Sinceramente trovo preoccupante l’ottusità con cui il Governo continua a frenare sulla possibilità di rinviare al 2021 e 2022 almeno 35-40 miliardi di scadenze fiscali del 2020.
Spostare i versamenti, spalmandoli su due o tre anni successivi, non significa soltanto dare ossigeno finanziario a famiglie e operatori economici; significa anche dare una mano allo Stato spostando gli incassi in un contesto in cui, anche nel rapporto con i mercati e le istituzioni, è di gran lunga meglio uscire a fine anno con previsioni di deficit al 9-10% nel 2020 e però al 2-3% già nel 2021, piuttosto che al 7-8% nel 2020 e però ancora al 4-5% nel 2021.
Con 35-40 miliardi, si può spostare al 2021-2022 il saldo IRPEF, IRES e IRAP di tutti coloro che nei primi 5 mesi del 2020 hanno avuto una contrazione del fatturato, si possono sospendere per un anno i contributi minimi obbligatori di artigiani e commercianti, si può ridurre (definitivamente) la ritenuta IRPEF sui lavoratori autonomi dal 20% al 10% e resta ancora spazio per altri differimenti che diventano incassi preziosi per lo Stato nel 2021 e nel 2022, quando sarà passata la fase acuta dell’emergenza e bisognerà velocemente tornare nei ranghi.
Chi sa quando alcune cose purtroppo non si possono fare e ha il coraggio di spiegarlo, sa anche quando è invece possibile e ha il coraggio di farle.
Chi invece parla a vanvera nei momenti normali e non ha coraggio nei momenti eccezionali, è la più grande tassa da pagare per il Paese. Sveglia!