono anche le partnership della Luiss con Intesa.
Paolo Boccardelli ha di recente illustrato – secondo il resoconto di Repubblica – i dati di un focus sul tema dei Not in Education, Employment or Training, (individui che non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione) all’evento Nessuno Escluso di Intesa Sanpaolo a Brescia. “La media europea è dell’11,7%, mentre in Italia è del 23,1%. Più del doppio”, spiega per dare le dimensioni del fenomeno.
Boccardelli è stato anche coautore di una ricerca intitolata Le aree di intervento di Intesa Sanpaolo sui temi di occupabilità, dove si sono approfondite approfondisce “le principali iniziative e programmi che dimostrano l’azione concreta che Intesa Sanpaolo, in collaborazione con diversi Partner, realizza per incentivare l’occupabilità in Italia”.
“Boccardelli è stato silurato perché non è più una personalità gradita a Gravina e perché ai vertici del governo a guida Fdi è considerato vicino a Lotito, presidente della Lazio e parlamentare di Forza Italia”, dice a Startmag una persona al corrente della questione.