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Regioni Tamponi

Che cosa aspetta lo Stato a pagare alle imprese i debiti della PA? Parla Ricolfi

Che cosa dovrebbe fare lo Stato per evitare il disastro economico. I consigli di Luca Ricolfi, saggista ed editorialista, in un'intervista a Italia Oggi

C’è il rischio di una recessione profonda e duratura dell’economia?

No, non c’è un rischio, c’è una certezza. Purtroppo, per ora, il governo non sembra aver compreso le vere esigenze dell’imprese: si parla di prestiti a tasso zero garantiti dallo Stato, ma i problemi sono altri: pagare i fornitori e coprire i costi fissi quando il fatturato viaggia verso zero. Se vuole aiutare le imprese, lo Stato dovrebbe pagare istantaneamente tutti i suoi debiti verso il settore privato, e fornire aiuti a fondo perduto agli operatori che hanno subito un crollo del fatturato. Ma le sembra che un imprenditore cui vengono a mancare alcune mensilità di fatturato può pensare di risolvere il problema aumentando l’indebitamento verso il sistema bancario? Che se ne fa di un prestito a tasso zero se ha un buco di fatturato del 20 o 30% rispetto all’anno precedente?

Il vaccino potrebbe arrivare forse il prossimo anno. Da più parti si chiede di mettere a punto una fase due di uscita graduale dalle misure di contenimento per contemperare sicurezza e ripresa economica, nell’appello dei 150 accademici al governo si chiede un uso massiccio delle mascherine, test diffusi per scovare gli immuni e tamponi per i contagiati sommersi, tracciamento e geolocalizzazione dei positivi e ospedali dedicati per il Covid. Su quali basi e in quale tempo secondo lei si può pensare di allentare la stretta senza ritrovarsi in una situazione di ritorno più grave di quella di partenza?

La mia sensazione è che, non essendo capace di «fare come in Corea», il governo caricherà quasi interamente sui cittadini l’onere di sconfiggere il virus, mettendo un intero paese agli arresti domiciliari piuttosto a lungo. Il fatto che negli ultimi giorni si siano moltiplicati gli avvertimenti che la fase di lockdown potrebbe essere lunga, io lo interpreto così: cari cittadini, noi non riusciremo a fare granché, quindi armatevi di santa pazienza, perché isolarvi e segregarvi è l’unica cosa che siamo davvero capaci di fare.

Se non fosse così, avremmo già visto: tamponi ed esami sierologici di massa, mascherine per tutti; sistema di tracciamento dei positivi funzionante; dati dell’Istituto Superiore di Sanità non secretati; campione statistico nazionale, per conoscere la diffusione dell’epidemia e tutti i dati necessari a governare la fase di riapertura. Invece siamo ancora qui, a dibattere ogni giorno di cose che dovrebbero esistere da un pezzo.

(breve estratto dell’intervista pubblicata su Italia Oggi, qui la versione integrale)

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