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Caro premier Conte, che cosa aspetta a cambiare marcia sulla manovra? I consigli di La Malfa

Sta emergendo un serio problema politico in seno alla maggioranza, perché non vi è accordo sugli investimenti e forse neppure sulla correzione della spesa corrente. Ma se fra le due componenti del governo non vi è un comune sentire, serve un chiarimento immediato prima che la paralisi politica aggravi la crisi. Il commento di Giorgio…

A ottobre, nel presentare la manovra economica, il governo ammise che essa violava gli accordi europei ma spiegò che si trattava di un complesso di misure capaci di fare ripartire l’economia italiana. Se fosse così, se cioè la politica italiana violasse le regole europee, ma fosse efficace nel fare ripartire reddito e occupazione, sarebbe legittimo non tener conto dell’Europa e dichiarare che l’Italia va avanti comunque.

Il vero problema per il governo è che non è così: l’economia non riparte; anzi si moltiplicano i segni di crisi. Di conseguenza diventa legittimo temere che anche il deficit possa schizzare oltre il 2,4%. Dunque il problema non è solo, anzi non è più, il fatto che l’Italia viola i limiti previsti dall’Europa, ma quello che praticamente nessuno crede che la politica del governo sia in grado di contrastare il rallentamento dell’economia e di tenere il deficit sotto controllo. Non lo crede la Commissione europea, non lo crede l’Ocse, non lo crede il Fondo Monetario, non lo crede l’Istat. Del resto, nessuno nel governo sostiene che l’Italia stia ripartendo.

Quindi nell’interesse dell’Italia bisogna cambiare immediatamente strada. Stamane uno dei ministri più autorevoli ha scritto esplicitamente che “la strada intrapresa è la sola possibile purché venga integrata dal rilancio degli investimenti pubblici”. Aumentare la spesa per investimenti mantenendo il bilancio sotto controllo vuol dire ridurre le spese correnti. Cioè riscrivere integralmente la manovra.

Ma è proprio su questo che sta emergendo il problema politico in seno alla maggioranza, perché non vi è accordo sugli investimenti e forse neppure sulla correzione della spesa corrente. Ma se fra le due componenti del governo non vi è un comune sentire, serve un chiarimento immediato prima che la paralisi politica aggravi la crisi. Conviene che qualcuno nei due partiti di maggioranza cominci a pensare che, come Macron è crollato dal 60 al 25 per cento di consensi in sei mesi, la stessa cosa può avvenire anche agli attuali protagonisti della vita italiana.

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