Diamanti per un valore complessivo di quasi 1,9 miliardi venduti a prezzi gonfiati tramite reti di sportelli bancari e che ha visto due intermediari coinvolti: una vicenda che ha riguardato oltre 71mila clienti e che ha generato commissioni per 272 milioni. Una larga parte di queste somme sono state restituite, a oltre 52mila clienti, per un ammontare di rimborsi pari a 1,2 miliardi.
È quanto emerso ieri dall’audizione, alla commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, del direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini.
CHE COSA HA DETTO BANKITALIA SUI DIAMANTI
“Mi pare che sulla base della normativa vigente la responsabilità delle responsabilità tra autorità sia e che il coordinamento abbia nel complesso funzionato”, ha dichiarato il direttore generale di Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, in un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema finanziario, in relazione alla vicenda “Diamanti”, cioè la segnalazione alla clientela, da parte delle banche, della possibilità di acquistare diamanti presso i propri sportelli, da società terze specializzate. Tale attività, ha detto Signorini, “non costituisce, a termini di legge, né un’attività bancaria o finanziaria, né un servizio d’investimento”. Tuttavia “da questa attività possono derivare rischi sia per i consumatori, sia per la sana e prudente gestione degli intermediari attivi in questo mercato”.
I NUMERI
Le banche italiane hanno rimborsato 1.161 miliardi di euro ai clienti che avevano comprato diamanti da società da loro indicano, accogliendo il 93% delle richieste di rimborso ricevute, ha segnalato il direttore generale della Banca d’Italia. Il valore dei diamanti collocati a 71.108 clienti è di poco meno di 1,9 miliardi, le commissioni incassate dalle banche sono state 272,7 milioni, i clienti rimborsati 52.440.
LE PAROLE DI SIGNORINI
“La Banca d’Italia ha esercitato specifiche azioni di moral suasion nei confronti delle singole banche coinvolte – ha detto Signorini -; gli intermediari hanno comunicato l’avvio di iniziative di rimborso nei confronti dei clienti che hanno presentato una denuncia; qualche banca ha disposto i rimborsi anche senza passare per uno specifico reclamo. In alcuni casi le pietre in precedenza collocate sono state ritirate, con rifusione di quanto speso; in altri i clienti hanno potuto conservare le pietre e ricevere un indennizzo per la differenza di valore”.
IL RUOLO DELL’ANTITRUST
L’attività di compravendita di diamanti “è stata identificata e sanzionata dall’autorità competente (Agcm). La vigilanza, nel sollecitare le a presidiare i rischi legali e di reputazione, ha contribuito a una parte delle somme contestate o contestabili”, ha aggiunto il direttore generale dell’Istituto centrale governato da Ignazio Visco. Nella vicenda poi “sono venuti in rilievo aspetti di natura penale, che non è possibile affrontare direttamente con e regole di natura prudenziale”. Secondo Signorini “è sempre possibile riflettere ancora sull’assetto ottimale delle regole e controlli, anche in un’ottica di prevenzione” e “Banca d’Italia sarà comunque a disposizione per eventuali contributi tecnici, nel caso che il Parlamento intende valutare ulteriori misure”.
L’AUDIZIONE DI BANCA D’ITALIA
L’antitrust nel 2017 ha inflitto sanzioni a quattro banche per le modalità ingannevoli di offerta dei diamanti: 4 milioni per Unicredit, 3,35 milioni per Banco BPM, 3 milioni per Banca Intesa, 2 milioni per Banca MPS. “Sulla vicenda la Banca d’Italia ha fornito un’ampia collaborazione alle indagini svolte dall’autorità giudiziaria, poi sfociate nella richiesta di rinvio a giudizio per truffa, autoriciclaggio, ostacolare alle funzioni di vigilanza e corruzione fra privati che la Procura della Repubblica di Milano ha confronta nei confronti di 105 persone fisiche e 5 società, di cui 4 banche (Unicredit, Banco-BPM, Banca Aletti, MPS)”, ha osservato Signorini.
L’ATTIVITÀ DI BANCA D’ITALIA SECONDO SIGNORINI
Nell’audizione – in parte secretata – alla commissione, presieduta da Carla Ruocco (M5s, Signorini ha detto che “sulla base della normativa vigente la ripartizione delle responsabilità tra autorità è chiara e il relativo coordinamento ha nel complesso funzionato” e che la Vigilanza di Banca d’Italia, “nel sollecitare le banche a presidiare i rischi legali e di reputazione, ha contribuito a determinare il rimborso della gran parte delle somme contestate o contestabili”.
IL CASO DIAMANTI SECONDO BANKITALIA
In ogni caso – ha ribadito – la Banca d’Italia “non ha dato alcuna autorizzazione implicita o esplicita” a broker e banche per la vendita di diamanti, attività che è stata poi sanzionata e bloccata dall’Agcm e su spinta della stessa Vigilanza. “Sulla base della legge vigente non abbiamo titolo” a dare delle autorizzazioni alle attività di vendita di diamanti che sono attività connesse non regolate dal Testo unico Bancario o quello finanziario e ha rilevato come “nel 2009 la Popolare Puglia-Basilicata ci ha posto un quesito sulla vendita di diamanti e noi abbiamo risposto: potete farlo ma nel caso dovete fare ’abcd’ e loro decisero che era meglio di no”. Le stesse risposte – ha aggiunto – vennero fornite nel 2011 alla società Dpi (poi sanzionata dall’Antitrust) mentre nel 2013 dopo un’ispezione a Banca Aletti “abbiamo trasmesso gli atti alla Magistratura”.
REPORT E DOSSIER
Signorini ha quindi rilevato come “la trasmissione Report del 2016 e poi gli esposti siano stati utili e ci siamo attivati anche con l’Agcm e coordinati portando poi alle sanzioni e ai rimborsi di gran parte dei clienti. Questa vicenda, in un Paese dove ci sono molti conflitti, penso sia da registrare come un caso positivo di coordinamento” ha concluso.