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Sanzioni

Che cosa sta succedendo fra Di Maio, Salvini e Tria

Alta tensione istituzionale e politica nel governo. Il vicepremier e leader M5S, Luigi Di Maio, attacca frontalmente strutture del ministero dell’Economia retto da Giovanni Tria. Il motivo? Una tabella che secondo Di Maio non è frutto dei suoi ministeri (Di Maio è titolare sia dello Sviluppo economico che del Lavoro) e che di fatto mette…

Alta tensione istituzionale e politica nel governo.
Il vicepremier e leader M5S, Luigi Di Maio, attacca frontalmente strutture del ministero dell’Economia retto da Giovanni Tria.
Il motivo? Una tabella che secondo Di Maio non è frutto dei suoi ministeri (Di Maio è titolare sia dello Sviluppo economico che del Lavoro) e che di fatto mette in cattiva luce il decreto Dignità ipotizzando una diminuzione degli occupati per la modifica delle norme sui contratti a termine.
Il ministero dell’Economia replica per le rime alle critiche del capo politico del Movimento 5 Stelle. Ma fonti di vertice dei Pentastellati rincarano la dose: «Fare pulizia» nella Ragioneria dello Stato e al ministero dell’Economia.
Il dissidio innescato da Di Maio avrebbe un obiettivo recondito: criticare la conduzione complessiva del dicastero dell’Economia, a partire dalla questione delle nomine statali: dalla direzione generale del Tesoro alla Cdp, passando per la Rai e ad altri board e collegi sindacali di società pubbliche Gse, Invimit e Sga, tra le altre.
Un messaggio obliquo a Tria per rinfacciargli un’eccessiva autonomia rispetto ai desiderata di M5S e Lega? La domanda non è peregrina visto il livello cui è giunto lo scontro.
Significativo un post di Elio Lannutti, senatore pentastellato e conoscitore delle dinamiche politiche, ministeriale e societarie della galassia pubblica, per comprendere gli umori di settori del Movimento: “Dl dignità: fare pulizia vera! Fuori subito Daniele Franco, ragioniere generale, Roberto Basso, portavoce Padoan e tutti gli altri cleptocrati e tecnocrati di #Bankitalia“.
Nel mirimo dei Pentastellati ci sarebbe soprattutto il capo di gabinetto di Padoan, Roberto Garofoli, che Tria ha già confermato con un decreto. Un siluro indiretto ai grillini che volevano sostituire Garofoli, ritenuto da Lega e M5S il vero dominus al momento al Tesoro.
Ma al centro dell’attenzione e delle polemiche c’è anche Daniele Franco, Ragioniere generale dello Stato, ex Bankitalia. Franco è stato nominato dal governo Letta nel 2013. E’ stato prorogato per un anno lo scorso 8 maggio dal governo Gentiloni. Nella cronaca qui sotto i motivi dell’astio verso il Ragioniere.
Ecco di seguito la ricostruzione cronistica di quello che è successo o meglio di quello che hanno detto i protagonisti delle tenzone. Con una novità dell’ultima ora: Matteo Salvini, leader della Lega, si attesta sulle posizioni di Di Maio. E poi una nota congiunta Di Maio-Tria scarica la responsabilità di tutto sull’Inps, criticato esplicitamente dal ministro dell’Economia per le stime “prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili”.

IL POST DI DI MAIO

La polemica nasce da un post su Facebbok firmato dal leader M5S. «Leggo sui giornali che il decreto farebbe perdere ottantamila posti di lavoro, non sta da nessuna parte – ha detto Di Maio – C’è un altro numero, ottomila, perché nella relazione c’è scritto che questo decreto farà perdere ottomila posti di lavoro in un anno. Quel numero, che per me non significa assolutamente nulla, è apparso nella relazione tecnica al decreto la notte prima che si inviasse al presidente della Repubblica. Non è una cosa che hanno messo i miei ministeri, non hanno chiesto i miei ministeri, e soprattutto non è una cosa che hanno chiesto i ministri della Repubblica».

CHE COSA DICONO FONTI QUALIFICATE DI M5S

«Fare pulizia» nella Ragioneria dello Stato e al ministero dell’Economia. È l’intento annunciato da fonti qualificate M5s dopo la vicenda della relazione tecnica al dl dignità. La tabella «spuntata di notte» sugli 8000 posti in meno viene ritenuta un episodio «gravissimo»: il sospetto è che ci siano responsabilità di uomini vicini alla squadra dell’ex ministro Pd Padoan. E l’idea è uno spoil system per «togliere dai posti chiave chi mira a ledere l’operato di governo e M5s. Abbiamo bisogno di persone di fiducia, non di vipere».

LA REPLICA DEL MEF

Ma nel giro di pochi minuti arriva la smentita via agenzie. Il dato degli ottomila posti di lavoro a rischio con il decreto dignità sarebbe già contenuto nella relazione tecnica arrivata al Mef. E’ quanto si apprende da fonti di via XX Settembre. Da prassi le relazioni tecniche, infatti, sono presentate insieme ai provvedimenti dalle amministrazioni che le propongono. La Ragioneria dello Stato esamina quanto riceve e verifica coperture e oneri: se le cifre sono in ordine il provvedimento viene “bollinato”. Repubblica oggi svela che i numeri al centro della diatriba sono frutto di un’elaborazione dell’Inps chiesta dalla Ragioneria e ricevuta quando il decreto era già stato approvato dal consiglio dei ministri seppure in bozza. Così la tabella della discordia è entrata a tutti gli effetti nella relazione tecnica del provvedimento.

LA CONTROREPLICA DI DI MAIO

Nuova controreplica di Di Maio: «Sono sbalordito dal fatto che Mef abbia reagito in quel modo – così il ministro arrivando a Matera. La prossima volta metterò sotto scorta il decreto prima di mandarlo in giro – scherza – io non ho nominato il Mef, ho solo detto che non è la parte politica ad aver inserito in relazione quei numeri, non si tratta di un decreto per ridurre posti ma per ridurre la precarietà. Siccome contro questo decreto ci sono un sacco di lobby che si stanno scagliando, io chiedo al Paese una scelta di campo: scelgano le persone ma anche le opposizioni se stare da parte delle lobby o delle persone che sono state massacrate».

IL DI MAIO-PENSIERO

Il vicepremier a 5 Stelle aggiunge: «Il tema è che c’è un tot di contratti a tempo determinato, la relazione dice che in quel tot per effetto del decreto se ne perderanno ottomila. Perché nella relazione non c’è scritto quanti contratti a tempo indeterminato nasceranno per effetto della stretta? – continua – E’ questo che mi lascia veramente perplesso, perché questo decreto ha contro lobby di tutti i tipi, tanto è vero che ci è voluto un po’ per farlo arrivare al Quirinale, e ringrazio il presidente della Repubblica che lo ha firmato. Il mio sospetto è che questo numero sia stato un modo per cominciare a indebolire questo decreto e fare un po’ di caciara. Non mi spaventa», assicura.

LA NOTA A 4 MANI DI DI MAIO E TRIA

Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, “non ha mai accusato né il Ministero dell’Economia e delle Finanze né la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al dl dignità. Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella ‘manina’ che, si ribadisce, non va ricercata nell’ambito del Mef”. Si legge in una nota congiunta dei ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio e dell’Economia Giovanni Tria. Ieri Luigi Di Maio aveva commentato in un video su Facebook, l’ipotesi di una contrazione dei posti di lavoro con il dl dignità: “Nella relazione” al decreto dignità “c’è scritto che farà perdere 8mila posti di lavoro in un anno. Quel numero, che per me non ha alcuna validità, è apparso la notte prima che il dl venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dai miei ministeri o altri ministri”. La verità è che “questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi”. Tria: le stime Inps sul Dl Dignità sono discutibili In merito alla relazione tecnica che accompagna il Dl Dignità, “il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritiene che le stime di fonte INPS sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili”. E’ quanto riporta una nota.

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